Muri e cantieri in mostra
Tale è l’interesse nei confronti dei cantieri del paesaggio (nel 2019 sono giunti alla quinta edizione) e del progetto dell’Ecomuseo delle Acque finalizzato alla conoscenza e alla valorizzazione dei muri in pietra a secco, che la mostra “Muri e cantieri. L’arte dei muri a secco nel Gemonese” diventa itinerante. Dopo l’allestimento di Palazzo Elti a Gemona, l’esposizione verrà ospitata dal Comune di Osoppo nelle sale dell’Ufficio IAT, in piazza Napoleone. La mostra sarà inaugurata sabato 1° febbraio alle 18.30 con bicchierata e degustazione di cjanorie (vitigno coltivato nella zona grazie al sostegno delle merlature dei muri), e resterà aperta fino all’8 marzo con il seguente orario: venerdì e sabato dalle 16 alle 19, domenica dalle 10 alle 15.
Protagonisti della mostra sono i muri in pietra del Gemonese, fotografati da Graziano Soravito. Vi vengono documentati i manufatti più rappresentativi, quelli che attestano una cultura secolare che ha fatto uso dalle risorse naturali locali e prodotto espressioni formali strettamente legate al contesto geografico di riferimento, come i muri merlati sul territorio di Osoppo. Le immagini riguardano anche i cantieri del paesaggio che permettono di tramandare un’arte antica – patrimonio immateriale dell’umanità – e di restituire al territorio una parte della sua storia.
I muri merlati si diffusero nella fascia pedemontana e collinare friulana tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’800, nel momento del passaggio dalla Repubblica Veneta all’Impero Asburgico, quando la cessione delle terre da parte dei nobili e la vendita di proprietà comunali ai privati determinarono la parcellizzazione fondiaria con la presenza di numerosi appezzamenti da confinare. I terreni coltivabili della piana di Osoppo finirono in mano a pochi possidenti, che vollero proteggerli erigendo recinzioni fornite di merlature. Questa tipologia di opere consentiva di risparmiare sul materiale rispetto alla costruzione del muro pieno e poteva svolgere varie funzioni, oltre a difendere la proprietà: evitava l’erosione e il dilavamento del terreno, riparava dal vento, sosteneva le viti. La campagna venne tutta suddivisa in poderi chiusi (“braide”), che limitarono l’orizzonte visivo e produssero un paesaggio nuovo e articolato. I muri erano costruiti con blocchi di conglomerato di cave locali e ciottoli di dolomia e arenaria provenienti dal Tagliamento.