Sanità e test rapidi: primo in Italia l’Università di Udine
Sono 34 esperti che dovranno gestire i “laboratori fuori dal laboratorio”, strutture determinanti per ridurre tempi e costi del processo decisionale clinico
L’Università di Udine ha formato i primi 34 esperti in Italia in direzione e coordinamento dei laboratori di analisi per test rapidi situati in prossimità o presso i punti di cura o di assistenza del paziente (Point of care testing – Poct), come ospedali, farmacie, cliniche. Grazie al master in “Management innovativo dei point of care testing” l’Ateneo ha infatti formato i primi tecnici di laboratorio biomedico e biologi, provenienti da 15 regioni italiane, che dovranno gestire e istruire il personale sanitario impiegato in questi “laboratori fuori dal laboratorio”. Inoltre, dovranno gestire i dispositivi utilizzati nei Point of care testing attraverso l’acquisizione e la conoscenza delle performance di queste apparecchiature. L’attività di questi centri per test rapidi può essere determinante per ridurre tempi e costi del processo decisionale clinico visto che il 70-80 per cento delle diagnosi è formulato sulla base dei risultati degli esami di laboratorio
I Poct – I dispositivi utilizzati nei Point of care testing offrono un rilevamento rapido di svariati marcatori clinici di laboratorio mediante campioni, come sangue periferico e urina, facilmente ottenibili e impiegando strumenti portatili. Con i Poct si punta a migliorare la qualità delle cure, minimizzando i rischi, a un costo ragionevole, consentendo una diagnosi più tempestiva. Questo sistema inoltre facilita il monitoraggio e la gestione della malattia, anche da remoto.
La discussione delle tesi di master è avvenuta alla presenza del consiglio di corso composto dal direttore, Francesco Curcio, e da Carlo Pucillo e Daniele Nigris. «Questo percorso formativo – spiega il professor Curcio, ordinario di patologia clinica all’Ateneo friulano – si è reso necessario in virtù dell’evoluzione tecnologica e organizzativa del sistema sanitario che richiede figure professionali innovative nelle strutture pubbliche, nell’industria e nelle farmacie».
Le caratteristiche del master – Organizzato dal Dipartimento di Area medica, il master, di primo livello e annuale (la seconda edizione è in corso), si rivolge ai laureati in Tecniche di laboratorio biomedico e Scienze biologiche. Prevede 384 ore di didattica frontale, laboratoriale e seminariale, 100 ore di stage e si svolge part time. Il corso rientra nei master approvati dal Ministero della salute, in accordo con l’Osservatorio delle professioni sanitarie istituito presso il Ministero dell’università e della ricerca, in ottemperanza al contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto della sanità. Il contratto infatti introduce una nuova disciplina di incarichi per lo svolgimento di funzioni con assunzione diretta di elevate responsabilità aggiuntive e maggiormente complesse rispetto al ruolo della categoria e del profilo di appartenenza.
I contenuti formativi – Il master è suddiviso in otto moduli didattici: management, gestione e organizzazione sanitaria; economia e diritto sanitario; patologia clinica, tecnologia, governo tecnico e della qualità dei Point of care testing; la governance multidisciplinare dei Point of care testing; dalla teoria alla pratica (laboratori, predisposizione di documentazioni di gara, seminari con ditte, testimonianze).
I 34 nuovi esperti formati dal master – Dario Piacquadio, Michele Leonetti, Cristina Carboni, Antonella Lattanzio; Silvio Zamparo, Elisa Romano, Alessandro Duic, Maria Fadda, Mariano Manzoni, Francesca Bonasera, Federica Cimolino, Irene Batini, Laura Boeri, Francesco Carmignani, Loredana Caveglia Cresto, Ilenia Cervino, Margherita Menon, Mariolina Pizzuto, Maria Rosetta Puppio, Maria Rita Zanni, Angela Pati, Gianluca Mineo, Marilena Salomone, Vito Capponcelli, Vincenzo Cinapri, Nicole Nale, Emanuel Paionni, Irene Traci, Veronica Mazzola, Mario Mele, Monica Fontanari, Katia Giacomuzzi, Alessio Tarquini.
Nella foto i partecipanti al master