Produzione industriale e occupazione, quale 2023 ci attende?
La produzione industriale e l’occupazione destano preoccupazione per l’andamento dell’economia nel 2023
Il primo semestre del 2022 aveva registrato un trend positivo che è fortemente rallentato nella seconda parte dell’anno appena conclusosi. Il sempre apprezzato Ufficio Studi di Confindustria Udine ha snocciolato alcuni dati interessanti: la filiera dell’industria metalmeccanica, che rappresenta oltre il 65% dell’export del Friuli Venezia Giulia, registra nei primi nove mesi del 2022 un incremento del 18,6% rispetto al 2021. Bene in particolare i prodotti della metallurgia, metallo, macchinari, navi e imbarcazioni, ma anche mobili, gomma, materie plastiche e prodotti alimentari.
L’impegno generale dev’essere, ora volto a non far rallentare ulteriormente l’economia rispetto alla parte finale del 2022, ma anzi a promuovere tutto quanto necessario per una sua ripresa, al fine di garantire il lavoro, consapevoli comunque che se l’occupazione cresce ciò lo si deve soprattutto all’industria.
Fare previsioni per il 2023 non è certo facile per il contesto di grande incertezza generale dovuta a più fattori. Gli Stati e l’Ue devono adoperarsi, infatti, per bloccare speculazioni non motivate sui costi energetici di qualunque tipo, devono rivedere un fisco troppo elevato che non è accettabile soprattutto se a percentuali così elevate non corrispondono servizi pubblici di qualità. Ma occorre anche capire cosa fare rispetto all’inflazione, occorre favorire testi unici legislativi che limitino una burocrazia ancora eccessiva e caratterizzata da lacci e lacciuoli. Vi sono le difficoltà di reperimento delle materie prime e un contesto internazionale difficile che vede come protagonista una classe dirigente politica mondiale decisamente scadente rispetto al passato. Le posizioni assunte durante questi ultimi dieci mesi di conflitto russo-ucraino sono del tutto evidenti tanto che anche un ragazzo (che cerca informazioni on line non limitandosi ai canali tradizionali) si chiede perché da molte, troppe parti, pare vada bene che questo conflitto perseveri incuranti delle morti di tante genti in quell’area e in tante altre realtà del mondo dove molte guerre sono dimenticate e non trovano altro spazio che in rete.
In tutto questo a riprendere devono essere i consumi, respingendo la possibile ondata recessiva come pure il carovita. Come fare? Anche qui difficile fornire ricette, in passato le banche centrali inondavano il mercato di liquidità, oggi no per la volontà di riportare l’inflazione su livelli sostenibili. Una misura equilibrata d’intervento, però, dovrebbe essere del tutto possibile anche per permettere proficui investimenti.
Personalmente sono del tutto convinto della solidità del sistema produttivo locale e della qualità di prodotti e servizi del Friuli Venezia Giulia e del Nordest italiano grazie a imprenditori capaci, manager e lavoratori dediti e competenti.
La situazione attuale deve anche favorire l’innovazione a tutti i livelli, non solo tecnologici. La crisi dei prezzi per gas ed elettricità (derivante lo ripeto per lo più da mere speculazioni) può indurre un possibile salto di qualità, una discontinuità che può determinare una sorta di transizione energetica.
Sotto questo aspetto la PA deve rilanciare lo sviluppo industriale delle “utilities” favorendo aggregazioni all’insegna di gestioni manageriali uniformi che garantiscano presente e futuro, quest’ultimo all’insegna di biometano, idrogeno, termovalorizzatori, fotovoltaico, fonti rinnovabili.
E proprio sul tema dell’innovazione si concentrerà il dibattito in seno alla prossima assemblea regionale di Federmanager FVG prevista a giugno a Udine. Inviteremo i direttori generali di Friuli Innovazione, Area di ricerca di Trieste, Polo Tecnologico di Pordenone, BIC Trieste e Carnia industrial park per un confronto teso a ipotizzare un futuro positivo per chi opera e vive in questo meraviglioso pezzo di terra italiana, un futuro basato su un operoso benessere generale raggiungibile attraverso una decisa modernizzazione del territorio.
Daniele Damele
Presidente Federmanager FVG