Rallenta la manifattura, calano le assunzioni in Fvg
Dimissioni volontarie dei lavoratori al 78,3%: è il primato italiano
Indagine Ires Fvg su dati Inps
Il numero di nuove assunzioni è in lieve diminuzione
Nel primo semestre del 2024, in base ai dati forniti dall’Inps, il numero di assunzioni in Friuli Venezia Giulia nel settore privato (esclusi i lavoratori domestici e gli operai agricoli) è diminuito dell’1,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (1.174 unità in meno). In particolare, si rileva una flessione del numero di nuovi contratti di lavoro a tempo indeterminato (-6,2%, che equivale a -757 unità), presumibilmente connesso al rallentamento di alcune attività manifatturiere. L’altra tipologia che presenta una significativa contrazione (-4,8%) è quella dell’apprendistato, contratto che riguarda i lavoratori più giovani. Lo rende noto il ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo che ha rielaborato dati Inps.
Le dinamiche territoriali
A livello territoriale, nelle ex province di Udine e Pordenone si osservano delle flessioni dei nuovi rapporti di lavoro attivati (rispettivamente -2,7% e -1,9%), mentre nell’area giuliana la dinamica è di segno opposto (+1,7%). L’ambito isontino evidenzia un andamento più stabile (-0,5%). Le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono in calo principalmente nella provincia di Gorizia (-10,9%) e in quella di Trieste (-7,4%). In questi ultimi due territori, inoltre, crescono i contratti stagionali, che al contrario diminuiscono a Udine (sono sostanzialmente invariate a Pordenone). Le assunzioni in somministrazione aumentano notevolmente a Trieste (+31,8%) e, in misura inferiore, a Gorizia (+12,5%), subiscono una flessione a Pordenone (-5,5%) e a Udine (-9%). L’area giuliana è l’unica in cui si registra un incremento delle assunzioni in apprendistato (+8,3%).
Le cessazioni dei rapporti di lavoro
Tra gennaio e giugno 2024 il numero di cessazioni dei rapporti di lavoro appare stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (appena 8 unità in più). Se si considerano esclusivamente i rapporti a tempo indeterminato, si può osservare che nell’ultimo decennio i licenziamenti di natura economica hanno assunto un peso sempre minore, da quasi il 40% nel 2014 a valori vicini al 10% negli ultimi anni. Nel tempo è invece cresciuta l’incidenza dei licenziamenti disciplinari (dal 2,5% del totale nel 2014, all’attuale 5,4%). La motivazione di gran lunga maggioritaria dell’interruzione dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono le dimissioni volontarie dei lavoratori. Nel 2014 le dimissioni davano conto di poco meno della metà di tutte le cessazioni a tempo indeterminato, a partire dal 2021 la loro incidenza supera costantemente il 75%. Nei primi sei mesi di quest’anno si è attestata al 78,3% (nella Destra Tagliamento l’incidenza è pari all’80,4%), il valore più elevato tra le regioni italiane (poco sopra il Trentino-Alto Adige con il 77,7% e il Veneto con il 77,6%). Non è probabilmente un caso che la nostra regione sia al primo posto anche in base al grado di difficoltà di reperimento del personale da parte delle imprese dell’industria e dei servizi. A settembre 2024, infatti, in base agli esiti dell’indagine mensile Excelsior Unioncamere il 56% delle assunzioni previste in regione veniva considerato difficile da realizzare (al secondo posto c’è il Trentino-Alto Adige con il 54,8%), principalmente a causa della mancanza dei candidati e solo in misura minore per la loro inadeguata preparazione.
L’aumento delle dimissioni tra 2014 e 2023
In termini assoluti le dimissioni dei lavoratori con un contratto a tempo indeterminato sono più che raddoppiate, da quasi 13.000 nel 2014 a circa 28.200 nel 2023 (+117,1%). L’incremento riscontrato tra 2014 e 2023 ha riguardato soprattutto la componente maschile (+127,4% rispetto a +102,6% delle donne), gli over 50 (+194,9%), i lavoratori delle aziende con oltre 100 dipendenti (+279,8%) e con un orario a tempo pieno (+146,6% contro +68,8% di quelli part time). Per quanto concerne i settori, l’aumento maggiore in termini relativi si registra nell’ambito che comprende l’istruzione, la sanità e l’assistenza sociale (sempre nel solo contesto privato) con +255,4%.
È cresciuto il ricorso agli ammortizzatori sociali
Nel periodo gennaio-agosto 2024 sono state autorizzate quasi 10,3 milioni di ore di cassa integrazione, 1,1 in più nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente (+12,5%). Sono in aumento soprattutto nel territorio isontino (+59,5% nel periodo in esame), in particolare per quanto riguarda gli interventi ordinari (+70,9%, a causa principalmente del contributo del settore del legno arredo). Solo in provincia di Udine le ore di cassa integrazione autorizzate registrano una variazione negativa rispetto ai primi otto mesi del 2023 (-0,9%).