Elio Ciol, un fotografo friulano in cima al mondo
Un regalo del destino!
Si può ben tirare in causa il destino in questo caso, destino che ci ha regalato un grande talento e personaggio, un grande fotografo fra i più apprezzati al mondo nella fotografia classica, nella grande fotografia!
Elio è nato nel ’29 del ‘900, l’anno più freddo del secolo e l’anno in cui si è prodotta la grande bolla, la caduta delle borse mondiali a partire da Wall Street. E’ l’anno che ha prodotto valanghe di morti per il freddo e la precarietà, ma non basta, il 29 è quell’anno tragico dell’economia mondiale che innescherà nel corso di dieci anni la più terribile guerra che l’umanità moderna conosca.
Ma torniamo a Elio, chi avrebbe pensato che in un piccolo paese friulano, celebre presidio militare per le due guerre e anche dopo, sarebbero fioriti alcuni personaggi che hanno fatto e storia e cultura nell’Italia e nel mondo, e uno di questi è ancora vivente e attivo nella sua arte della fotografia.
Lui, Pasolini e Nico Naldini, cugino di Pier Paolo , anch’egli scrittore poeta e giornalista, nato appena 2 giorni prima di Elio. Pier Paolo, tragicamente e barbaramente ucciso nel 1975 non si dimentica facilmente, credo mai; Nico, anch’egli è scomparso poco tempo fa, lascia un vuoto. Elio, forse, in qualche modo, riempie questi vuoti, sperando ancora per un po’. Gli anni però cantano e non conosciamo quel canto, tutti e tre hanno pubblicato libri, molti libri in campi diversi e, non solo le tematiche di Pierpaolo resteranno scritte per molto tempo, ma anche quelli di Nico ed Elio sono già nelle pagine delle enciclopedie e sul web planetario, nelle menti delle persone che li hanno conosciuti, apprezzati e continuano ad amarli, e non solo.
Il cielo è stato propizio in quei freddi giorni di marzo, ma la famiglia Ciol era ormai ben strutturata, il padre e lo zio di Elio avevano messo studio di fotografia poco dopo la fine della prima guerra mondiale, pare il 20 o 21, Elio quindi aveva la fotografia in famiglia già alla nascita e l’ha poi perpetuata e ampliata nella vita, soprattutto con la riproduzione di opere d’arte sacre, che oggi il figlio Stefano la continua, con la produzione di fotolibri e di mostre nel mondo: ce n’è una che gita in Russia, da qualche anno, partendo da Mosca, con 150 foto va da città in città.
Ogni tanto vado a trovare, Elio, che ho conosciuto tardi, solo qualche anno fa, e lui mi accoglie sempre con grazia, gentilezza e un largo sorriso come un vecchio signorotto di campagna. E di volta in volta, nelle visite che gli faccio ogni qualche mese, gli chiedo cose della sua vita e in particolare del tempo della sua fotografia, e lui mi racconta, mi racconta con grande naturalezza alla sua età con i ricordi che sciamano per tutti ma in lui sono ancora vivi e gli chiedo di raccontarmi di più. Sono fotografo anch’io, e giornalista, un po’ foresto per la verità, la mia formazione è stata milanese e poi ho imparato a conoscere veneto e Friuli che confinano strettamente fra Piave e Tagliamento con una patria comune che è la Livenza. Questa con Elio è una conoscenza maturata dalla curiosità di conoscerlo per quelle sue foto all’infrarosso in bianconero. Ai miei inizi anch’io per un certo tempo ho usato la pellicola infrared o all’infrarosso sia nel bianconero che nel colore, perché volevo sperimentare ciò che si produceva. Il suo infrarosso bianconero lo vedevo in giro nelle bacheche e nelle vetrine nei paesi friulani o in città, dove aveva tenuto qualche corso o solo una serata foto-culturale, mi colpiva, mi affascinava perché pellicola problematica e non controllabile e che si carica solo al buio o in camera oscura. Lui forniva delle tonalità eccezionali con quei cieli scuri se non neri contrastati dalle bianche nuvole. Mi disse che aveva cominciato anch’egli per curiosità nel ’45-46 grazie al alcuni rullini che gli avevano lasciato gli americani della liberazione che frequentavano lo studio di famiglia Ciol. Avevo trovato una risposta: lui sperimentava già da quasi 30’anni quando io cominciai nel ’72 suggerito e ispirato dalle riviste di fotografia. E fu così che un bel giorno andai a bussare alla sua porta di casa e diventammo amici. Probabilmente il dio Helios l’ha cresciuto apposta sulla terra, e non solo ha fotografato tanti quadri, affreschi e opere d’arte, ma è diventato quadro e opera d’arte egli stesso, Elio è diventato arte. E’ scritto ovunque, e a Londra qualche anno fa in una premiazione sulla base dei fotolibri pubblicati da importanti fotografi mondiali è stato classificato davanti, appaiato a Sebastião Salgado, quello che è tuttora considerato il fotografo n. 1 del pianeta. Complimenti Elio, io non sono ancora giunto a tanto anche se un premio internazionale l’ho avuto anch’io.
Vanni de Conti – 23
Foto anteprima: Elio Ciol