Un friulano nel deserto più grande e arido del mondo
Un friulano è pronto ad attraversare il più vasto deserto di sabbia sulla Terra, il Quarto Vuoto, conosciuto in arabico come Rub’ al Khali, uno degli ultimi angoli sconosciuti del nostro pianeta, nella parte più meridionale della Penisola araba. Si tratta di un’impresa unica, mai prima d’ora tentata. Diversi celebri esploratori hanno attraversato piccole parti del deserto con cammelli o con fuoristrada, ma nessuno lo ha mai percorso, da solo, trasversalmente per 1200 chilometri. Ad intraprendere questa sfida impossibile è Max Calderan, esploratore friulano divenuto noto per i suoi 13 primati mondiali di traversate desertiche in solitaria e autosufficienza.
Da anni trapiantato a Dubai, Al Madhi, così si fa chiamare in arabo, è pronto a realizzare quello che da sempre è stato il suo sogno più grande: “Dall’età di sette anni, quando per la prima volta ha visto una fotografia del Quarto Vuoto, ha sognato di diventare la prima persona ad attraversare il deserto in tutta la sua lunghezza, dall’ovest all’est, a piedi. Da quel momento tutta la mia vita è diventata una preparazione per la realizzazione di questo sogno che sembra impossibile”.
La passione per l’avventura, quindi, è insita in lui fin da bambino: “Ho sempre sentito dentro di me una grande sete di scoperta, una voglia di avventurarmi in luoghi inesplorati. Sfogliando le enciclopedie fantasticavo, sognavo di poter un giorno vedere con i miei occhi questi mondi lontani. Fortunatamente, crescendo, non ho mai perso questa capacità di sognare, di voler fare qualcosa di incredibile. Il segreto delle mie imprese è forse questo”.
Il fisico assolutamente va allenato ad affrontare questo tipo di imprese, nessun aspetto viene lasciato al caso: “La corsa con lo zaino sulle spalle, nel caldo torrido, senza bere e senza mangiare, è diventata per me praticamente una quotidianità. L’allenamento vero però è un altro, quello mentale. Serve una grande preparazione, bisogna imparare a saper gestire ogni problema, ogni eventualità che ti si presenta di fronte, a non aver mai paura di quello che non conosci”.
Dune instabili, alte fino a 300 metri e accecanti tempeste di sabbia rendono la navigazione nel deserto quasi impossibile: “La difficoltà più grande è legata al meteo, il caldo torrido e la scarsità di pioggia lo caratterizzano come il clima più proibitivo della Terra, una tempesta di sabbia improvvisa, poi, ti può sommergere in tre minuti. Bisogna fare anche assolutamente attenzione alle sabbie mobili, se la sabbia cede c’è il rischio di crollare in caverne calcaree sotterranee venendo schiacciati. Ci si può imbattere poi in serpenti velenosi, ragni, scorpioni in animali, come la iena e il ghepardo del deserto”.
Un uomo solo contro la natura, con sé oltre a cibi liofilizzati e acqua e medicinali, Max porterà soltanto un satellitare: “Alla natura non gliene importa nulla della tua tecnologia, può divorarti in cinque minuti. Per questo motivo bisogna sempre essere umili, bisogna accettare che c’è qualcosa di più grande di un essere umano. Chiedere umilmente il permesso, prendere un bel respiro e inoltrarsi nel deserto”.
L’esplorazione ha anche un obiettivo scientifico molto importante: “Di questi 1200 chilometri, almeno 800 sono incontaminati. Persino gli uccelli migratori volano con centinaia di miglia di distanza dal deserto per evitarlo. Per questa ragione, in un’epoca dove praticamente ogni angolo della Terra è stato meticolosamente esplorato, questo deserto rimane un enigma. Il compito sarà anche quello di raccogliere materiale genetico, dna di piante e di escrementi di animali, andrò in cerca di nuove specie. Importante per lo studio del fenomeno della desertificazione, poi, sarà capire se c’è o meno una presenza di acqua. Ci sono indizi che suggeriscono che il Quarto Vuoto potrebbe nascondere misteriosamente delle fonti di acqua sia in superficie che sotto terra. Cercherò poi tracce dell’uomo, sperando di non trovare plastica arrivata li chissà da dove”.
Caldera andrà anche alla ricerca della città perduta di Re Aad, l’Atlantide delle sabbie: “La tradizione islamica afferma che il Quarto Vuoto contiene le rovine di una grande civiltà persa. Il sacro Corano cita una città chiamata Iram delle Colonne. Secondo la leggenda è stata distrutta da un enorme disastro naturale come punizione da parte di Allah ed è ancora oggi sepolta sotto la sabbia del deserto. Mi inoltrerò alla ricerca di queste antiche rovine”
L’obiettivo finale, però, non è non è quello di attraversare questo grande deserto: “Il mio obiettivo è di tornare a casa, a Udine, e riabbracciare la mia famiglia, mia moglie e i miei tre figli. In questo tipo di imprese esplorative sai che parti ma non sai se ritorni”.
L’impresa diventerà poi un documentario dal titolo “Into the lost desert”: “Una troupe dell’Empty Quarter Studios, una nota casa di produzione che ha base tra New York e Londra mi seguirà nel viaggio. Questo speciale documentario vuole non solo raccontare l’impresa ma anche sensibilizzare sul tema dell’incombente crisi climatica con la speranza che il Quarto Vuoto rimanga una rara anomalia geografica”.
da IL PAîS gente della nostra terra_Gennaio2020_ edizione cartacea https://ita.calameo.com/read/004769722ae504543615a