“Marcho. L’ultima bandiera”: arriva su Rai Storia il docufilm su Marco di Moruzzo
L’ultimo Portabandiera del Patriarcato
Il 31 ottobre 2024, alle 21.10, andrà in onda il film che racconta la storia dell’unico nobile friulano oppostosi all’invasione di Venezia. Una co-produzione ARLeF e Artevideo.
Una vicenda che arriva dal Friuli e potrà essere conosciuta a livello nazionale e non solo, grazie a una co-produzione ARLeF e Artevideo. “Marcho. L’ultima bandiera”, in onda il 31 ottobre 2024, alle 21.10 su Rai Storia (canale 54 dt), all’interno della trasmissione “5000 anni e più. La lunga storia dell’umanità”, porterà nelle case degli italiani un evento rimasto celato per 500 anni e tornato alla luce solo nel recente passato, nel 1986, durante un restauro, grazie a una lettera rinvenuta tra le pagine di un libro, conservato su uno scaffale della casa-forte Brunelde (Fagagna). La storia è quella di Marco di Moruzzo, l’ultimo Portabandiera dello Stato patriarcale di Aquileia, l’unico nobile che si è opposto all’invasione di Venezia, attorno al 1420.
L’annuncio è stato dato in occasione di una conferenza stampa ospitata dalla sede udinese della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, alla quale hanno partecipato Pierpaolo Roberti, assessore regionale alle Autonomie locali; Giorgio Zanchini, conduttore della trasmissione Rai Storia nel cui ambito è programmato il film; Eros Cisilino, presidente dell’ARLeF – Agenzia regionale per la lingua friulana; William Cisilino, direttore dell’ARLeF; Claudio Zorzenon, amministratore delegato di Arte Video; e Marco Fabbro, il regista.
La produzione ARLeF e Arte Video, realizzata con il contributo di Friuli Venezia Giulia Film Commission e del Fondo per l’audiovisivo del Friuli Venezia Giulia, si distingue per l’accuratezza nella ricerca filologica di ogni dettaglio, dai costumi ai luoghi, passando per il contesto storico. Un elemento che restituisce al pubblico un prodotto di grande qualità anche grazie agli approfondimenti storici del prof. Franco Cardini, volto noto del piccolo schermo, medievalista di fama oltre che prolifico saggista, e di Alberto Travain, autore e curatore di vari saggi sulla figura di Marcho; Flavia Maria De Vitt, docente di Storia medioevale all’Università degli Studi di Udine; William Cisilino, direttore dell’ARLeF; Gianfranco Ellero, autore di numerose monografie sulla storia del Friuli.
Protagonista della pellicola è un bravissimo Paolo Mutti nel ruolo di Marcho, affiancato da Aida Talliente nel ruolo della moglie Caterina Arcoloniani, Fabiano Fantini che interpreta Pileo, padre di Marcho, Alessandro Mistichelli nel ruolo di Rizzardo d’Arcano, Lorenzo Acquaviva nel ruolo del Doge Mocenigo e Paolo Fagiolo nel ruolo del Capitano veneziano.
L’assessore regionale alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti, impossibilitato a essere presente, è intervenuto in un video, ricordando la ricca storia del Friuli e sottolineando come «questo docufilm rappresenta un altro pezzo importante della nostra storia, quella con la “s” maiuscola, quella che crea spirito e identità di un popolo e in questo caso di una Regione importante come il Friuli-Venezia Giulia. Quindi vi ringrazio per questa iniziativa, che non soltanto promuove la lingua friulana – come è giusto che sia, e già questo è un fatto lodevole – ma anche perché racconta quelle che sono le radici di una regione composita, formata da diverse esperienze, da diversi tratti identitari, uno dei quali, fondamentale e importantissimo per il nostro territorio, è proprio quello raccontato in questo docufilm».
«Il docufilm è stata l’occasione per scoprire aspetti poco conosciuti e molto affascinanti della storia del Friuli. Ci ha colpito in particolare la vicenda di Marco di Moruzzo, un nobile che da solo ha provato a opporsi a Venezia e a conservare l’autonomia. Così come molto ci hanno colpito l’accuratezza delle ricostruzioni e anche la qualità degli studiosi interpellati. Tra questi, un amico di Rai Storia come Franco Cardini. Grazie per l’occasione che ci avete offerto», ha sottolineato in un videomessaggio Giorgio Zanchini, conduttore, su Rai Storia, di “5000 anni e più. La lunga storia dell’umanità”.
«Il Friuli è una vera e propria “terra d’Europa”, una Heimat dai caratteri socio-antropostorici molto vari, ma al tempo stesso ben delineati all’interno del Grossvaterland europeo: il fatto che il Friuli, come alcuni sostengano, “non sia mai stato propriamente e totalmente italiano” (e che nella sua cultura sopravvivano aspetti anche prelatini e pregermanici se non addirittura preindoeuropei) è a mio avviso un preziosissimo “valore aggiunto”. Le “terre di confine” sono sovente caratterizzate da una storia turbolenta, ma proprio questo le rende più vive e più affascinanti. A chi giudica ciò un fattore di “pericolo per l’identità” bisogna rispondere che le identità dispongono di una dinamica propria a ciascuna di esse: e proprio questo le rende più ricche e flessibili» è il commento giunto dal prof. Franco Cardini.
«È un’opera cinematografica che sottolinea l’importanza della nostra identità millenaria, mettendo in evidenza un periodo storico complesso e cruciale per il nostro Friuli. La lingua friulana, con la quale si esprimono i protagonisti della vicenda narrata, sottolinea una connotazione geopolitica di evidente singolarità nel panorama europeo. Il film è un importante veicolo di conoscenza, non solo per i friulani, ma anche per quanti hanno l’interesse e la curiosità di approfondire queste vicende. Un’opera come questa, nata da una scoperta fortuita quanto eccezionale, è essenziale per comprendere la storia del Friuli e l’evoluzione del popolo friulano che pervicacemente ha tramandato la sua identità nei secoli», ha dichiarato Eros Cisilino, presidente dell’ARLeF.
«In uno degli esergo del suo libro “Storia dei Friulani”, Pier Silverio Leicht osserva che la storia del Friuli raramente assume i tratti di una storia esclusivamente locale, risultando invece quasi sempre intrecciata con eventi significativi della storia europea. Ciò poiché il Friuli è una terra di confine addirittura su tre lati: a ovest col mondo tosco-veneto, a nord con i popoli germanici, e a est con gli slavi. Non sorprende, quindi, sia stata oggetto di contesa, come ai tempi di Marco, per la sua posizione geografica. In ogni caso, la vicenda del Portabandiera di Moruzzo, stagliata sul finire del potere temporale del Patriarcato di Aquileia, è un unicum nella nostra storia, ed ha una grande valenza insieme civile e umana. Ma è quest’ultimo aspetto che fa diventare Marco un “eroe sconfitto” di carattere universale», ha dichiarato William Cisilino, direttore dell’ARLeF.
Particolare soddisfazione è stata espressa da Claudio Zorzenon, amministratore delegato di Arte Video: «Siamo entusiasti di annunciare il nostro primo docufilm storico, una pagina affascinante della storia friulana che grazie anche all’aiuto degli storici cerchiamo di portare alla luce. Questa esperienza è stata straordinaria e ci ha riempito di soddisfazione vedere come la nostra visione sia diventata realtà. Un riconoscimento speciale va ai nostri partner produttivi dell’ARLeF e ai sostenitori del progetto come Film Commission FVG e Fondo Audiovisivo FVG, la cui fiducia è stata fondamentale».
Un sogno che prende forma per il regista Marco Fabbro: «Realizzare un docufilm ambientato nel Medioevo è sempre stato uno dei miei sogni nel cassetto. Da bambino, il primo film di finzione che ho visto è stato Braveheart, e l’impatto che ha avuto su di me è stato straordinario. In fondo, il nostro Marcho ricorda un po’ la figura di William Wallace. Desidero esprimere un sincero ringraziamento ai produttori, al mio co-sceneggiatore, al team di storici, al cast, ai rievocatori medievali e alla troupe: ognuno ha dato il massimo, mettendo cuore, talento e professionalità in questo progetto».
Dopo la messa in onda su Rai Storia, “Marcho. L’ultima bandiera” sarà disponibile anche su Rai Play.
Il film è stato girato in otto diverse location del Friuli e sono state oltre duecento le persone coinvolte nella sua realizzazione: quattro storici, trentatré gli attori, cui si sommano una sessantina di comparse, tra cui anche due neonati, e altrettanti rievocatori. Lo staff, di troupe e post-produzione, era composto da 40 persone.
La pellicola gode della certificazione Green Film, a garanzia della sostenibilità ambientale della produzione.
MARCHO. L’ULTIMA BANDIERA
Docufilm sull’ultimo portabandiera dello Stato del Patriarcato di Aquileia, Marco di Moruzzo
Sinossi
ROMA, 1480.
Rizzardo, discendente dei Signori di Arcano e del nobile Marcho, signore di Moruzzo, è segretario del Camerlengo del Sagro Collegio. Temendo le spie di Venezia, Rizzardo scrive la storia e la nasconde. Marcho è stato l’ultimo alfiere del Patriarcato di Aquileia, l’unico a opporsi all’invasione di Venezia.
UDINE, 1335.
Il patriarca Bertrando consegna il vessillo del Patriarcato a Federico, nonno di Marcho: davanti al Parlamento friulano riunito, tutti giurano fedeltà.
Nel 1385 Marcho è un ragazzino di 15 anni e suo padre Pileo è in seduta al Parlamento friulano. I dissidi politici faranno scaturire una guerra tra Cividale e Udine, terminata nel 1388.
Nel 1409 il padre Pileo muore e il vessillo patriarcale viene ereditato da Marcho, così come il castello di Moruzzo, assieme al cugino Federico. In Friuli imperversa una nuova guerra tra Udinesi e Cividalesi, e quindi anche tra Venezia a favore dei primi e il vicario imperiale a favore dei secondi.
Rizzardo é sempre allo scrittoio, il suo racconto ci porta agli anni successivi: nel 1419 l’esercito veneziano scende in campo a Bottenicco, dove si svolge l’ultima grande battaglia del Patriarcato di Aquileia. Anche la città di Udine cadrà di lì a poco. Tutti i nobili si sottomettono a Venezia, tranne Marcho: nel suo castello, Marcho scopre che perfino la famiglia della moglie l’ha tradito. Il Doge non può lasciare impunito un ribelle nei suoi territori e l’esercito veneziano è ora pronto a stringere d’assedio Moruzzo, come monito per tutta la regione.
Marcho organizza la fuga di suo figlio Pileo. Gli affida il vessillo del Patriarcato, lo abbraccia e lo aiuta a salire a cavallo. L’assedio dura poche ore, Marcho viene catturato e portato nelle prigioni del castello di Udine il 13 marzo 1421. Qui, probabilmente, viene strangolato, il che non impedisce alla Serenissima di procedere, il 19 marzo, alla sua decapitazione nella pubblica piazza “per far saver a tutti li castellani cos’avrebbe portà ribellione contra la Dominante”.
Il figlio Pileo riesce a scappare, ma di lui si perdono le tracce. Meno fortuna toccherà ad altri ribelli, mentre i nobili friulani riavranno i loro beni sotto forma di feudi. Rizzardo ha concluso il suo compito: ora la storia di Marcho è stata scritta, e potrà sopravvivergli negli anni.
Rizzardo ripone la lettera tra le pagine di un libro, su uno scaffale. Di mano in mano, nascosto in un tabarro o stretto a una veste religiosa, il libro attraversa gli anni e raggiunge infine la residenza storica degli Arcano, la casaforte Brunelde. Qui, nel 1986, il libro viene ritrovato durante un restauro.
Tra le sue pagine, ecco la lettera: era rimasta celata per 500 anni.