Dazi Usa, Giansanti (Confagricoltura): pericolose conseguenze sul mercato mondiale delle commodities
«Non solo le esportazioni agro-alimentari italiane sono a rischio. Possono essere alterati i normali flussi commerciali delle commodities a livello mondiale a scapito della competitività delle imprese». È l’allarme lanciato dal presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a proposito dei dazi decisi dall’amministrazione Usa sulle importazioni di acciaio e alluminio.
La Cina è il primo mercato di sbocco per le esportazioni agro-alimentari statunitensi e, come ritorsione, ha già fatto sapere che intende tassare l’import di soia dagli Stati Uniti, che lo scorso anno è ammontato in valore a circa 14 miliardi di dollari. Nel caso della soia, non sarebbe un problema insuperabile per gli operatori cinesi sostituire il mancato import dagli Usa con la produzione raccolta in Brasile, da dove già arriva la metà delle importazioni cinesi. Tuttavia, l’impatto sul mercato mondiale sarebbe inevitabile.
«Il secondo importatore al mondo di soia, dopo la Cina – ha rilevato Giansanti – è l’Ue. Un aumento delle quotazioni inciderebbe sui costi e sulla competitività del settore zootecnico».
Le importazioni annuali di semi di soia della Ue ammontano a 14 milioni di tonnellate (in Italia, 1,4 milioni di tonnellate). Per le farine si arriva a 18 milioni di tonnellate (in Italia, 2 milioni di tonnellate).
«Negli Usa le principali associazioni agricole hanno assunto una posizione nettamente contraria ai dazi», ha aggiunto il presidente di Confagricoltura. Secondo l’Associazione dei produttori di soia: «È stato sacrificato il progresso e il potenziale dell’agricoltura americana». Per i produttori di grano le decisioni prese a Washington: «Sono contrarie alle regole del commercio internazionale, che ha garantito la competitività delle imprese».
«Il nostro auspicio – ha concluso Giansanti – è che abbiano successo le iniziative in corso, anche in vista del Consiglio Europeo del 22 e 23 marzo, per scongiurare una guerra commerciale che potrebbe avere effetti molto negativi per il sistema agro-alimentare in Italia, nell’Ue e negli Stati Uniti d’America».