Il cordoglio di Confindustria Udine per la scomparsa del cavaliere del lavoro Marco Fantoni
“Ha fatto la storia del Friuli industriale. Con lui viene a mancare un altro rappresentante di quella generazione di imprenditori che, con grande sacrificio e altruismo, ha fatto grande il nostro territorio contribuendo alla sua rinascita post terremoto e alla sua indiscussa affermazione sui mercati mondiali. Partito da un’azienda artigianale familiare Marco Fantoni è riuscito a creare un complesso industriale di rilevanza internazionale, leader nella produzione di mobili per ufficio, pannelli truciolari e MDF”.
Così Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine, ricorda il cavaliere del lavoro Marco Fantoni. Nato a Gemona nel 1930, Fantoni è stato l’anima della Fantoni Spa.
Tanti i meritati riconoscimenti avuti nel corso della sua vita, a cominciare dal conferimento della nomina di cavaliere del Lavoro avvenuta il 2 giugno del 1984. Nel 1998 l’ADI, Associazione per il Design Industriale, aveva assegnato a Marco Fantoni il “Compasso d’Oro alla Carriera” e nel gennaio 2002 l’Università di Udine gli aveva assegnato la laurea honoris causa in ingegneria gestionale in compagnia di due altri pilastri dell’industria friulana purtroppo scomparsi: Andrea Pittini e Rino Snaidero.
“Marco Fantoni, imprenditore elegante, dall’aplomb impeccabile, rigoroso e concreto, cultore dell’understatement e sensibile al richiamo dell’arte, dimostrava – aggiunge Mareschi Danieli – un’ostinazione tutta friulana nell’inseguire i suoi obiettivi. Illuminate intuizioni, doti strategiche e capacità di ‘fare’ hanno caratterizzato la sua azione. Qualità temprate anche dall’emergenza post terremoto da cui Fantoni trasse ulteriore slancio per intraprendere e sposare con convinzione la strada dell’innovazione e della sostenibilità ambientale”.
Il Cavaliere del Lavoro Marco Fantoni era anche un convinto assertore dell’impegno associativo, perseguito in seguito, con l’ereditato, familiare rigore, dai figli Giovanni (presidente di Confindustria Udine, dal 2003 al 2007) e Paolo (attuale presidente di Assopannelli e della European Panel Association).
Fantoni aveva poi una vera e propria passione per l’architettura. Non tutti sanno che si era iscritto al Liceo Artistico di Venezia, che frequentò per qualche tempo. Poi le cose presero una china diversa, visto che fu chiamato a guidare l’azienda, non ancora ventenne, alla morte del padre Giovanni nel 1948. “Furono gli anni – ricordò in una sua intervista concessa a Realtà Industriale nel 2000 a Piero fortuna – dalle prime commesse su larga scala, tra le quali alcune forniture per enti pubblici e l’amministrazione statale, che esigono evoluzione tecnologica”. All’inizio degli Anni ’60 i dipendenti erano un’ottantina, l’azienda si era ingrandita, necessitava di spazi per sognare. Ecco allora la soluzione del nuovo complesso industriale di Rivoli di Osoppo cui vi misero mano architetti di fama chiarissima, come Gino valle e Mario Roggi. Il vento in poppa si fermò però d’improvviso con il terremoto: danni accertati per 11 miliardi di vecchie lire, un punto interrogativo sul futuro dell’azienda e dei suoi 300 dipendenti di allora. Fantoni attinse all’orgoglio: “Nessuno – sottolineò – fu posto in cassa integrazione. L’azienda mise a disposizione il terreno per le roulottes e i containers affinché i dipendenti non si allontanassero dal Friuli”. E un mese dopo, piangendo di felicità, ecco i primi mobili. In agosto le produzioni erano state ripristinate, un anno dopo, nel settembre del 1977 lo stabilimento era stato ricostruito. “Ci eravamo ribellati alla natura e lo abbiamo dimostrato anche successivamente costruendo il nuovo complesso industriale ad Avellino”. Unica vanità concessa (così lui la chiamò): la presenza ad Osoppo del senatore Andreotti, allora presidente del Consiglio, quando dalle ripristinate linee uscì il primo mobile.