Infortuni sui luoghi di lavoro in aumento, in Fvg incremento del 14%
Cgil-Cisl-Uil Udine: morti sul lavoro in calo, «ma serve più prevenzione»
Prima di tutto più controlli sui luoghi di lavoro, potenziando gli organici degli Ispettorati e delle unità operative sulla sicurezza delle Aziende sanitarie, patente a punti per le aziende, un dialogo e un confronto reale tra imprenditori e rappresentanti dei lavoratori della sicurezza, più formazione per i lavoratori e l’insegnamento della prevenzione già nelle scuole. Sono le misure che rivendicano Cgil, Cisl e Uil per contrastare il forte aumento degli infortuni sui luoghi di lavoro, che nei primi otto mesi dell’anno sono cresciuti del 39% a livello nazionale e del 14% in Friuli Venezia Giulia.
A lanciare l’appello, alla vigilia della manifestazione nazionale sulla sicurezza indetta per domani a Roma da Cgil, Cisl e Uil, sono le segreterie territoriali dei sindacati confederali di Udine, dove si è tenuto un attivo unitario degli Rls e degli Rlst, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza aziendali e territoriali, alla presenza di un’ottantina di delegati provenienti da tutta la provincia. Al tavolo dei relatori Fiorella Iuri e Renata Della Ricca della Cisl, Emiliano Giareghi della Cgil, Luigi Oddo della Uil (da sinistra a destra nella foto allegata), che hanno affermato con forza l’esigenza di un impegno comune di aziende, mondo del lavoro e istituzioni per contrastare l’aggravarsi delle condizioni di sicurezza. Un incremento, sostengono, legato non solo alla carenza di controlli, ma anche alla diffusione del precariato, degli appalti, al timore di perdere il posto di lavoro, più diffuso in periodi di crisi come quelli che stiamo attraversando, segnati prima dalla pandemia, oggi dai timori legati alla guerra e al caro energia.
In un contesto in cui gli infortuni aumentano, fanno invece segnare un calo quelli mortali, sia a livello nazionale che in regione, dove i dati (provvisori) dell’Inail registrano, a fine agosto, 5 morti sul lavoro, contro i 16 dei primi otto mesi del 2021. Ma ogni morte può e deve essere evitata, rimarcano Cgil, Cisl e Uil della provincia di Udine. «Si continua – si legge nel documento unitario firmato dalle segreterie territoriali – a morire per caduta dall’ alto, per asfissia nei serbatoi, per schiacciamento sotto i mezzi in movimento per aver tolto le protezioni nelle macchine operatrici. E queste sono tragedie che colpiscono sia i giovani lavoratori che quelli anziani vicini alla pensione». Da qui l’esigenza di alzare la guardia, con misure capaci di garantire più prevenzione sia in termini di cultura della sicurezza, sia rafforzando controlli e sanzioni per chi non rispetta le regole.
Tabella dati Inail sull’andamento degli infortuni in regione (aggiornamento 31.08.2022)
Infortuni sul lavoro nel 2022: quasi 500mila denunce; calano i morti
Secondo il report dell’ INAIL, nei primi otto mesi dell’anno sono state 484.561 le denunce presentate: il 38,7% in più rispetto allo stesso periodo del 2021. In diminuzione il numero delle “morti bianche”.
Calano i numeri delle vittime sul luogo del lavoro. Tra gennaio e agosto di quest’anno, sono stati 677 i casi di “morti bianche” (nel 2021 erano 772), con una diminuzione pari al 12,3%. Crescono, invece, le patologie di origine professionale: da gennaio sono state 39.367, con +7,9% rispetto allo scorso anno.
Veniamo ai dati che riguardano la nostra Regione. Nel 2021 si sono verificati 22 decessi di cui 12 in provincia di Udine, dato di rilievo, se si tiene conto dello stop che hanno subito molte attività. Inoltre si sono registrate 5.290 denunce di infortunio sul lavoro nell’ex provincia di Udine.
E’ vero che la mortalità è diminuita nel corso del 2022 (siamo a 5 casi mortali, di cui 4 nella
nostra Provincia), ma assistiamo anche ad un forte incremento (da agosto 2021 ad agosto 2022) dei casi di infortunio sul lavoro (più 13,8 %) e la nostra provincia (Udine) è la più colpita con oltre il 40% rispetto al resto della regione. Le professioni più colpite rimangono ancora l’edilizia, il manifatturiero, la sanità durante il periodo covid, l’agricoltura, il lavoro irregolare e il caporalato.
Ci sono poi anche i lavori in appalto e in subappalto svolti in condizioni destrutturate e pericolose.
Il lavoro, in definitiva, si è ridotto a merce che deve costare sempre meno e le persone vengono così private non solo dei diritti contrattuali ma anche di quello della sicurezza e della salute.
Ma il fenomeno è ben più grave, si pensi anche che le statistiche INAIL prese a riferimento non comprendono le partite iva, i liberi professionisti, i lavoratori dei vigili del fuoco, polizia ed esercito cosi come restano invisibili i lavoratori in nero. Non vogliamo dimenticare la piaga degli infortuni in itinere che tocca tanti lavoratori e lavoratrici.
Da questa semplice analisi emerge che l’incremento delle denunce riguarda tutte le fasce di età, ma la classe più colpita è quella tra 40 e i 59 anni. Sia gli uomini che le donne hanno aumentato le denunce per infortunio dal 2021: + 24,9% per i primi, + 63,4% per le seconde. L’incremento ha interessato sia i lavoratori italiani (+41,3%), che quelli extracomunitari (+27,7%) e comunitari (+23,5%).
Estratto dal documento unitario firmato dalle segreterie territoriali