Legge di bilancio 2022: una manovra che tiene ancora in poca considerazione le esigenze delle imprese
Convegno di Confindustria Udine, Ordine commercialisti ed esperti contabili e Associazione tributaristi sulle novità della Legge nazionale di bilancio
Anna Mareschi Danieli: “Non siamo soddisfatti, ma restiamo ottimisti, in attesa di imboccare un più ampio cammino di riforme e crescita”
“La prima Legge di bilancio nata sotto il cappello del Pnrr avrebbe dovuto costituire un mattone fondativo per la crescita del Paese, ma anche questa volta ha guardato al breve periodo e agli interessi della politica. Nonostante ciò, restiamo ottimisti, nella speranza che questa manovra sia solo un primo passo nella direzione di un più ampio cammino di crescita del Paese, che tenga in maggiore considerazione le esigenze delle imprese, perché la crescita del Paese non può che passare per la crescita del sistema imprenditoriale”.
Così la vicepresidente di Confindustria Udine Anna Mareschi Danieli sulla Legge nazionale di bilancio 2022, oggetto, assieme alle altre novità fiscali, di un webinar promosso, questo pomeriggio a palazzo Torriani, dagli Industriali friulani in collaborazione con l’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili della provincia di Udine e con l’Associazione nazionale tributaristi italiani.
Per Mareschi Danieli, che ha aperto il convegno ricordando il commercialista Roberto Lunelli ad un anno dalla sua scomparsa, “questa manovra non può essere definita soddisfacente, ma va considerata come una fase di transizione attraverso l’apertura di nuove prospettive che il nostro governo, in sinergia con le opportunità del Pnrr, riuscirà a garantirci”. “Dobbiamo attendere – ha affermato – che l’intera attività riformatrice messa in campo prenda forma per poter giudicare”.
Già in audizione parlamentare Confindustria aveva evidenziato che la Manovra non appariva in grado di sostenere le istanze trasformative dell’economia e delle società italiane, che sono alla base del Piano nazionale di ripresa e resilienza. “E purtroppo – ha aggiunto Mareschi Danieli – i nodi evidenziati da Confindustria nel corso dell’iter sono rimasti irrisolti, nonostante i numerosi correttivi approvati, molti dei quali connotati perlopiù in chiave localistica o micro-settoriale”.
Nello specifico e in sintesi, si tratta di una manovra espansiva le cui priorità di intervento riguardano la riduzione della pressione fiscale e contributiva, il caro bollette, il riordino degli ammortizzatori sociali, la sanità.
Sul fronte tributario, il Governo ha fissato in 8 miliardi il budget disponibile per ridurre la pressione fiscale, delegando ai partiti la scelta su come ripartirli tra imposte e aliquote. “Sono state però respinte al mittente – ha evidenziato la vicepresidente – le proposte di Confindustria di destinare almeno un terzo delle risorse a favore delle imprese e concentrare le restanti sui redditi medio-bassi. Non solo. Le imprese si sono viste presentare il conto più salato della maggior spesa corrente. La manovra, infatti, sottrae ben 13 miliardi al mondo delle imprese con misure quali la soppressione del Patent box, la drastica riduzione degli incentivi agli investimenti ordinari, 4.0, alla ricerca e all’innovazione, in aggiunta agli aggravi d’imposta dovuti al dietrofront sulla disciplina di riallineamento e rivalutazione dei beni immateriali. Soprattutto, restano insufficienti e malamente coordinati gli interventi di sostegno agli investimenti innovativi e alla ricerca, che costituiscono strumenti indispensabili per affrontare le transizioni green e digitale”.
“In questo contesto – ha rimarcato Mareschi Danieli – desta molte perplessità la scelta di abrogare l’agevolazione Patent box e sostituirla con una disciplina radicalmente diversa, seppur apprezzabilmente potenziata in sede di approvazione della manovra. Si tratta di un errore strategico per il Paese che deve affrontare grandi trasformazioni digitali che necessitano di tecnologie che dobbiamo essere in grado di sviluppare e produrre e non di acquistare dall’estero”.
Sul fronte delle agevolazioni agli investimenti la Legge di bilancio opera un allungamento dell’arco temporale, ma con una drastica riduzione degli incentivi. È rimasta irrisolta, inoltre, la questione posta da Confindustria dei termini di consegna dei beni 4.0 prenotati nel corso del 2021 e da consegnare entro il 30 giugno 2022; ne discendono gravi criticità per fornitori e acquirenti. “Una vera e propria beffa – ha detto Mareschi Danieli – è riservata alle imprese che hanno rivalutato/riallineato i valori dei marchi, dell’avviamento e delle altre attività immateriali pagando il 3% che si vedono allungare il periodo di ammortamento da 18 a 50 anni(!) con effetto retroattivo al 2021, in espressa deroga ai principi dello Statuto dei diritti del contribuente”.
Tra le luci della manovra, la vicepresidente ha indicato la proroga del superbonus e degli altri bonus edilizi nonché, per le imprese medio-grandi, anche l’innalzamento a regime del tetto per la compensazione dei crediti fiscali da 700mila a 2 milioni di euro. Si segnala infine l’ennesimo rinvio della plastic tax e della sugar tax nella speranza che sia solamente un ulteriore passo verso la definitiva abrogazione delle due imposte.
A coordinare i lavori della giornata è stato Alberto Camilotti, presidente dell’Ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili della provincia di Udine. Dal canto suo, Camilotti ha parlato di “una finanziaria che si inserisce nel solco delle ultime approvate dai diversi Governi. Si tratta di una norma che proroga agevolazioni già esistenti, ‘sistema’ il comparto dei bonus edilizi, e ‘annuncia una revisione dell’Irpef, oltre a piccoli accorgimenti e modifiche del mondo IVA”.
“Dal punto di vista della tecnica legislativa – ha osservato Camilotti – la delusione è forte perché ancora una volta si adottano strumenti di correzione a norme già esistenti imponendo all’interprete di fare salti logici e ricongiunzioni con norme precedenti per avere un quadro organico. Dal punto di vista della sostanza non vi sono grosse novità in quanto ci si è limitati a riproporre (in peius) norme già esistenti a favore delle imprese e della capitalizzazione delle stesse”.
“Aberrante appare poi – ha proseguito – la retromarcia sui marchi di impresa, per la quale, portando la deducibilità a 50 anni, possiamo solamente dire che sia di buon auspicio per chi potrà vedere la fine del periodo di ammortamento. Infine, per quanto riguarda le persone fisiche, è stata rivista la progressività dell’Irpef che coniugata con il nuovo strumento dell’assegno per i figli dà ossigeno e linfa alle famiglie (soprattutto del cosiddetto ceto medio). Questo però è l’unico aspetto positivo perché le norme introdotte modificano solamente le aliquote e non possono essere indicate come una riforma del sistema fiscale”.
“Attendiamo fiduciosi – ha concluso il presidente dell’Ordine dei commercialisti – che la legge delega sulla riforma del sistema tributario faccia i propri passi e ci auguriamo, da operatori del sistema tributario, che si tratti veramente di una Riforma, scritta con la “R” maiuscola e degna di questo nome. L’eterogeneità delle forze politiche che compongono questo governo non fa ben sperare in tal senso perché la sensazione è quella che si badi più ad accontentare i desiderata dei partiti (e del loro elettorato di riferimento) che la sostanza delle modifiche di cui il nostro sistema tributario ha bisogno”.
Il convegno on line, seguito da oltre 200 rappresentanti delle imprese del territorio, è proseguito con le relazioni tecniche sui contenuti della manovra curate dai dottori commercialisti in Udine, Silvia Pelizzo e Luca Lunelli, e dal ragioniere commercialista in Udine e Manzano, Giovanni Sgura.
Foto anteprima: da sinistra, Pelizzo, Camilotti, Mareschi Danieli, Lunelli, Sgura