Sempre meno medici in Friuli: entro il 2023 saranno 169 mila i pazienti scoperti. Fontanini denuncia: “Numeri preoccupanti, questa carenza va colmata”
Saranno sempre di meno, e avranno troppi pazienti da gestire: anche se il tono è un po’ catastrofico, potremmo sintetizzare così gli allarmanti numeri circolati nelle scorse settimane sul futuro dei nostri medici di famiglia. Tra 6 anni mancheranno moltissimi professionisti: entro il 2023 ne andranno in pensione circa 280 e ne saranno rimpiazzati solo una parte. Insomma, sono troppi i dottori anziani che lasciano rispetto ai giovani neospecializzati che debuttano. L’allarme suona forte quindi nella nostra regione dove la maggioranza dei professionisti in servizio è nata negli anni che vanno dal 1950 al 1960. Un problema nato quindi dalla mancanza di programmazione e di formazione e che ora dovrà essere al più presto affrontato.
Come? Il Friuli Venezia Giulia sta iniziando ad attrezzarsi aumentando il numero dei posti ai corsi di formazione per la medicina generale. Si stima che circa 15o medici entro il 2020 dovrebbero concludere il loro percorso formativo, entrando così in servizio. Resterebbero però scoperte ancora 13o posizioni, per un totale di 169 mila pazienti in regione che potrebbero così rischiare di restare senza medico.
L’alternativa potrebbe essere la medicina di gruppo, con il supporto di personale infermieristico ed amministrativo per alleggerire il medico della parte burocratica e aumentare il massimale degli assistiti portandolo dal 1300 di oggi a 1500.
Una situazione allarmante alla quale la politica dovrà dare subito una risposta concreta come denuncia il Presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini.
“Anche il Friuli Venezia Giulia sta sperimentando la carenza di personale medico per l’assistenza di base. La Regione ha reso noto l’elenco degli ambiti territoriali in cui c’è necessità di medici e i numeri sono preoccupanti.
Il problema sono i pensionamenti e, quindi, riuscire a programmare in tempo la sostituzione di queste figure professionali. Ho già avuto modo di evidenziare il problema delle scuole di specializzazione, che non riescono a formare in tempi certi e celeri i medici che servono alla nostra sanità.
Per colmare questa grave carenza, bisogna garantire ai laureati l’accesso alle specialitá (non solo a 1 su 2 come finora capita), soprattutto laddove ci sono carenze (MMG e pediatri, appunto, ma anche medicina d’urgenza e altre). Inoltre, gli specialisti devono essere assunti nei molti reparti sotto organico, vista la grande, ma prevista ondata di pensionamenti. Cosí si trova la quadra. Altrimenti i medici vengono formati e poi regalati ad altri Paesi.
Vorrei, inoltre, evidenziare che spesso i nostri giovani, ben preparati dai nostri Licei, devono iniziare a emigrare già da studenti, per andare, magari, a studiare in università di livello più basso di quella di Udine. Da anni sto denunciando, inascoltato, che i numeri per l’accesso alla facoltà di Medicina dell’Università di Udine sono troppo bassi”.