A tu per tu con Barbara Puschiasis, la paladina dei risparmiatori friulani
Il testo della nostra Costituzione enuncia che la Repubblica tutela il risparmio. Una parte essenziale è la protezione di chi lo produce da abusi di chi lo gestisce. La realtà dei fatti però ha dimostrato l’esatto contrario. La catastrofe delle banche venete è una storia di risparmi bruciati, di azionisti sul lastrico e di migliaia di dipendenti che hanno perso il posto di lavoro. C’è dell’altro però, e forse di peggio, nella vicenda dei crack bancari. Dopo anni di crisi è andata in fumo la fiducia degli investitori, quel che ne restava, nelle autorità chiamate a sorvegliare il mondo della finanza. In difesa di chi è stato privato dei propri risparmi si è battuta con fermezza e passione Barbara Puschiasis, avvocato udinese. L’hanno definita la “paladina di risparmiatori”, è stata lei che fin dal primo giorno ha combattuto a fianco dei piccoli risparmiatori friulani contro i grandi poteri finanziari. Un’ancora di salvataggio per chi si è ritrovato i conti fatti a pezzi dalle banche, un punto di riferimento per chi chiede ora chiede giustizia.
Perché sono state tutelate più le banche che i consumatori. Qual è la situazione attuale dei risparmiatori?
“Sicuramente uno degli obiettivi è stato quello della tutela del sistema bancario finanziario italiano. Gli effetti che purtroppo si stanno verificando sul territorio conseguono ad una riforma che purtroppo c’era stata chiesta già alla fine degli anni ’90. Intervenire per adeguare un sistema purtroppo ha determinato queste gravi conseguenze per i risparmiatori. Coloro che si sono visti coinvolti in questa vicenda erano piccoli risparmiatori che ora si ritrovano ad aver perso i risparmi di una vita intera. Persone che nel giro di anni avevano depositato i loro soldi, frutto di sacrifici, in due banche popolari che ritenevano essere due realtà radicate nel territorio. Seguendo il consiglio delle banche, con le quali pensavano di aver stretto un rapporto di fiducia e di affidamento, com si segue il consiglio del medico, hanno investito questi soldi in azioni, descritte quali strumenti sicuri di deposito e che, a differenza delle azioni quotate in borsa, non determinavano oscillazioni tali da intaccare la consistenza del patrimonio. In Friuli Venezia Giulia parliamo di oltre 16 mila azionisti che si ritrovano ora, nella maggior parte dei casi, ad aver perso tutto e quindi oggi ci ritroviamo ad affrontare delle situazioni di gravissima emergenza. Queste persone poi sono state portate a sottoscrivere delle erogazioni di credito per far fronte alla mancanza di liquidità di questi investimenti, ritrovandosi così a rischiare anche la propria casa”.
Quale risposta si può dare?
“Abbiamo cercato di attivare una rete sociale, anche con le istituzioni e con le associazioni di volontariato, per aiutare tutte quelle persone che si trovano in una situazione economica vulnerabile. Chiaramente questo è un peso che ricade sul nostro territorio e che diventa in alcuni casi insostenibile sia per le associazioni di volontariato sia per le stesse istituzioni. Abbiamo chiesto che siano le stesse banche in liquidazione ad intervenire direttamente assieme al governo. Ad oggi le risposte sono state quelle dell’inserimento nella legge di bilancio di questo emendamento sul fondo, che chiaramente è una conquista visto che mai prima d’ora era stato costituito un fondo che andasse a ristorare persone vittime di truffe finanziarie. Ad oggi però questo fondo è solo sulla carta e quindi necessita di avere un regolamento di attuazione, altrimenti resta solo un bello spot che poi non riesce nel concreto a dare una risposta alle esigenze di queste persone. Per quanto riguarda banca Intesa, la stessa aveva annunciato lo scorso autunno di voler mettere a disposizione degli ex clienti un fondo da cento milioni di euro, però subordinandolo a dei requisiti d’accesso, inserendo dei parametri che precludono a tantissimi di trovare soddisfazione. Anche in questo caso siamo ancora in attesa che questa promessa diventi realtà. Ulteriormente ci sono i procedimenti penali che stanno andando avanti”.
Qualcuno pagherà per questo disastro? I responsabili renderanno conto davanti alla giustizia?
“La prima cosa che tutti i risparmiatori truffati hanno chiesto, ancor prima di poter riottenere tutti i soldi, è la giustizia. Io sinceramente sono un po’ dubbiosa sull’esito perché so di per certo che fior fior di penalisti si impegneranno per fare prescrivere i procedimenti penali ad oggi in essere. Abbiamo purtroppo un sistema giustizia che crea molto smarrimento nelle persone. Il tribunale di Roma, per quanto riguarda Veneto Banca, ha autorizzato la chiamata di Intesa Sanpaolo quale responsabile civile nel procedimento penale, dando così la speranza ai risparmiatori, anche quelli che avevano accettato la transazione, di poter chiedere i i danni anche ad Intesa. Il Tribunale di Vicenza invece ha deciso l’esatto contrario. Oggi l’azionista quindi non sa cosa fare. Se non abbiamo un soggetto solvibile sappiamo che ogni azione diventa una sola protesta, una sola richiesta di giustizia senza che poi paghi veramente qualcuno”.
Ci sono degli strumenti che possono tutelare i risparmiatori evitando che si ripetano disastri di questo tipo?
“Dall’analisi del settore bancario e finanziario ad oggi i problemi non sono collegati solo alle azioni delle banche popolari ma anche ad altri strumenti finanziari diversi. L’ultimo caso è quello dei diamanti acquistati quale investimento che in realtà valgono la metà di quello che sono stati pagati. Ci sono poi le criptovalute, i famosi Bitcoin, che sono strumenti non regolamentati. Serve una riforma del sistema bancario che parta da una vigilanza efficiente e dinamica, che riesca ad intervenire in tempi rapidi informando così i clienti che sono quasi sempre gli ultimi a sapere che qualcosa non va. Bisogna lavorare molto poi sull’educazione bancaria e finanziaria del cittadino. Tante volte infatti abbiamo difficoltà a comprendere cosa stiamo sottoscrivendo. Una delle nostre proposte era quella di adottare dei moduli colorati con i colori del semaforo, verde per i strumenti finanziari più cauti, rosso per quelli che possono avere un più alto rischio di perdite. Dobbiamo partire dalle cose semplici, l’eccesso di informazioni che ci vengono date con i contratti attuali va ad abbassare le tutele dei clienti perché tra le righe c’è sempre scritto qualcosa che sono difficili da comprendere e che vanno ad escludere i nostri diritti. Per questo motivo bisogna semplificare il più possibile la materia”.
Quanto è importante l’azione politica in una riforma del genere? C’è la volontà di chi governa di andare a mettere mano su questi temi così delicati?
“La politica è fondamentale. Se le istituzioni non si muovono noi possiamo stare qua a parlare per ore ma le cose non cambieranno. E’ importante che ci sia un lavoro di squadra, aperto e trasparente, con le istituzioni e con tutti gli schieramenti politici. Qui si tratta di valori e di temi che devono accomunare tutti. Giustizia, equità e trasparenza non possono essere temi di un o dell’altro partito. Questo lavoro di squadra nell’ultima fase l’ho intravisto. Abbiamo trovato tutti i gruppi parlamentari e tutti hanno condiviso la nostra linea, impegnandosi a tutelare il risparmio delle famiglie che è la base della nostra economia. Ora che siamo in campagna elettorale noi stiamo prendendo appunti sulle tante promesse fatte dai vari partiti. Più che di promesse però dovremmo parlare di più del modo in cui pensano di coinvolgere le parti sociali. Usciti dalla campagna elettorale non vorrei che i politici si richiudessero nelle loro stanze rendendo così impossibile ogni dialogo. Ci vogliono delle forme di ascolto e di coinvolgimento continuo”.
Qual è lo stato di salute del nostro sistema bancario e finanziario? Quanto possono stare tranquilli i risparmiatori?
“Ci sono gli strumenti per mettere al sicuro i nostri i soldi. Il primo è quello di depositare i nostri soldi su un conto corrente o su un libretto di deposito che così sono tutelati, in ogni caso, fino a 100 mila euro. Poi chiaramente quando si investe bisogna essere consapevoli che un rischio c’è. Bisogna quindi informarsi, studiare cercando così di fare la scelta giusta”.
Come valuta un impegno politico in prima persona?
“La mia scelta è stata quella di uscire da Federonsumatori perché ormai non c’erano più le condizioni ambientali per starci e perché il mio desiderio è quello di continuare quello che ho iniziato a fare assieme ad un validissimo gruppo di persone nonché a tante realtà che ho incontrato in questo percorso. Il mio impegno è nella società civile. Ringrazio anche chi, nel manifestare la sua vicinanza a me, ha cercato di coinvolgermi in un percorso politico ma, come ho precisato sin da subito, il mio attuale impegno è nella società civile, la quale si è stretta attorno a me e che su di me e sul mio gruppo conta per tentare di raggiungere un risultato che è quello della tutela dei consumatori e dell’affermazione dei valori. A me non piace lasciare le cose da me intraprese a metà. Attualmente mi trovo impegnata con i risparmiatori con l’associazione Risparmiatori Attivi che è una realtà nata da quei risparmiatori che mi hanno seguito in questi anni di battaglie frontali per la tutela del risparmio e che, alla luce di quanto accaduto con la precedente associazione, hanno deciso di costruire una realtà assolutamente indipendente, autonoma e del territorio e che abbia un coinvolgimento diretto delle persone. C’è tantissimo entusiasmo, tante persone si stanno avvicinando per far parte di questa realtà”.
il personaggio del mese – Barbara Puschiasis
Il personaggio del mese – Barbara Puschiasis, avvocato udinese che in questi anni ha difeso centinaia di friulani finiti sul lastrico a causa del crack delle banche venete, ci svela i retroscena di questa disastrosa vicenda
Pubblicato da Il Paîs su martedì 27 febbraio 2018