Inflazione e siccità 2022 penalizzano gli agricoltori
Crescono i prezzi di vendita che però non pareggiano l’aumento dei costi dei mezzi tecnici, sottolinea Thurn Valsassina
Nel 2022 la produzione dell’agricoltura italiana si riduce dello 0,7 per cento in volume. Scendono anche il valore aggiunto ai prezzi base (-1 per cento in volume) e le unità di lavoro (-1,4 per cento). Superati gli effetti della crisi pandemica, c’è il pieno recupero delle attività secondarie e dei servizi (agriturismo compreso), ma la ripresa è frenata dal sostenuto rialzo dei prezzi degli input e dalla siccità. Notevole l’incremento dei prezzi dei prodotti venduti (+19,1 per cento) e ancora più rilevante quello dei prezzi dei mezzi tecnici impiegati (+23,6 per cento) con un differenziale del 4,5 per cento, dice la recente stima preliminare dell’Istat.
«Ciò significa che gli agricoltori – spiega il presidente regionale di Confagricoltura Philip Thurn Valsassina – per continuare a lavorare hanno dovuto erodere il loro monte risparmi o rinunciare a una parte consistente dei ricavi o rivolgersi agli istituti di credito. Inoltre, la riduzione della produzione di cereali (-10,4 per cento), delle piante foraggere (-5,5 per cento), delle colture industriali (-4,5 per cento), delle patate (-1,9 per cento) e degli ortaggi freschi (-1,8 per cento) sottolinea in maniera numericamente chiara quanto la siccità abbia inciso sui raccolti e come rimanga tuttora alto l’allarme sulla carenza idrica ancora in corso e che potrebbe ripetersi e caratterizzare negativamente pure la prossima stagione estiva».
Secondo l’Istat, infine, l’annata è stata favorevole per frutta (+6,8 per cento) e florovivaismo (+1,1 per cento); stabili i settori della zootecnia (ma con un calo del 2,8 per cento del suinicolo) e quello vitivinicolo.