Giorno della Memoria: l’intervento del rettore Roberto Pinton
«Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare». Il monito di Liliana Segre racchiude il significato profondo del Giorno della Memoria a 80 anni esatti dall’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz.
Ogni anno, il 27 gennaio, la Repubblica italiana ricorda lo sterminio del popolo ebraico (la Shoah), le leggi razziali, la persecuzione dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, chi si è opposto al progetto di sterminio e, a rischio della propria vita, ha salvato altre vite e protetto i perseguitati.
È utile e necessario ricordare il primo articolo della legge n.211 del 2000, promossa da Furio Colombo scomparso in questi giorni, che ha istituito il Giorno della Memoria. Perché questa commemorazione riguarda ciascuno di noi e, soprattutto, la memoria collettiva, che è fondamentale trasmettere affinché non si ripeta mai più quello che è stato giustamente definito come il momento più buio della storia dell’umanità. Perché la memoria collettiva deve tramutarsi in responsabilità collettiva.
Da questa giornata, infatti, deve continuare a venire un monito contro l’odio razziale, etnico, religioso, contro ogni discriminazione e contro le violenze e le sopraffazioni che purtroppo ancora insanguinano molte parti del mondo. Divulgare, trasmettere la conoscenza, è il modo migliore per non dimenticare e onorare il Giorno della Memoria. Il suo significato è stato ben riassunto da Tullia Zevi: «non si può affidare il dovere di tramandare la memoria della Shoah soltanto ai sopravvissuti e ai discendenti delle vittime: siamo tutti coinvolti».
Le Università, grazie al sapere, alla ricerca, al confronto, devono essere uno dei baluardi della memoria e della corretta lettura della storia, contro le intollerabili rimozioni delle atrocità commesse nel passato. Il nostro compito è far sì che la memoria della Shoah sia sempre viva e la nostra coscienza vigile. Perché in tutte le democrazie i diritti umani e la tutela di ogni minoranza e di opinione non sono mai un’acquisizione definitiva, ma un patrimonio di valori da custodire, proteggere, rafforzare e tramandare. Per tutta la comunità di studenti, docenti, ricercatori e personale dell’Università di Udine è un obbligo morale e un dovere istituzionale.
Il rettore dell’Università di Udine
Roberto Pinton