Portati in salvo i due alpinisti bloccati sul Monte Zermula
Pubblicato il 23 Agosto 2021
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E’ stata un’operazione impegnativa di recupero quella compiuta stamattina dai tecnici del Soccorso Alpino con la fondamentale collaborazione dell’elicottero e dell’equipaggio di bordo dell’Esercito Italiano, un’operazione che ha visto impiegati tra ieri sera e oggi una decina di soccorritori del Soccorso Alpino e Speleologico FVG, i soccorritori della Guardia di Finanza e i Vigili del Fuoco, anch’essi giunti sul posto a Passo Cason di Lanza da ieri sera e poi l’elicottero della Protezione Civile e l’ambulanza del 118, giunti al passo questa mattina.
L’operazione di soccorso vera e propria ha potuto aver luogo tra le 8.45 e le 9.15 in un momento di visibilità discreta che ha permesso l’ennesima ricognizione aerea in elicottero.
La parete sulla quale si trovavano S. (nome) T. (cognome) del 1969 di Milano e A. W. del 1966 anche lei di Milano, marito e moglie, era molto bagnata e scivolosa, oltreché cosparsa, a tratti, di sfasciumi pietrosi ed erba. Nello spazio di venti minuti uno dei due soccorritori imbarcati sul velivolo modello UH90 appartenente al V Aves Rigel decollato alle 4 del mattino da Casarsa della Delizia, un tecnico specializzato di elisoccorso, è stato calato con il verricello una quindicina di metri sotto gli alpinisti: “Era l’unica possibilità in quel momento – riferisce il Tecnico di Elisoccorso – perché il flusso di aria incanalato nel colatoio in cui i due si trovavano creava degli spostamenti importanti, infatti abbiamo dovuto fare più tentativi prima che io riuscissi a sbarcare su uno spuntone di roccia. Il verricellista e il pilota, bravissimi, hanno dovuto impegnarsi molto per calarmi in posizione: bastavano due metri di spostamento ed ero nel vuoto. Il tratto nel quale mi sono sganciato una volta in posizione era oltretutto molto verticale, l’ho risalito arrampicando su tratti anche di IV grado; la roccia era molto fredda per le mani dato che la temperatura era di 9 gradi.” Il tecnico è arrivato presso la cordata e si è ancorato alla parete. Il primo recupero è stato ugualmente poco semplice per gli stessi problemi di spostamento d’aria, a causa dei quali era difficile per il soccorritore riprendere il gancio in mano. Il secondo recupero è avvenuto pochi minuti dopo: il tecnico è stato questa volta calato qualche metro sopra il marito, più vicino a lui, ed è sceso disarrampicando fino alla sosta. Lo ha agganciato prontamente ed è anche riuscito a recuperare i loro zaini per imbarcarlo. I due coniugi sono stati portati a valle a Casera Cason di Lanza leggermente ipotermici e qui sono stati monitorati nei parametri vitali dal personale dell’ambulanza.
Fortunatamente i due erano attrezzati bene sia come abbigliamento tecnico, sia dotati di un provvidenziale telo termico che li ha tenuti caldi.
Le cause del ritardo in parete.
La cordata ha raccontato ai soccorritori di aver iniziato la discesa dalla cima del Monte Zermula, dopo aver scalato la “via di destra”, verso le 16, quindi un po’ tardi considerate le previsioni di temporali in arrivo ma, al di là di questo, i due hanno commesso un erroredi valutazione nell’individuazion e del sentiero di rientro. Invece di prendere la traccia della via normale alla vetta, che scende verso sud, si sono diretti dalla parte opposta seguendo il filo di cresta andando verso il versante nord finché, seguendo un’altra traccia non hanno iniziato a scendere, proseguendo poi con calate in corda doppia lungo canali, ghiaioni e salti di roccia finché la corda non è rimasta bloccata in una calata. Hanno tentato invano di chiamare i soccorsi, ma il telefono non riusciva ad agganciare la rete. Sono riusciti però a far partire un messaggino diretto al fratello di lui (dicendo che stavano bene e di chiamare i soccorsi) che da Milano ha chiamato i soccorsi. Inoltre hanno continuamente cercato di lanciare dei segnali luminosi con le torce frontali, segnali che sono stati intercettati dai gestori della Casera Cason di Lanza consentendo di individuarli.
Come riportato ieri sera l’allarme in stazione è arrivato dalla Sores alle 20.30 facendo scattare l’intervento. Purtroppo l’evoluzione meteorologica ha ricacciato indietro i tentativi fatti ieri sera dalle squadre giunte al passo verso la cima del monte: troppa pioggia e troppo pericolo per i fulmini e troppa scarsa visibilità per consentire di individuare nuovamente le loro luci in parete. I due arrampicatori hanno poi raccontato ai soccorritori che i tuoni scuotevano il terreno: fortunatamente erano riusciti a ripararsi all’interno di una rientranza nella quale il grande flusso di pioggia arrivava soltanto in parte su di loro.
Tutti i soccorritori sono rimasti al passo tutta la notte e i Vigili del Fuoco hanno portato in dotazione anche il grande faro nel tentativo di illuminare la parete, ma data la scarsa visibilità anche questo non poteva essere abbastanza efficace.
Questa mattina è arrivato alle 8 anche l’elicottero della Protezione Civile che ha effettuato delle ricognizioni nel momento di scarsa visibilità. La scelta di impiegare poi per il recupero l’elicottero dell’Esercito Italiano è legata al fatto che tale apparecchio è dotato di verricello, a differenza del B-3 della Protezione Civile. Tra Soccorso Alpio ed Esercito italiano esistenza collaborazi one storica fin dai primi anni di esistenza del Soccorso Alpino stesso. Esiste inoltre un rinnovato accordo di attività congiunta suggellato formalmente nel marzo 2021. L’elicottero UH90 è inoltre l’unico velivolo abilitato al volo notturno ed è per questo motivo che è stato attivato fin dalle 4 del mattino nel tentativo di effettuare quanto prima il recupero in parete.