In castello a Udine si alza il sipario sull’esposizione “Pittori del Settecento tra Venezia e Impero”
Si alza il sipario sull’esposizione “Pittori del Settecento tra Venezia e Impero. Arte attraverso i territori del Friuli Venezia Giulia”, la mostra che ripercorre, grazie a 130 tra opere e documenti, la produzione artistica che ha caratterizzato il nostro territorio nel ‘700. Realizzata dai Musei Civici di Udine in collaborazione con i Musei Provinciali di Gorizia, sarà aperta al pubblico nelle sale del Castello da domani 25 novembre al 7 di aprile 2024 e a partire dal 14 dicembre sarà visitabile anche a Palazzo Attems Petzenstein, relativamente all’area isontina.
Questa mattina, venerdì 24 novembre 2023, il Comune di Udine e i Civici Musei hanno organizzato una speciale vernice, alla presenza della stampa e dei curatori, Vania Gransinigh, Liliana Cargnelutti e Alessandro Quinzi.
“La cultura è più forte di qualsiasi divisione amministrativa o statale” ha commentato l’Assessore alla Cultura e Istruzione Federico Pirone “Con questa mostra oltre a fare il punto sul periodo del ‘700 tra la realtà patriarcale di Venezia e la realtà asburgica, vogliamo ribadire come la cultura sia più forte delle contingenze della storia e rappresenti il seme di innumerevoli iniziative sociali e civili che abbattono i confini, in un mondo che invece li ristabilisce, rimarcando le differenze. Crediamo sia un messaggio di grande attualità: la bellezza del nostro paese e dell’Europa insiste nella contaminazione delle differenze”.
Il Friuli Venezia Giulia era territorio di confine ma anche di passaggio, contaminazioni, osmosi, incontri, perché attraversato dalla direttrice Vienna-Venezia, le capitali delle due grandi potenze europee che dominavano sulla regione e sulle città di Udine e Gorizia, ovvero l’impero Asburgico e la Serenissima Repubblica di Venezia.
Le ricerche in ambito artistico degli ultimi 30 anni hanno fatto emergere nuove pagine di quello che è stato definito “il secolo Veneziano” di Udine, con opere mai esposte al pubblico in una narrazione dedicata che finalmente le vedrà protagoniste, a testimonianza della vivacità in ambito artistico e della frequenza con cui le persone, in particolar modo gli artisti con le proprie idee e opere, si spostavano lungo la linea che univa le due capitali, lasciando la propria impronta artistica, divenuta poi eredità culturale, a Udine e nei dintorni.
“Le 130 opere in due sedi vanno viste come un’unica mostra” ha spiegato una delle tre curatrici, Vania Gransinigh dei Civici Musei “Il filo rosso che lega le opere esposte è quello della committenza: ecclesiastica e legata al patriarcato di Aquileia per Udine e legata più alla corte della Contea di Gorizia per l’Isontino. I rapporti tra gli artisti erano continuativi e lo dimostrano le opere di Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso, Nicola Grassi e soprattutto Gianbattista e Giandomenico Tiepolo”.
Molte delle opere in mostra, infatti, provengono dalle chiese parrocchiali delle province di Udine, Pordenone e Gorizia e per la prima volta sarà possibile vederle affiancate, in una narrazione che ne favorisce senza dubbio una lettura comparativa e d’insieme. Oltre alla committenza religiosa si farà particolare riferimento alle iniziative promosse dalla famiglia Savorgnan, che la storia vuole tradizionalmente legata alla Repubblica di San Marco e al suo stile architettonico, estremamente riconoscibile tra le vie del centro storico Udinese. Particolare attenzione anche alla storia della famiglia de Pace, caso paradigmatico nel contesto che si è qui tratteggiato. Conti dell’Impero, legati sia al contesto goriziano che a quello udinese per la residenza dei due diversi rami della famiglia, i de Pace possedevano una villa nella località di Tapogliano in territorio asburgico che abbellirono di ricchi ornamenti e di una interessante collezione di dipinti, cui appartengono anche numerosi ritratti presentati in mostra. Si tratta di opere che testimoniano, nel loro complesso, i molteplici riferimenti figurativi che i loro committenti ebbero ben presenti nel momento in cui interpellarono i pittori a cui affidare la resa delle effigi familiari.