Il Friuli si fa Mondo
Abbiamo incontrato il presidente dell’Ente Friuli nel Mondo Loris Basso
L’Ente Friuli nel Mondo promuove in piena autonomia i collegamenti con i Friulani residenti in Italia e nel mondo. Con i suoi circa 150 sodalizi attivi e con oltre 20.000 soci di ogni età affiliati in ogni continente, l’organizzazione svolge un’azione di sostegno morale, culturale e materiale, stabilendo ogni utile forma di collaborazione anche con le istituzioni internazionali e le autorità diplomatiche italiane al fine di mantenere e promuovere l’identità culturale friulana, il dialogo interculturale, la solidarietà fra le generazioni, la formazione professionale, la mobilità del lavoro, lo sviluppo dell’imprenditoria, il partenariato internazionale. Per fare un punto sull’associazione abbiamo incontrato il presidente Loris Basso.
L’Ente Friuli nel Mondo svolge da sempre un ruolo importante nella valorizzazione e nella conservazione dell’identità friulana nel mondo. Come presidente quale obiettivo si è dato? “Sulla linea dell’attività svolta dai miei predecessori continuerò a seguire diversi obiettivi, mirando in primo luogo a non disperdere la memoria e l’identità, dando linfa ad ogni genere di relazione con gli emigrati di più vecchia generazione sparsi in tutti i cinque continenti, mantenendo vivo il senso di comunità e di aiuto reciproco. Nello stesso tempo rivolgendo l’attenzione alle giovani generazioni di discendenti nati e residenti all’estero, attraverso attività specifiche volte non solo a valorizzarli nella terra d’adozione, ma anche a fare conoscere loro la terra d’origine, la sua marilenghe, le sue peculiarità ed eccellenze.Credo che pensare all’Ente Friuli nel Mondo non debba significare soltanto richiamare i valori della friulanità in chiave sociale e culturale, ma anche prospettare un grande disegno di internazionalizzazione del Friuli e del sistema regionale, attraverso la valorizzazione delle enormi competenze e potenzialità scientifiche, politiche ed economiche delle comunità friulane in tutti i continenti. Per altro la vicinanza e la forza dimostrate dagli emigranti a beneficio della terra friulana è sempre emersa, esaltandosi e senza nulla chiedere in cambio, nelle difficoltà. Sono certo che la nostra rete di contatti e relazioni potrà essere determinante anche nel momento della rinascita e della ripartenza economica post Covid, fungendo da catalizzatore e moltiplicatore degli “interessi” della Regione Fvg. Questa sarà la mia sfida”.
In un momento di così grande difficoltà come quello che stiamo attraversando quanto è importante cercare di mantenere i legami con le comunità friulane sparse in tutto il mondo? “Dobbiamo prendere atto che c’è “un Friuli fuori dal Friuli”, lo testimoniano i numeri dell’ emigrazione storica ma anche i più recenti trasferimenti fortemente d’attualità in questi ultimi anni. L’energia, l’entusiasmo, le competenze, ma anche solidarietà, come dimostrato in passato, vedi le rimesse degli emigrati durante il terremoto ’76 e non ultima la “Tempesta Viai”, sono tutte risorse a disposizione del nostro territorio. La comune identità se colta, potrebbe essere ovunque leva e volano per un reciproco sviluppo. I friulani in Italia e all’estero organizzati intorno al nostro Ente, di fatto rappresentano e si propongono come un vero e proprio strumento al servizio e a disposizione del sistema regione, un veicolo alimentato dell’attaccamento per le proprie origini. Testimonianza sono le numerose donazioni di mascherine all’OPI, ai vari ospedali regionali o alle diverse comunità , localidai fogolar di Shanghai e di Hong Kong. Così pure dal neo costituito Fogolar di Monaco di Baviera. Inoltre e di questo ne vado orgoglioso, la regione ci ha assegnato il compito, come capofila delle associazioni dei corregionali all’estero, di seguire un progetto finalizzato a fornire un aiuto concreto finalizzato all’approvigionamento sul mercato orientale di dispositivi di protezione e di misuratori di temperatura a distanza da destinare al modo associativo e scolastico”.
Come si riesce a non disperdere questi contatti, a non recidere queste radici con il Friuli anche con le terze e quarte generazioni, che della nostra terra ne hanno sentito parlare soltanto dai nonni? “In prima battuta estenderei un doveroso ringraziamento ai soci istituzionali dell’Ente, in primis la Fondazione Friuli ed il Comune di Udine, che continuano a supportare l’Ente condividendone la mission e sostenendone l’attività, permettendoci così di rinnovare di anno in anno il nostro approccio operativo al servizio dei nostri soci. L’attività si alimenta giornalmente grazie alla passione e all’abnegazione e soprattutto ad un ascolto selettivo rispetto alle esigenze dei giovani che differiscono nettamente da quelle più nostalgiche di genitori, nonni e familiari. Abbiamo dato così un forte impulso al “dialogo digitale” cercando di utilizzare al massimo le nuove tecnologie. A tal proposito segnalo il primo incontro online dei giovani friulani nel mondo denominato “Furtas di fur” promosso dalla Sociedad Friulana di Buenos Aires. Oltre 200 under 35 si sono scambiati esperienze ed opportunità durante un intero pomeriggio. Oppure la seconda edizione del Laboratorio di Tradizione Friulane con Avellaneda de Santa Fe , che ci ha consentito di tenere collegati per due settimane, attraverso videolezione quotidiane da Udine, a cura della maestra Daria Miani, bambini dai 4 ai 13 anni. Ogni giorno si sommavano decine di adesioni. Il tutto molto coinvolgente”.
L’emergenza sanitaria ha messo a dura molti paesi, come il Brasile, gli Usa, l’Argentina, nei quali è grande la presenza friulana. Quali azioni di sostegno avete intrapreso? “Di fatto nessuna azione materiale anche perché, giocoforza, siamo stati costretti ad annullare tutte le operazioni già in programma; tra l’altro le sedi di proprietà dei nostri Fogolârs sono chiuse da marzo in tutto il mondo. Desidero sottolineare in particolare la situazione in cui versa l’Argentina, in lockdown da metà marzo… In questo scenario fa eccezione l’implementazione del progetto umanitario in Venezuela che, fra difficoltà operative e logistiche di ogni tipo, stiamo realizzando su diretto mandato dell’amministrazione regionale: finora hanno beneficiato quasi un centinaio di corregionali residenti nel Paese attraverso l’invio di medicinali, presidi sanitari, generi di prima necessità e la copertura di interventi ospedalieri nei casi più estremi”.
Ogni anno sono moltissimi i giovani che lasciano il Fvg in cerca di una nuova vita all’estero. Cosa ne pensa di queste nuove storie di migrazione che ricordano molto quelle storicamente più massicce dello scorso secolo? “L’attuale migrazione, lo scorso anno si è trattato di quasi 3.000 giovani che si sono recati all’estero per lavoro, è completamente diversa da quella antecedente i due conflitti mondiali. E’ frutto della possibilità di una maggiore mobilità dovuta anche a minori costi ed alle opportunità scolastiche o di lavoro che hanno oggi i nostri giovani, della loro capacità lingustica, della possibilità di mantenrsi in costante collegamento con le loro famiglie e le loro comunità. Si parla pertanto più che di emigrazione, di mobilità professionale, con anche storie di successo. Non solo neolaureati, ma anche molti alla ricerca di miglior fortuna senza un titolo di studio e la padronanza di una lingua straniera. Presso i locali Fogolars trovano ancora un punto di riferimento, di consulenza e supporto. L’attuale pandemia ha ora stravolto questo scenario variegato che si intreccia strettamente fra le maglie dell’attualità poltica-economica. Molti emigrati sono stati costretti a fare ritorno in regione, compromettendo difatto la precarietà della posizione lavorativa conquistata”.
Quali progetti ed iniziative ha l’Ente per i prossimi anni? “Intendiamo continuare a pubblicare la storica testata d’emigrazione Friuli nel Mondo, che dal dicembre del 1952 continua a raggiungere ininterrottamente le residenze di migliaia di lettori in Italia e nel Mondo; un autentico cordone ombelicale con i primi emigrati friulani. Naturalmente resteranno prioritari i progetti dedicati alle giovani generazioni di discendenti friulani all’estero, le iniziative storiche quali il progetto Studiare in Friuli in collaborazione con il Convitto Nazionale Paolo Diacono di Cividale giunto nel 2020 alla 20esima edizione; il Corso di perfezionamento Valori Identitari ed Imprenditorialità in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine e ilCorso di introduzione all’arte del Mosaico con la Scuola Mosaicisti del Friuli di Spilimbergo. Non posso inoltre dimenticare il Friuli Sumer Camp a Udine, i corsi intensivi di mosaico in Sud America e il Laboratorio di tradizioni friulane in Argentina. L’Ente Friuli nel Mondo vuole continuare a proporsi, oggi e nel futuro, come uno strumento di proiezione internazionale della Regione Friuli Venezia Giulia e un imprescindibile partner operativo nella ideazione, implementazione e realizzazione di progetti ed iniziative”.
Pubblicato su Il Paîs gente della nostra terra di agosto 2020