A Casarsa dopo 77 anni tornano visibili gli affreschi del Glisiut di Santa Croce
L’attesa sta per finire: dopo 77 anni la comunità di Casarsa della Delizia potrà di nuovo ammirare, con la realtà virtuale, per intero gli affreschi della volta dell’abside della chiesa di Santa Croce, distrutti dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale. Con un’innovativo progetto di realtà digitale immersiva, tra i primi del genere in Friuli Venezia Giulia, da sabato 19 febbraio sul sito della Pro Casarsa della Delizia Aps www.procasarsa.org si potranno vedere nuovamente, nella loro magnificenza, gli affreschi perduti capolavoro del XV secolo.
Prima però ci sarà la presentazione ufficiale al teatro comunale Pier Paolo Pasolini giovedì 17 febbraio alle ore 21. La visione gratuita del docufilm “Incanto” (dedicato a don Gilberto Pressacco) sarà infatti preceduta da un momento di svelamento del restauro virtuale degli affreschi. Sarà un modo per ricordare tutti gli attori di questo importante momento per la vita comunitaria e culturale casarsese, reso possibile unendo le forze dei cittadini, della Parrocchia di Santa Croce e Beata Vergine del Rosario, della Pro Casarsa della Delizia Aps e Città di Casarsa della Delizia attraverso la raccolta di fondi integrati poi da Friulovest Banca attraverso la sua iniziativa solidale “Si può dare di più”.
LA CHIESA: Dipinta da Pomponio Amalteo, il genero de Il Pordenone la cui mano s’intravede come fonte d’ispirazione, Santa Croce viene chiamata affettuosamente Glisiùt dai fedeli locali. La chiesa era cara pure a Pier Paolo Pasolini (del quale ricorrono nel 2022 i cento anni dalla nascita), che negli anni della Seconda guerra mondiale in cui tornò a Casarsa, il paese di origine della madre, trasse ispirazione dalla lapide – qui conservata come ex voto per la mancata distruzione da parte dei turchi nel 1499 – per il suo dramma teatrale I Turcs tal Friuli. Ma poco dopo, nel marzo del 1945, i bombardamenti Alleati, diretti verso la vicina stazione ferroviaria in mano ai tedeschi, ne comportarono la devastazione, dalla quale si salvarono pochi dipinti.
LE FOTOGRAFIE: Ma fortunatamente nel 1909 il fotografo Giovanni Caprioli realizzò una serie di scatti delle pareti affrescate. Immagini che fino a oggi, a oltre un secolo di distanza, sono state conservate in Soprintendenza dei Beni culturali a Udine, la quale poi fece realizzare altre serie di scatti nel 1939 e nel 1941 in occasione di alcuni interventi di restauro. Tutte fotografie utilizzate nella ricostruzione.
IL PROGETTO: Da qui è nato il progetto innovativo. Con i fondi raccolti si è potuto procedere alla digitalizzazione e ricostruzione in realtà immersiva degli affreschi perduti, ricollocandoli virtualmente all’interno dell’abside a fianco di quelli superstiti.
Un progetto – coordinato dal presidente della Pro Loco Antonio Tesolin in accordo con il parroco don Lorenzo Camporese e l’amministrazione comunale – partito nella parte testuale dal grande lavoro di ricerca dell’architetto Clelia Mungiguerra ed Ester Pilosio – presidente del Ci.D.I.C (Circolo d’informazione culturale) e ora consigliere della stessa Friulovest Banca sulle origini della chiesa – in quella visiva dalle citate foto storiche di Caprioli e successive sulle quali il fotografo Stefano Ciol ha lavorato in vista delle rielaborazione digitale. L’architetto e fotografo Ferdinando Patini, il fotografo Federico Infanti e l’editore digitale e web designer Davide Lorigliola hanno infine dato vita alla ricostruzione digitale in realtà immersiva che riconsegna la chiesa nella sua completezza.
Hanno inserito gli affreschi recuperati sia in bianco e nero, come nelle foto del 1909 e successive, che in una prima ricostruzione cromatica con metodo di fusione di colore, per procedere successivamente ad una ipotesi di colorazione degli affreschi secondo i canoni e le testimonianze ancora presenti sul territorio di altre opere di Pomponio Amalteo.
IL DOCUMENTARIO: Nella sera del 17 febbraio, dopo gli interventi delle autorità, la visione del documentario “Incanto” che è una sorta di viaggio di scoperta attraverso la ricerca storica e le originali intuizioni di uno dei protagonisti della scena culturale friulana di fine Novecento: don Gilberto Pressacco. Il suo pensiero è stato un caleidoscopio di suggestioni, un continuo gioco di rimandi: dagli studi in ambito musicale al tema della danza sacra e popolare, fino all’avvincente interpretazione dei mosaici della basilica di Aquileia. È l’occasione per riscoprire al cinema l’incanto della basilica aquileiese e dei suoi splendidi mosaici. Ingresso gratuito.