A Villa Manin la residenza creativa di Arkadi Zaides
Distruzione e progresso a confronto: “The Cloud”, la nuvola di Chernobyl, di Arkadi Zaides è il progetto di ricerca ospite di dialoghi residenze delle arti performative a Villa Manin fino al 22 dicembre
È in corso a Villa Manin di Passariano la residenza creativa di Arkadi Zaides, coreografo di origine bielorussa e la sua equipe composta da Igor Dobricic, dramaturg e Axel Chemla-Romeu-Santos, musicista e specialista in intelligenza artificiale. Il progetto di studio The Cloud, che li vede impegnati in un lungo percorso di ricerca, è ospite in questi giorni a Dialoghi Residenze delle arti performative, a cura del CSS Teatro stabile di innovazione del FVG.
Arkadi Zaides è un coreografo indipendente, immigrato dall’ex Unione Sovietica in Israele nel 1990 e oggi residente a Bruxelles. Ha fatto parte della Noa Dar’s Dance Company ed è stato uno dei danzatori della Batsheva Dance Company, la più famosa compagnia israeliana.
Arkadi è conosciuto in tutto il mondo e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, per le sue creazioni artistiche e per l’impegno a favore dei diritti umani. Ha vissuto a lungo a Tel-Aviv, a 20 km dai territori occupati, e ora vive in Europa e in tour con i suoi progetti performativi.
Il fulcro intorno a The Cloud parte dal tragico evento del 26 aprile 1986 quando, a causa di test errati, il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl esplose. La nuvola di grafite in fiamme si diffuse verso l’Europa orientale, esponendo le popolazioni a livelli elevatissimi di onde radioattive. Arkadi Zaides, artista indipendente nato a Gomel nel 1979, una città dell’ex Unione Sovietica a 130 km da Chernobyl, ha trascorso la sua infanzia sotto costante minaccia delle radiazioni.
Ora Zaides, durante il periodo di studio e ricerca, ha esplorato con la sua equipe come le tecnologie di intelligenza artificiale possano indagare sul disastro di Chernobyl. Il progetto The Cloud utilizza per un sistema di autoapprendimento materiali documentari della tragedia (testi, immagini, suoni) ed esamina come le macchine ultra-intelligenti percepiscano, elaborino e producano i vari tipi di risultati. Questi vengono giustapposti dal performer attraverso il corpo, per trovare una forma intermedia di coreografia documentaria.
The Cloud mira a creare un dialogo tra due nuvole che hanno plasmato il nostro mondo contemporaneo in modi diversi. Da un lato l’effetto dell’errore umano e del fallimento tecnologico, quello di Chernobyl. Dall’altro il risultato dell’aspirazione umana e dell’innovazione computazionale. Entrambe le nuvole hanno sollevato questioni etiche, sociali e ambientali di grande rilevanza oggi. Accostandole, Zaides intende stimolare la riflessione e la discussione sul ruolo e la responsabilità degli esseri umani e delle macchine nel plasmare il nostro passato, presente e futuro.