Vendemmia 2022, Confagricoltura Fvg: calano del 10 per cento i volumi, ma sulla qualità vince chi ha lavorato bene in vigna
Pace Perusini: buona annata per i vini rossi e costi in aumento
Sono giorni cruciali per il settore vitivinicolo. Se in alcune zone d’Italia la vendemmia è già in corso, eventuali piogge entro Ferragosto potrebbero essere decisive per definire l’annata 2022 in Friuli VG: siamo nel momento dell’ultima maturazione delle uve, che hanno sofferto l’estrema siccità della stagione.
Le prime considerazioni raccolte da Confagricoltura Fvg concordano su un calo generalizzato dei livelli quantitativi di almeno il 10-15 per cento, più accentuato laddove ci sono state grandinate, mentre sulla qualità, mai come quest’anno si conferma determinante l’attenta gestione agronomica del vigneto. Dal 2003, l’annata che ha segnato la svolta climatica con conseguenze evidenti sulle produzioni, l’intero settore primario e il suo indotto investono affinché il comparto vitivinicolo possa affrontare senza gravi conseguenze gli effetti del cambiamento climatico. Quindi, anche di fronte a stagioni difficili come questa, la qualità non sarà messa in discussione.
Preoccupano tuttavia le fitopatie come il mal dell’esca e la flavescenza dorata che hanno avuto delle recrudescenze infettive favorite dal gran caldo.
«Saranno molte le viti da espiantare – afferma Michele Pace Perusini, coordinatore della Sezione economica vitivinicola di Confagricoltura Fvg – e si dovrà considerare, in qualche modo, il ristoro dei costi di reimpianto. Nella nostra regione, la situazione vendemmiale si divide in base alla tipologia dei terreni. In quelli più drenanti e ghiaiosi, lo stress idrico è maggiore, perché la forte evapotraspirazione ha limitato l’efficacia dell’irrigazione. Sulle varietà precoci (Pinot grigio in primis) si registrano i primi arresti di maturazione da calore. Con meno acqua calerà anche la resa dovuta soprattutto al minor peso degli acini – prosegue Pace Perusini – e, probabilmente, anche la qualità. Nei vigneti collocati sui terreni più pesanti, invece, i danni saranno minori. L’andamento climatico sarà favorevole soprattutto per la qualità dei vini rossi. Per tutte le aziende, comunque, incide l’aumento dei costi di produzione. E, a influire sull’andamento del mercato, ci saranno anche le giacenze. In prospettiva, alla luce della situazione economica attuale – sottolinea Pace Perusini – è ragionevole immaginare, nel medio periodo, un rallentamento del mercato del vino con minori scambi in volume e valore più contenuto. I consumatori potrebbero cominciare a ridurre gli acquisti di beni non di prima necessità, come il vino, anche nella grande distribuzione organizzata».
La migliore reazione per il settore vitivinicolo – secondo Confagricoltura – è quella di essere ancora più concentrati sui mercati di esportazione, sia europei, sia di Paesi terzi (Usa e Canada), ma anche del Sud Est asiatico, dove il nostro Paese è molto competitivo per il buon rapporto qualità/prezzo e per l’estrema varietà di prodotto che è il punto di forza della nostra viticoltura.
«La consolidata immagine del vino regionale e italiano, sostenuta da opportune campagne di comunicazione – conclude Pace Perusini – dovrebbe permetterci di affrontare positivamente questa sfida a livello internazionale, già a partire dall’autunno».