Nessun rischio sanitario dal cibo made in Fvg
L’ipotesi di richiedere una certificazione virus-free per il commercio estero di prodotti agroalimentari è privo di ogni fondamento scientifico
Appare frutto di isteria collettiva l’ipotesi fatta dalla Grecia di richiedere una certificazione virus-free per l’ingresso nel suo territorio del formaggio italiano Grana Padano. Un concetto che se dovesse replicarsi metterebbe un ostacolo a numerosi prodotti agroalimentari.
L’agenzia di cluster Agrifood Fvg mette in evidenza come certe precauzioni siano completamente prive di fondamento scientifico. Non solo non c’è alcuna evidenza di trasmissione del Coronavirus attraverso il cibo, ma i controlli delle filiere agroalimentari italiane sono pensati per contaminazioni da agenti patogeni ben più gravi e pericolosi.
Un’importante autorità in materia quale l’Istituto federale tedesco per la valutazione dei rischi (BfR) ha confermato che al momento non ci sono casi che hanno dimostrato che gli esseri umani siano stati infettati da un’altra via. Ciò include attraverso il consumo di prodotti alimentari contaminati.
L’istituto ha inoltre sottolineato che non sono stati riferiti al cibo nessun rapporto noto per altri casi di Coronavirus. La trasmissione attraverso superfici che sono state recentemente contaminate dal virus è tuttavia possibile attraverso “infezioni da gocce di bava”. Tuttavia, questo è solo probabile che si verifichi nel corso di un breve periodo dopo la contaminazione, a causa della relativamente bassa stabilità del coronavirus nell’ambiente.
I tecnici ci dicono che i sistemi normalmente in uso nella manipolazione degli alimenti sono pensati per ridurre questo tipo di problemi al minimo già da prima di questa crisi.
Quindi, qualsiasi barriera o filtro legato al Coronavirus che venga adottato per l’ingresso nel proprio Paese di prodotti made in Italy è ingiustificato.