Legge 104, i consigli dell’avvocato
Avvocato! Mi spiega come posso gestire le mie giornate se assisto mio padre con la “Legge 104”?
Ricordando sempre che l’avvocato deve essere un semplificatore, cominciamo col fare un po’ di ordine: la Legge 104/1992 è una normativa italiana che tutela i diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari. Questa legge è fondamentale per garantire assistenza, integrazione sociale e diritti alle persone con disabilità.
Ecco alcuni punti chiave della Legge 104:
- Assistenza e integrazione: Promuove l’integrazione delle persone con disabilità nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società.
- Diritti e dignità: Garantisce il rispetto della dignità umana e dei diritti di libertà e autonomia delle persone con disabilità.
- Agevolazioni: Prevede benefici fiscali, sociali ed economici per le persone con disabilità e i loro familiari.
- Permessi retribuiti: Consente ai lavoratori dipendenti con disabilità grave o che assistono familiari disabili di usufruire di permessi retribuiti e congedi straordinari.
- Congedo straordinario: I familiari che assistono una persona con handicap grave possono richiedere un congedo straordinario, a condizione che siano lavoratori dipendenti e che l’handicap grave sia riconosciuto.
Per beneficiare della Legge 104/1992, è necessario ovviamente il preventivo riconoscimento della problematica: il beneficiato deve essere riconosciuto come portatore di handicap da una commissione medica integrata.
Ora che abbiamo fatto un po’ di ordine, andiamo al punto: l’assistenza al parente disabile prevista dalla Legge 104/1992 va intesa in senso ampio, in quanto può comprendere attività non strettamente legate alla presenza fisica del lavoratore accanto al familiare, potendo includere tutte quelle azioni che rispondono al soddisfacimento delle esigenze quotidiane del disabile.
La Cassazione, con l’ordinanza 7 ottobre 2024, n. 26417, riafferma l’importanza di interpretare in modo ampio il concetto di assistenza, tutelando il diritto del lavoratore a fruire dei permessi per le reali esigenze del familiare disabile, anche quando queste si svolgano al di fuori del domicilio dello stesso. La Corte ha sottolineato che il lavoratore ha diritto a fruire dei permessi retribuiti per l’assistenza al familiare disabile, e che tali permessi non vanno intesi in modo riduttivo. L’assistenza non è limitata alla presenza fisica presso il domicilio del familiare, ma comprende anche attività esterne strettamente connesse alle esigenze del disabile, come l’acquisto di medicinali o il compimento di altre attività che il disabile non è in grado di svolgere in modo autonomo.
Facciamo bene attenzione però: la Legge 104/1992 concede al lavoratore dei permessi retribuiti per assistere familiari disabili, garantendo protezione e sostegno a coloro che affrontano queste difficoltà familiari. Qualora si verifichi un abuso di tali permessi, ad esempio se il dipendente li utilizzi per finalità personali estranee all’assistenza, tale condotta costituisce una violazione dei principi di correttezza e buona fede e l’abuso può essere inquadrato come inadempimento e pertanto può anche giustificare il licenziamento per giusta causa.
Ricordiamo quindi di usare le Leggi e non di abusarne. Come disse Martin Lutero, “l’unico limite delle Leggi è l’Amore”
Scritto da
Avvocato
Roberto Omenetti
Rubrica Diritto di…
a cura
Laboratorio del Diritto
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