Stop al servizio irriguo per orti e giardini nei nuovi comprensori
Per evitare sprechi, il Consiglio dei delegati del Consorzio di bonifica pianura friulana ha disposto di escludere dal servizio le utenze domestiche interessate dalla conversione irrigua
Stop alle nuove forniture del servizio irriguo alle utenze domestiche per l’irrigazione di orti e giardini, quanto i terreni non sono a destinazione agricola. Lo ha stabilito, con l’obiettivo di dare priorità alle aziende agricole professionali, il Consiglio dei delegati del Consorzio di bonifica pianura friulana; la decisione interessa anche i futuri progetti di trasformazione irrigua o quelli in fase di predisposizione finanziati da Stato o Regione, per i quali si dovrà prevedere l’esclusione dal servizio irriguo.
L’ente consortile invita ora le amministrazioni comunali interessate a promuovere incontri per illustrare le motivazioni della scelta adottata; importante, poi, collaborare nell’incentivare interventi finalizzati alla raccolta delle acque meteoriche e bianche attraverso la creazione di piccoli serbatoi domestici, per riutilizzarle a scopo irriguo, a beneficio di orti e giardini. A tal fine, anche la Regione FVG ha recentemente approvato una norma che istituisce una nuova linea contributiva rivolta alle persone fisiche, ai condomini e alle imprese per l’installazione di sistemi per il recupero e il riutilizzo delle acque piovane per uso irriguo e domestico.
Proprio ai fini del risparmio idrico, il Consorzio sta già attuando un programma di interventi per la trasformazione irrigua da scorrimento a pressione, finanziati dalla Regione Fvg, dal Masaf e dal Ministero dei trasporti, che ha consentito all’ente di affrontare stagioni particolarmente siccitose. In quanto concessionario della presa di Ospitaletto sul fiume Tagliamento, il Consorzio ha già in corso una sperimentazione di quattro anni per accertare il “dmv” (deflusso minimo vitale), che probabilmente darà un valore diverso da quello finora utilizzato.
Innaffiare orti e giardini delle aree residenziali richiede così tanta acqua da causare a volte problemi nel funzionamento degli impianti di pompaggio, in primis un calo temporaneo di pressione, con ripercussioni negative per le aziende agricole. “Considerata la frequenza con cui si manifestano periodi siccitosi, anche prolungati, con conseguente scarsità della risorsa idrica ai fini irrigui – spiega la presidente Rosanna Clocchiatti -, la priorità va alle aziende professionali per le quali la produzione agricola rappresenta la principale, se non l’unica, fonte di reddito, rispetto agli orti domestici, la cui produzione è limitata al consumo personale”.