PNRR e benefici tecnologie digitali, bandi per 43 milioni di euro destinati alle imprese
L’Ateneo di Udine coordinerà il nodo sulla transizione verde e digitale per la manifattura avanzata
Sono 43 i milioni di euro destinati prevalentemente alle imprese nell’ambito dell’Ecosistema dell’Innovazione iNEST, attraverso lo strumento dei “bandi a cascata”: quasi il 40% dei 110 milioni complessivamente stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il programma di ricerca volto a potenziare e diffondere, entro febbraio 2026, i benefici delle tecnologie digitali alle principali aree di specializzazione del Triveneto. I settori, cioè, industriale-manifatturiero e di agricoltura, mare, montagna, edilizia, turismo, cultura, salute e dell’alimentazione
Una parte di queste risorse riguarderà l’Università di Udine in quanto coordinatrice di uno dei nove nodi (spoke) del consorzio iNEST, quello dedicato alla tematica della transizione verde e digitale per la manifattura avanzata. Lo spoke promuoverà l’integrazione tra le università e il territorio in settori fondamentali per l’attuazione di tale transizione: energia, materiali, robotica e meccatronica, intelligenza artificiale e scienza dei dati.
Al momento sono già stati attribuiti ai vari nodi almeno due milioni di euro ciascuno per emanare i bandi a cascata: la prima tornata di open call dovrebbe partire all’inizio del 2023.
Per informare il mondo imprenditoriale locale sulle concrete opportunità offerte dal PNRR in quest’ambito, Palazzo Torriani ha ospitato questo lunedì, 5 settembre, un incontro organizzato da Confindustria Udine e dall’Ateneo friulano. Introdotto dai vicepresidenti di Confindustria Udine Anna Mareschi Danieli e Dino Feragotto, ha visto come relatori il prorettore dell’Università Angelo Montanari – che ha presentato alle imprese il progetto in qualità di membro del Consiglio di Amministrazione e di coordinatore del Consiglio Scientifico del consorzio iNEST – e Giuliano Muzio, Chief industry strategy officer della Fondazione Bruno Kessler, che ha spiegato come i laboratori congiunti imprese-ricerca possano rappresentare una nuova e concreta modalità di collaborazione.
Il consorzio “Ecosistema Innovazione iNEST – Interconnected Nord-Est Innovation Ecosystem” è stato costituito a metà giugno. Come struttura, ha un punto centrale (hub) a Padova, con compiti di gestione e coordinamento, e nove nodi (spoke), distribuiti nel Nordest, nei quali sono localizzate le attività di ricerca. Questi nodi possono coinvolgere, attraverso specifici accordi, soggetti affiliati. I “bandi a cascata” sono procedure competitive emanate dagli spoke di natura pubblica per la concessione a soggetti esterni all’Ecosistema dell’innovazione di finanziamenti per attività di ricerca.
L’Ateneo di Udine, oltre a figurare tra i soci fondatori del consorzio iNEST, coordina il terzo spoke ed è affiliato ad altri tre nodi. Coordinando il terzo spoke, l’Università interagirà con sette soggetti affiliati: quattro atenei (Iuav e Ca’ Foscari di Venezia, Libera Università di Bolzano e Università di Trento), un centro di ricerca (Fondazione Bruno Kessler) e due enti di trasferimento tecnologico (Friuli Innovazione e Polo Tecnologico Alto Adriatico). In particolare, promuoverà l’interazione tra le università e il territorio coinvolto in settori quali: energia, materiali, robotica e meccatronica, intelligenza artificiale e scienza dei dati, dedicandosi anche agli aspetti organizzativi, economici e giuridici che governano la transizione verso una manifattura sostenibile. Università, aziende e realtà di innovazione collaboreranno quindi per la realizzazione di progetti di ricerca industriale che si avvarranno anche dei laboratori di Uniud Lab Village.
Per la vicepresidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli: «Non ci sono alternative per le nostre imprese. I nostri costi di produzione sono troppo elevati per poter essere competitivi nella produzione di beni e servizi a basso valore aggiunto. Noi dobbiamo necessariamente produrre valore aggiunto. Per riuscirci, serve qualità del capitale umano, combinata alla capacità di innovazione radicale. La sostenibilità di un sistema territoriale si regge sulla spina dorsale della produzione manifatturiera e dei servizi ad essa collegati. Non c’è progresso, non c’è benessere, non c’è qualità della vita, non c’è ricchezza da distribuire in welfare per chi vive in un territorio nel quale la manifattura arretra. Noi vogliamo crescere. E vogliamo che questa crescita sia sostenibile e inclusiva. Per farlo, la strada della collaborazione tra Università e Impresa è una via obbligata. Udine già da tempo è stata in grado di cogliere il cambiamento: il nostro territorio si sta mostrando reattivo, ne è un esempio la forte collaborazione costruita tra Confindustria Udine e Università. Uniud Lab Village e iNEST sono due strumenti fondamentali per rendere il nostro territorio più competitivo e attrattivo, mettendo in sinergia il mondo della ricerca e quello della produzione».
«Un anno fa, a settembre 2021, ben prima della pubblicazione delle linee guida del MUR sui bandi PNRR – spiega il vicepresidente di Confindustria Udine Dino Feragotto – abbiamo avviato tavoli di lavoro congiunti Università-imprese sui temi dell’industria 4.0, intelligenza artificiale, energia e sostenibilità. Il risultato è stato oltremodo soddisfacente, in quanto abbiamo portato a casa quanto avevamo progettato e ci aspettavamo: iNEST è il progetto approvato dal MUR che consacra il Friuli come centro di competenza dell’Advanced digital manufacturing valley. Le risorse del PNRR destinate al Progetto iNEST andranno a finanziare sia la ricerca di base sui temi indicati del sistema industriale, sia le singole imprese, per mezzo dei cosiddetti bandi a cascata. La ricaduta di questo progetto su tutto il sistema produttivo sarà importante».
«Credo sia importante sottolineare come iNEST sia un’iniziativa che coinvolge l’intero Triveneto» afferma il prorettore dell’Università di Udine Angelo Montanari, membro del Consiglio di Amministrazione e coordinatore del Consiglio Scientifico del consorzio iNEST. «Molto accomuna le realtà di questo territorio dal punto di vista storico, sociale e culturale. È un territorio molto vitale (12% della popolazione nazionale, 14% del PIL, 20% dell’export italiano), ma anche molto frammentato. Attraverso un approccio integrato e interconnesso, il progetto vuole creare delle reti stabili di collaborazione, basate su tecnologie innovative per la digitalizzazione, il benessere delle persone, la diffusione della cultura e la crescita economica e imprenditoriale».
«Gli Ecosistemi territoriali di Innovazione sono un’ottima opportunità per accrescere la qualità del rapporto tra mondo dell’impresa e mondo della ricerca» rimarca Giuliano Muzio, Chief industry strategy officer della Fondazione Bruno Kessler. «Si tratta di impostare questo rapporto in modo da garantire sia l’innovatività dei risultati, grazie all’acquisizione di nuove conoscenze, sia il valore di mercato dei risultati ottenuti. Per ottenere tale risultato – continua Muzio – entrambi gli interlocutori devono mettersi in gioco superando gli schemi tradizionali. Una ricerca più vicina al mercato e un’impresa più aperta all’innovazione devono essere i nostri obiettivi. Una sfida difficile, ma realizzabile».
Foto anteprima: Da sinistra Angelo Montanari, Giuliano Muzio, Anna Mareschi Danieli, Dino Feragotto