Udine alle prese con l’emergenza migranti
A Udine, dopo che sono stati riscontrati tre positivi al covid-19 tra i migranti ospiti della ex caserma Cavarzerani, è scattato l’allarme, con il Comune chiamato in prima persona ad intervenire per far sì che l’emergenza migratoria non si trasformasse in una ben più grave emergenza sanitaria. Il sindaco del capoluogo friulano, Pietro Fontanini, ha così firmato un’ordinanza per “tutelare la salute dei cittadini”, la quale prevede la messa in quarantena della struttura per quattordici giorni.
Nei giorni scorsi è’ stata trovata un’ altra persona contagiata all’interno della struttura che ospita i migranti. Ieri, lunedì 3 agosto, il sindaco di Udine Pietro Fontanini ha firmato l’ordinanza che prolunga al 15 Agosto il divieto di entrata e di uscita ai migranti dalla ex caserma Cavarzerani, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del Covid-19, ordinando il prolungamento della quarantena. Nella mattinata, sempre di ieri, sono iniziate le proteste degli ospitanti, circa 500 migranti, creando momenti di tensione dando fuoco a diversi materiali, seguiti da urla e cori.
LA ROTTA BALCANICA
Lampedusa, i barconi, gli scafisti, Salvini e le ong. Per la maggior parte della politica e dell’opinione pubblica l’emergenza migranti è racchiusa tutta lì nel Mediterraneo. Non è così, questo delicato problema non coinvolge soltanto gli arrivi via mare, i migranti non sono soltanto quelli che giungono dalle coste del nord Africa. C’è una migrazione altrettanto criminale, silenziosa ma ancor più preoccupante, che passa via terra attraverso la rotta balcanica e raggiunge la nostra regione. I numeri sono gli stessi se non superiori a quelli che si registrano al sud. Eppure questo flusso costante, che nella piena indifferenza del Governo sta portando in queste settimane centinaia di persone nel nostro territorio, sembra non interessare a nessuno. Non fa notizia. Del Friuli Venezia Giulia, meta finale per tanti disperati, i giornali nazionali non ne parlano. I politici qui non vengono a fare passerelle. Anche il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha fatto spallucce dicendo che no, non c’è nessuna emergenza rotta balcanica e che grazie ai buoni rapporti – quali non si sa – con la vicina Slovenia tutto verrà mantenuto sotto controllo. L’Europa si gira ancora una volta dall’altra parte, scaricando il barile ad un’Italia sempre più debole. Il grido d’aiuto delle istituzioni locali non può che rimanere allora inascoltato. Sindaci e prefetti lasciati soli ad affrontare un problema davvero troppo grande.
Questa volta la preoccupazione è anche maggiore perché non si tratta di gestire centinaia di nuovi arrivi, questa volta non è una questione soltanto di accoglienza. La paura è un’altra ed è legata a quel tremendo virus che già una volta ci ha messi in ginocchio. Sì, perché il rischio che l’emergenza migratoria si trasformi presto in un’emergenza sanitaria è concreto. Il Friuli, terra che il covid19 l’ha saputo gestire al meglio (non è un’opinione, lo dicono i numeri), si ritrova di fronte ad una nuova minaccia esterna, sconosciuta ed incontrollabile.
I migranti, transitando ammassati su furgoni e camion da paesi dove ancora il covid19 dilaga indisturbato come la Serbia, la Croazia e la Macedonia, possono essere potenziali portatori del virus. Non essendoci tamponi né i test sierologici non lo possiamo sapere. Nella maggior parte dei casi, infatti, si scopre se sono positivi o meno soltanto quando vengono rintracciati dalle forze dell’ordine e condotti in una struttura. A quel punto, vengono sottoposti ai controlli, non prima. Troppo tardi, è chiaro. Da dove sono venuti, chi li ha portati, chi hanno incontrato nel loro cammino resta quasi sempre un mistero. Nell’era della autocertificazioni, delle multe salate, dei protocolli e del distanziamento, quando a noi viene chiesto di rispettare alla lettera le norme, e ci mancherebbe che non fosse così, c’è qualcuno che circola senza controllo alcuno.
La Regione, attraverso il presidente Fedriga, ha chiesto al Governo protocolli più rigorosi a tutela della salute su questa frontiera dimenticata. Solo così si può, infatti, accertare la positività dei soggetti e mantenere la situazione sotto controllo. Il Governo, però, da quell’orecchio non ci sente. Ne fa una battaglia politica, ideologica. Da un lato l’accogliente sinistra giallorossa, dall’altro la Lega, razzista e xenofoba. Si tira in ballo il razzismo che però in questo caso non c’entra niente. Chiedere maggiori non vuol dire essere tutti dei razzisti, si tratta di voler garantire la salute di tutti. Finché non si capirà che la migrazione non è un problema politico, che non è una questione di destra e di sinistra,.
La rotta balcanica si è riaccesa e gli arrivi di migranti in Friuli Venezia Giulia sono in costante aumento. Pakistani, afgani e bengalesi, a partire dallo scorso maggio, hanno ricominciato ad arrivare in massa nella nostra regione. Un flusso cresciuto esponenzialmente soprattutto nelle ultime settimane e ad oggi impossibile da arrestare.
A TU PER TU CON L’ASSESSORE ALLA SICUREZZA DEL COMUNE DI UDINE ALESSANDRO CIANI
“Abbiamo ritenuto che fosse necessario prendere urgentemente dei provvedimenti” – spiega l’Assessore alla sicurezza del Comune di Udine Alessandro Ciani – “Quello sanitario in questo momento è l’aspetto principale. In un momento nel quale la nostra città sta provando a ripartire dopo i durissimi mesi del lockdown non possiamo permetterci nuovi contagi. Con la Regione, la Prefettura, la Protezione Civile e l’azienda sanitaria abbiamo concordato un’ordinanza restrittiva che impone il divieto di ingresso ed uscita dalla caserma”.
La gestione è mirata a contenere il contagio e ad evitare che migranti potenzialmente infetti possano circolare sul territorio: “I migranti che passano attraverso le operazioni di triage vengono sottoposti a tampone nell’ambito delle misure preventive contro la diffusione del covid 19. Vengono poi interrogati e fotosegnalati da parte del personale delle forze dell’ordine e successivamente sottoposti al periodo di quarantena preventiva. Si tratta di un grande lavoro, che riteniamo assolutamente indispensabile per garantire la sicurezza della salute della cittadinanza”.
Se a livello locale la collaborazione è massima, secondo Ciani, quello che ad oggi manca è l’impegno del Governo: “La nostra Regione, e in particolar modo la città di Udine, è abbandonata a sé stessa nella gestione dei flussi migratori provenienti dalla rotta balcanica. Il Ministro dell’Interno Lamorgese è più impegnata a modificare i decreti Salvini che a tutelare la sicurezza delle persone. In questo momento così delicato sarebbe strettamente necessario un maggiore controllo dei confini. Noi non possiamo fare nulla in quel senso, spetta al Governo imporre dei controlli più pressanti nelle arie confinarie. Se queste persone venissero bloccate sul confine si potrebbe procedere con i respingimenti, se invece vengono trovate all’interno del territorio regionale invece il respingimento non è più possibile. Il nostro impegno è oggi quello di alzare ulteriormente la voce per avere una risposta alla lettera inviata dal Sindaco in questi giorni nella quale si chiedeva un presidio costante del territorio. Chiediamo a tutti i cittadini di esserci vicini in questa battaglia che non riguarda l’appartenenza politica ma la salute di tutti noi”.
Quello dei migranti è un problema che si protrae da anni: “L’anno scorso c’era stata una notevole diminuzione del numero delle presenze in città. Nelle ultime settimane, purtroppo, la situazione si è aggravata. Stiamo facendo il massimo per contenere il problema. La gestione di Udine è estremamente virtuosa. Ci aspettiamo però un aiuto dal Governo centrale che, ripeto, ad oggi purtroppo non registriamo”.
Altro delicato problema è quello legato a Borgo Stazione: “Con la chiusura della caserma Cavarzerani la situazione è nettamente migliorata. In questi anni il nostro impegno è stato forte, abbiamo messo in campo diverse misure per cercare di mettere in sicurezza la zona. Notevole è stato aumento della presenza delle forze dell’ordine e della Polizia Locale nel controllo della zona.
Nel parco Martiri delle Foibe abbiamo, dopo aver rifatto l’illuminazione e installato le telecamere di sorveglianza, non registriamo più episodi di degrado. Ora stiamo lavorando ad un piano di riqualificazione che comprenda intera zona. E’ in cantiere il rifacimento dell’area antistante alla stazione ferroviaria, stiamo, poi, accompagnando un investimento di alcuni imprenditori privati su due importanti immobili. Nei prossimi mesi verrà rifatta anche l’illuminazione di via Roma, amplieremo inoltre il sistema di sorveglianza raddoppiando il numero di telecamere presenti in città. Tutte queste misure aiuteranno a prevenire i reati”.
Nonostante alcuni problemi, Udine, sottolinea l’assessore, non è una città in preda al degrado: “Sono assolutamente ottimista sul futuro della nostra città. Voglio mandare un messaggio positivo ai cittadini, Udine non è affatto una città trascurata come qualcuno vuole far credere. Se siamo tutti uniti i risultati arriveranno. La battaglia politica non dovrebbe esistere quando si parla di affrontare delle situazioni così delicate, chiediamo a tutti i cittadini di esserci vicini in questa battaglia che non riguarda l’appartenenza politica ma la salute di tutti noi”
Intervista concessa per l’edizione cartacea del magazine IL PAîS gente della nostra terra luglio 2020
Foto credit PiEsse