In Fvg mancano oltre 100 medici di famiglia
Buone notizie da Roma: in arrivo borse di formazione aggiuntive per i futuri medici di medicina generale grazie al Pnrr
Carenza di medici di medicina generale in Friuli Venezia Giulia, dove ne mancano oltre 100 per coprire le esigenze della popolazione: arriva però una buona notizia da Roma. La Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), maggiore sindacato del settore che in regione conta più di 300 iscritti, accoglie positivamente il decreto del ministro della salute Speranza che istituisce 2 mila 500 borse di formazione aggiuntive per i futuri medici di medicina generale grazie al Pnrr.
“In virtù di un recente accordo – ha commentato il dottor Fernando Agrusti segretario regionale Fimmg in Fvg – firmato da parte della Commissione salute delle Regioni a cui abbiamo dato il nostro contributo, ogni giovane medico che sarà ammesso alla formazione potrà infatti prendere in carico sin da subito, con un medico tutor, fino a mille pazienti o incarichi orari di assistenza primaria, alleggerendo così il problema della carenza dei medici nei vari territori. In Friuli Venezia Giulia già adesso mancano oltre 100 medici di base e con pensionamenti all’orizzonte la situazione peggiorerà a breve. Basti pensare che per ovviare a questa carenza in alcuni casi i medici del territorio devono prendere in carico in deroga 1800 pazienti a fronte dei 1570 massimi previsti. Da ricordare come nella nostra Regione già adesso grazie all’autonomia le borse per la formazione sono state raddoppiate da 20 a 40 l’anno e grazie a quanto previsto dal Pnrr diventeranno 56 dal prossimo anno. Ma ora dopo il decreto ministeriale attendiamo il nuovo bando regionale, oltre a quello nazionale per il concorso unico, per avviare queste borse aggiuntive e coprire le carenze nelle zone disagiate”.
“Ringraziamo il ministro Roberto Speranza – ha sottolineato Silvestro Scotti, segretario generale nazionale Fimmg – per un decreto chiave che imprime una spinta determinante nell’ottica di un aumento delle borse di studio per l’accesso alla formazione dei medici di medicina generale. Un decreto che consente di definire i bandi regionali e il conseguente bando nazionale con la data del concorso unico”.
Scotti ha plaudito al traguardo raggiunto al termine di settimane di silenzioso e impegnativo lavoro svolte assieme allo staff del Ministero della Salute ed in particolare del Capo della Segreteria Tecnica Antonio Gaudioso, con il prezioso supporto e l’appoggio del ministro Speranza, nell’ottica di disporre il decreto che permette oggi di sfruttare a pieno le borse rese disponibili da provvedimenti finanziari diversi, ovvero dal Fondo Sanitario Nazionale (FSN) e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Risorse differenti che il decreto rende utilizzabili in un bando unico fino al 2025.
Un lavoro, quello portato avanti dal Ministero della Salute e seguito quotidianamente dalla Federazione italiana dei medici di medicina generale, che ha visto un determinante apporto nei passaggi necessari con il Ministero dell’Economia e la Programmazione sanitaria rispetto all’impiego delle risorse del PNRR, che sono legate a procedure diverse dal comune utilizzo dei fondi del FSN. Di qui l’appello di Scotti alle Regioni affinché “adesso, non si perda neanche un minuto nella pubblicazione dei bandi” e “si arrivi in tempi strettissimi alla definizione di una data di inizio per il bando nazionale”. Il leader della Fimmg ammonisce: “Nessuno si potrà lamentare della carenza di medici se non si sarà capaci di sfruttare subito queste 2.500 borse. Alla luce delle leggi vigenti e dell’ultimo Accordo siglato – ricorda Scotti – ogni giovane medico che sarà ammesso alla formazione potrà infatti prendere in carico sin da subito, con un medico tutor, fino a 1.000 pazienti o incarichi orari di assistenza primaria, alleggerendo così il problema della carenza dei medici nei vari territori. A cominciare da quelli più disagiati”.
Infine, un appello ai Sindaci. “Ci supportino – ha concluso Scotti – in quest’azione di comune interesse. Adesso qualcuno deve una risposta ai cittadini, ai giovani medici e ad una medicina generale che possa continuare ad esistere per poter evolvere verso modelli assistenziali potenziati, ma di vera prossimità. Modelli che si fanno con gli uomini non con i mattoni”.
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