Costruzioni, le modifiche ai bonus stanno bloccando tutto
A lanciare l’allarme è Ridanio Sutto, referente per il settore di Confcooperative – Lavoro e servizi Fvg
Il Governo, con il decreto Sostegni ter, rivede le norme in materia di bonus fiscali del settore costruzioni-impianti e migliaia di aziende rischiano di andare in grandissima difficoltà. A lanciare l’allarme è Ridanio Sutto, presidente della Idrotermoservice, società cooperativa di Staranzano e referente per il settore costruzioni di Confcooperative – Lavoro e Servizi Fvg.
Quali sono le conseguenze dei provvedimenti presi dal Governo sulle norme riguardanti lo sconto in fattura o la cessione del credito?
Ci siamo ritrovati senza alcun preavviso con questa modifica delle norme che sta bloccando tutto. Da un giorno all’altro la piattaforma all’interno della quale inseriamo le pratiche del 65% sono bloccate e questo è un grandissimo danno per tutte le imprese.
Se volessimo quantificare questo danno, in termini economici?
Ho fatto un rapido calcolo, e solo per quello che riguarda la nostra azienda, noi siamo fuori di 100 mila euro con la cessione del credito. Le banche e le Poste non ricevono più credito per questi nuovi provvedimenti e, come capita troppo spesso, le piccole e medie imprese pagano lo scotto di tali decisioni.
In un momento in cui si fà i conti anche con il caro-energia, questa è sicuramente un’ulteriore mazzata…
È senza dubbio un altro grosso problema. Non possiamo più cedere il credito alle banche o alle Poste e il risultato è che in questo momento tutti i cantieri sono bloccati perché anche noi non sappiamo cosa fare, se andare avanti o meno. Il settore più penalizzato è senza dubbio quello legato all’impiantistica. Bisogna fare qualcosa altrimenti non sappiano come procedere; noi vogliamo far sentire la nostra voce perché il Governo deve ascoltarci.
Cosa chiedete esattamente al Governo?
Bisogna sbloccare nuovamente il credito, ri dare la possibilità a banche e Poste di accettare il credito e lasciare la situazione così com’è almeno fino al 31 dicembre 2022. Il Governo non può pensare di cambiare ogni 15 giorni le regole, con un decreto nuovo. Così si rischia il blocco delle aziende.