Confcooperative Alpe Adria e Caritas: un’intesa sul lavoro fragile
Sottoscritto a Udine un protocollo d’intesa, il primo con una organizzazione datoriale
Il lavoro come “fatto sociale”, tassello fondamentale nella costruzione della propria identità dentro un mondo complesso. Il lavoro, dunque, come fattore di inclusione.
È dentro questa consapevolezza che si sono incrociate le strade di Confcooperative Alpe Adria (che rappresenta le cooperative di Udine, Gorizia e Trieste) e della Caritas diocesana di Udine, dando vita a un innovativo protocollo d’intesa – il primo del genere sottoscritto con una organizzazione datoriale – che mira a valorizzare le competenze di persone che vivono un momento di fragilità, ma anche a dare risposte a un tessuto produttivo che ha decisamente bisogno di lavoratori.
Da tempo la Caritas di Udine ha istituito al proprio interno un’apposita équipe dedicata all’affiancamento nella ricerca attiva del lavoro per le persone che afferiscono ai propri servizi, un progetto questo – chiamato «Cantiere del lavoro» – che punta all’orientamento e all’inserimento lavorativo, ma anche a fare rete con le realtà del territorio che operano nella comune direzione dell’inclusione sociale e lavorativa. Nello specifico, Confcooperative Alpe Adria promuoverà, attraverso le proprie imprese associate, l’opportunità di attivare percorsi di conoscenza e sperimentazione con le persone coinvolte nel “Cantiere del lavoro”, al fine di poter valutare concrete occasioni per il loro inserimento o reinserimento lavorativo. «Poter valorizzare le competenze delle persone che per diversi motivi attraversano un momento di fragilità – ha sottolineato la presidente di Confcooperative Alpe Adria, Paola Benini –, è un passaggio importante per una realtà come la nostra che ha l’attenzione per la mutualità iscritta nel proprio Dna. Puntiamo molto alla formazione, all’accompagnamento, coinvolgendo persone non necessariamente specializzate. Nella complessità attuale dove, per altro, sempre di più il lavoro non è garanzia di autonomia, è necessario immaginare e trovare sistemi per un welfare rafforzato per chi ha determinate fragilità. Il tema è ampio, ma questo è un buon punto di partenza».
«In un contesto come quello di oggi, dove nemmeno il nostro territorio è immune dallo sfruttamento lavorativo, un punto di forza di questo progetto – hanno evidenziato don Luigi Gloazzo e Paolo Zenarola, direttore e vicedirettore della Caritas diocesana – è fondamentale poter contare su un “lavoro buono”, tutelato, capace di offrire opportunità in contesti che hanno a cuore la cura delle relazioni, favorendo dunque l’inserimento sociale e l’inclusione delle persone. Mostriamo così un volto diverso dell’economia».
Numerose le forme di accompagnamento previste per le persone che beneficeranno del protocollo. Confcooperative Alpe Adria, ad esempio, garantirà un contributo per le spese di trasporto, ci saranno poi un dialogo continuo tra i due enti, percorsi di formazione, tirocini e colloqui periodici. Un operatore Caritas farà da punto di riferimento per ogni persona inserita. Inoltre, laddove ci siano particolari condizioni di svantaggio, potranno anche essere attivati percorsi gestiti attraverso la redazione di progetti personalizzati di inserimento lavorativo in cooperative sociali di tipo B.
«L’obiettivo di questo progetto – ha spiegato Debora Macoratti, referente dell’iniziativa per la Caritas – è poter dire alle persone che seguiamo “ho una possibilità per te”. Non c’è nulla di più importante per chi sta cercando di costruirsi una nuova vita. Tra queste persone ci sono anche molti richiedenti asilo, per loro metteremo in campo percorsi di apprendimento linguistico, funzionali alle diverse occasioni lavorative».
Foto anteprima: Paola Benini e Luigi Gloazzo