Pordenone, sgominato gruppo specializzato in furti seriali all’H&M: 5 arresti
Dediti in via continuativa al furto di capi d’abbigliamento tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Marche
Nel pomeriggio dello scorso giovedì 16 dicembre gli agenti della Polizia di Stato della Questura di Pordenone hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo d’indiziato disposto dalla Procura di Pordenone, nei confronti di cinque cittadini stranieri, tre uomini e due donne, tutti di origine albanese, dediti in via continuativa al furto di capi d’abbigliamento presso i punti vendita “H&M Hennes & Mauritz ” in tutto il territorio nazionale.
Le indagini della Squadra Mobile della Questura di Pordenone sono iniziate lo scorso mese di settembre in seguito alla denuncia presentata dall’avvocato della predetta società il quale aveva lamentato il verificarsi, durante l’orario di apertura del centro commerciale, di una serie di furti di capi d’abbigliamento presso il punto vendita di Gran Fiume (PN).
La Procura della Repubblica di Pordenone avviava così un’articolata attività d’ indagine, svoltasi per il tramite d’intercettazioni telefoniche ed analisi del traffico di cella, che consentiva di appurare l’esistenza di un vero e proprio sodalizio criminale composto da almeno cinque cittadini di origine albanese, tutti dediti al c.d. “trasfertismo delittuoso” , i quali una volta raggiunto il territorio italiano vi permanevano per circa dieci giorni, durante i quali, muovendosi a bordo di autovetture prese a noleggio, raggiungevano i vari punti vendita H&M del territorio nazionale ed asportavano numerosi capi di abbigliamento, dal valore di migliaia di euro, occultandoli all’interno di carrelli della spesa appositamente muniti di dispositivi antitaccheggio. Terminate le loro trasferte i componenti del gruppo facevano quindi rientro nel loro paese d’origine.
L’indagine ha permesso di individuare il coinvolgimento dei soggetti fermati in almeno quattordici furti commessi in danno dei punti di vendita H&M del Friuli Venezia Giulia e del Veneto tra il settembre e dicembre del corrente anno. La tecnica utilizzata dagli indagati è risultata essere sempre la stessa: le due donne facevano ingresso all’interno del negozi e dopo aver sfilato i capi d’abbigliamento delle grucce li occultavano tra gli scaffali; quindi i due uomini entravano all’interno del negozio e nascondevano i capi all’interno di carrelli della spesa debitamente muniti con appositi dispositivi antitaccheggio. Il quinto componente permaneva all’esterno allo scopo di allertare i complici dell’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. I furti si consumavano nel giro di un’ora; terminata l’azione delittuosa gli indagati si allontanavano a bordo delle auto a noleggio dirigendosi verso altri centri commerciali. Si è appurato come il gruppo, denotando elevata mobilità, riusciva a colpire anche più centri commerciali diversi nel corso della stessa giornata.
Sono in corso ulteriori accertamenti al fine di individuare il coinvolgimento dei fermati in analoghi episodi delittuosi commessi in altre zone dell’Italia centro settentrionale nonché individuare i canali della ricettazione della merce verosimilmente destinati all’estero.
I provvedimenti di fermo venivano eseguiti nel pomeriggio di giovedì quando il gruppo veniva intercettato dai poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Pordenone presso il centro Commerciale l’Adriatico 2 di Portogruaro quando i tre uomini del gruppo venivano sorpresi all’interno del punto vendita “H&M” e stante la flagranza di reato tratti in arresto per il reato di rapina impropria. Unitamente ai tre venivano tratte in arresto in flagranza anche due donne facenti sempre parte del medesimo gruppo che venivano sorprese insieme ai tre fermati all’interno del negozio.
Le successive perquisizioni consentivano di rinvenire oltre 350 capi d’abbigliamento, di varie taglie e misure, tutti aventi ancora la targhetta H&M per un valore di oltre 8.000,00 euro provento dei furti effettuati dal gruppo nei giorni precedenti.
Al termine delle formalità di rito gli arrestati venivano associati presso le case circondariali di Padova, Verona e Venezia a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Gli arresti e i fermi sono stati convalidatati dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Pordenone.