Udine, grazie al restauro tre opere del ‘400 tornano a splendere nei musei della città
La “Madonna col Bambino e i Santi Giovanni Battista e Antonio Abate” di Bicci di Lorenzo e il “Sant’Antonio Abate” e “Un Angelo” di Bartolomeo Caporali tornano al loro splendore originale dopo un attento lavoro di restauro. I tre dipinti su tavole quattrocentesche di area umbro-toscana e appartenenti alle collezioni della Galleria d’Arte Antica dei Musei del Castello di Udine saranno presentate, restituite nel loro splendore originario, venerdì 9 marzo alle 18 nel Salone del Parlamento sempre in castello.
Numerosi, vista l’eccezionalità dell’intervento, i partecipanti all’inaugurazione tra cui il sindaco in carica, Carlo Giacomello, l’assessore alla Cultura, Federico Pirone, il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini, il direttore dei Civici Musei, Romano Vecchiet, le restauratrici dell’Arecon di Campoformido, Daniela Cisilino, Luisa Fogar e Maria Caterina Olivieri, il funzionario storico dell’arte Elisabetta Francescutti e la restauratrice Catia Michielan della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia oltre alla registrar dei Civici Musei Francesca Tesei.
L’intervento di restauro, avviato nel novembre 2016 e conclusosi nell’ottobre 2017, è stato realizzato grazie al progetto “S.O.S. Salviamo Opere Selezionate” dei musei udinesi e al prezioso sostegno della Fondazione Friuli. L’iniziativa, infatti, rientrava nel bando a tema “Restauro beni artistici anno 2015” che la Fondazione Friuli ha istituito in un’ottica di recupero dei beni artistici del territorio e prevedeva l’esecuzione di interventi di restauro su alcuni pregevoli dipinti su tavola quattrocenteschi di area umbro-toscana, appartenenti alle collezioni della Galleria d’Arte Antica del Castello di Udine.
L’evento sarà l’occasione, grazie a un intervento affidato a Francesca Tesei, anche per illustrare le operazioni di restauro e le risultanze della campagna diagnostica condotta sui dipinti, ma anche per ripercorrere, sulla base dei documenti d’archivio recuperati alla Galleria Nazionale dell’Umbria e all’Archivio di Stato di Perugia, la storia della dispersione dei frammenti, nonché quella del loro parziale ritrovamento
Se per la tavola del fiorentino Bicci di Lorenzo (Firenze 1373 – 1452), l’arrivo ai Musei è ben documentato, facendo parte del lascito testamentario ai Civici Musei nel 1919 da parte del medico, musicista e raffinato collezionista di origine friulana Giuliano Mauroner, per i due frammenti di tavola di Bartolomeo Caporali (Perugia 1422 – 1499), montati entro un’unica cornice fino a prima dell’avvio dei restauri, le notizie circa le circostanze del loro ingresso nelle civiche collezioni sono di contro più lacunose.
Il restauro affidato alle restauratrici dell’Arecon è durato quasi un anno ed è stato condotto in stretta sinergia e collaborazione con la Soprintendenza, la cui funzionaria e storica dell’arte, Elisabetta Francescutti, e la cui restauratrice, Catia Michielan, hanno seguito passo passo le varie fasi operative, suggerendo le metodologie di intervento.
Ricerche condotte da Tesei hanno permesso inoltre di ricondurre i due frammenti a una pala smembrata già nel 1774, che apparteneva alla Chiesa di Santa Maria Maddalena a Castiglion del Lago (Perugia), detta “Pala dei Cacciatori”. In considerazione dell’eccellente qualità esecutiva dei due frammenti del Caporali, nel marzo 2017 la Soprintendenza ha ritenuto di protrarre i tempi di restauro, per consentire un’accurata campagna diagnostica, necessaria per un approfondimento tecnico, diagnostico e critico.
Altre parti note della tavola sono oggi conservate in due collezioni italiane: la Galleria Nazionale dell’Umbria a Perugia e la Collezione Federico Zeri di Mentana, tanto da rendere auspicabile, al termine dell’intervento conservativo, una mostra in due tappe (Udine e Perugia) di tutti i frammenti noti.