Nell’area verde dell’ex Caserma Osoppo “Gli alberi non si toccano”
Fontanini, irricevibile la richiesta della ditta appaltatrice di rimuovere un cipresso per collocare la gru
“Gli alberi non si toccano”. Così il Sindaco Fontanini ha risposto alla richiesta di abbattimento di un cipresso presente nell’area verde dell’ex Caserma Osoppo antistante il monumento dedicato agli artiglieri caduti formulata dalla Cogevi, ditta appaltatrice dei lavori relativi al progetto di riqualificazione e rigenerazione urbana Experimental City. La pianta, secondo la ditta, intralcerebbe il montaggio e le manovre della gru con cui si andrà a sostituire la copertura dell’edificio delle ex prigioni presente a pochi metri di distanza e che diventerà sede di associazioni cittadine.
“Ho fatto capire a questi signori – ha spiegato il Sindaco, accompagnato in loco dal Vicesindaco e Assessore ai lavori pubblici Loris Michelini e dal Dirigente Damiano Scapin – che non ha alcun senso andare a rimuovere una pianta di grandi dimensioni, come il cipresso in questione, cresciuta tra l’altro in un’area verde che verde vogliamo che rimanga, per un problema logistico. Sono certo che la ditta troverà una soluzione per proseguire i lavori nel migliore dei modi anche in presenza del cipresso”.
La problematica è stata segnalata dalla Cogevi all’ufficio del verde pubblico che l’ha quindi inoltrata al Vicesindaco Michelini e, per l’ultima parola, al Sindaco, precisando che, se si fosse deciso di accogliere la richiesta, si sarebbe dovuto procedere anche con la potatura di un cedro del Libano cresciuto a pochi metri di distanza dal cipresso.
“Da parte nostra – ha sottolineato il Sindaco – l’attenzione al verde rimane massima, come dimostra il saldo positivo tra alberi che siamo stati costretti ad abbattere perché malati o pericolosi e quelli piantati e soprattutto la realizzazione di un vero e proprio bosco urbano attraverso un progetto pilota a livello regionale. Per questo la richiesta non è stata ritenuta ricevibile”.
Il sopralluogo è stato anche occasione, per il Sindaco, di prendere visione dello stato di avanzamento dei lavori che andranno a ridisegnare completamente il terreno appartenuto all’esercito e oggi destinato a diventare un polo di servizi di riferimento non solo per il quartiere di Udine est ma per l’intera città.
Il progetto, il cui valore è di 18 milioni di euro finanziati da soggetti pubblici e privati ha l’obiettivo di migliorare e qualificare il decoro urbano, accrescere la sicurezza territoriale e capacità alla resilienza urbana, rinsaldare il carattere insediativo delle ex caserme Osoppo e Cavarzerani costruendo un “pezzo di città” che possa essere una centralità di servizi e spazi pubblici per tutta l’area est di Udine, incentivare forme di mobilità non incentrate solamente sul mezzo privato, sviluppare una molteplicità di forme abitative, lavorative e dello “stare insieme” nella dimensione pubblica, ridurre le emissioni, il consumo di energia e di risorse naturali e il consumo di suolo, migliorare la qualità della vita dei cittadini, in particolare i più deboli, garantire le pari opportunità e gestire in maniera razionale e coerente la sostenibilità.
Nello specifico verranno eseguiti interventi di bonifica, di sistemazione e di messa e in sicurezza dell’area, realizzate opere di urbanizzazione e di rifunzionalizzazione delle aree scoperte a impianti sportivi, realizzati orti urbani, edifici di cohousing e alloggi per anziani e studenti, creati luoghi di aggregazione, aree verdi attrezzate per il gioco e il riposo e sale polifunzionali a uso didattico, associativo e culturale, fino alla creazione di una postazione per il car sharing e per il bieco sharing di UdineBike.
“Grazie a questo ambizioso progetto andremo a restituire al quartiere fortemente residenziale e straordinariamente vitale di Udine Est la centralità che si merita e che purtroppo, dopo decenni di abbandono, oggi ha perso. Con Experimental City diventerà infatti esso stesso un centro autonomo capace di dialogare virtuosamente con il centro storico e con il resto della città”, ha concluso Fontanini.