Ce fin àno fat i paîs furlans?
E’ vero, ce ne accorgiamo giorno dopo giorno sempre di più, il Friuli d’un tempo, quello più autentico, sta purtroppo scomparendo. Stritolati dalla globalizzazione, i nostri paesi rischiano ora di perdere anche quella che è la loro identità.
Sono molti i motivi di quello che pare essere a tutti gli effetti un autentico delitto: l’arrivo massivo della grande distribuzione, la crisi economica che ha messo in ginocchio le piccole attività paesane, la mancanza di politiche di tutela e di supporto a chi cerca di fare impresa in paese, le migrazioni dalle realtà rurali verso i centri urbani, il declino demografico.
La situazione in alcune zone è drammatica, basta fare quattro passi in paîs per rendersene conto: serrande abbassate, case disabitate, zone artigianali ormai vuote. Lo dicono i sindaci, difficile attirare nuovi investitori, rianimare alcuni centri ora fantasma. “Non le facciamo più, chiudiamo”, questa la voce di molti imprenditori che si sono visti costretti a chiudere le proprie attività per la concorrenza di troppi supermercati e centri commerciali ma anche e soprattutto il l’enorme burocrazia.
C’è la possibilità di salvare il patrimonio economico paesano o è ormai troppo tardi? Alla politica spetta la miracolosa risposta. Mancano le risorse per dei piani di sviluppo e di riqualificazione delle zone colpite da questo fenomeno, spesso però mancano anche delle idee davvero vincenti. Servirebbero delle politiche ad hoc per la tutela dei paesi, politiche che però vadano oltre quattro cartelli in friulano, progetti che possano stimolare gli investimenti e agevolare il lavoro altrimenti il paese rischia di morire per sempre. Va capita l’importanza dei negozi di vicinato, non solo come servizio ma anche come valore aggiunto. Puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità degli ipermercati, cercare di rimediare quindi alle sciagurate scelte fatte in passato, quando si diede il via libera alla costruzione senza senso dei grossi centri di distribuzione. Aiutare gli artigiani mettendogli a disposizione servizi e vantaggi. Altrove l’hanno capito ormai capito da tempo. Una cosa, sia ben chiaro, che non va discapito dell’altra ma che anzi rafforza in toto il sistema, rendendolo più sano e sostenibile.
La vera salvezza è la gente che ancora ci crede, quei friulani che, nonostante le difficoltà, hanno deciso di non arrendersi, di non lasciare la propria casa ma di costruirsi qui un’opportunità. Moltissimi sono, per esempio, i progetti legati al turismo slow, che mirano a far conoscere non soltanto in centri più importanti ma anche i paesi, valorizzando così il territorio e le sue eccellenze, culturali, artigianali ed enogastronomiche. Un modo questo per far rivivere vecchi casali, trasformati ora in agriturismi e in bed & breakfast, per ridare slancio all’economia di paese
Il paîs è molto più di quattro case e un paio di strade. E’ nei piccoli borghi che è custodita gelosamente la nostra tradizione più radicata, la nostra storia, il nostro essere vero e genuino. Non dobbiamo dimenticarci chi eravamo e da dove siamo venuti. Quelle che sembrano essere soltanto delle vecchie mura possono ancora oggi trasmetterci molto, raccontarci il nostro passato, le vicissitudini dei nostri avi e i cambiamenti che la storia ha imposto a questo territorio. Una storia che non va assolutamente cancellata, che non è soltanto un inutile corredo alla modernità, bensì strumento per affrontare le sfide che un futuro sempre più globalizzato ci metterà di fronte nei prossimi anni.
Il recupero dei paesi può rappresentare per tutti un’occasione, però bisogna crederci fortemente. E’ indispensabile avere maggiore cura ed attenzione anche della parte più rurale, e forse anche più vera, del nostro Friuli. Nella nostra regione non ci sono soltanto Trieste e Udine ma anche tanti piccoli ma inestimabili borghi e paesi, spesso dimenticati da chi governa, che vanno conservati e rivitalizzati. Solo così possiamo salvaguardare il Friuli e la nostra identità.
di Stefano Pontoni
da IL PAíS gente della nostra terra edizione cartacea febbraio 2020
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