Olio extra-vergine di oliva: si intensifica la produzione all’Azienda agraria dell’Ateneo friulano
Messi a dimora ulteriori 200 olivi. In caso di una buona annata, il 2022 sarà il primo anno in cui l’azienda “Servadei” potrà offrire il nuovo prodotto
Udine, 7 aprile 2022 – L’Azienda agraria universitaria “Servadei” intensifica la produzione di olio-extra vergine di oliva grazie alla messa a dimora di nuovi olivi, che vanno ad aggiungersi agli altrettanti già presenti. Nel caso di una buona annata per la produzione di olive, il 2022 sarà così il primo anno in cui l’azienda agraria dell’università di Udine potrà offrire al pubblico questo prodotto, molito a freddo nel frantoio dell’Istituto Agrario di Cividale.
“La coltura dell’olivo è da tempo considerata interessante per il Friuli e per questo i ricercatori dell’Università di Udine lavorano da una decina d’anni sulla coltura – racconta Raffaele Testolin, docente del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali che ha seguito per anni la coltura dell’olivo – le poche bottiglie prodotte negli ultimi due anni sono state particolarmente apprezzate per la qualità dell’olio, dolce e profumato, tipico delle produzioni di zone fredde vocate all’olivicoltura. Le ultime annate, particolarmente sfortunate per la produzione di olive in tutto il Friuli e nel Carso, non hanno permesso di avviare la vendita del prodotto. Il 2022 – spiega Testolin – dovrebbe essere, se tutto andrà bene, il primo anno in cui l’azienda ‘Servadei’ sarà in grado di offrire, ai propri dipendenti e ai clienti che acquistano regolarmente prodotti agricoli presso l’azienda ‘Servadei’, olio extra-vergine di oliva”.
La coltivazione dell’olivo inizia nell’azienda agraria universitaria nel 2013 grazie a Paolo Ermacora, ricercatore del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali, che, per primo, introdusse una collezione di varietà autoctone, tra le quali Bianchera, Buga, Gorgazzo, Cernica, Drobnica, Cabona, Piasò, Rocca Bernarda e qualche altra, curate con molta passione da Moreno Greatti, tecnico dell’azienda agraria universitaria, che si occupa di frutteti e vigneti e che è diventato negli anni un esperto a livello regionale nella potatura dell’olivo e nella gestione agronomica della coltura.
Nel 2015 viene messo a dimora un oliveto didattico-commerciale di circa 160 piante, con una serie di varietà autoctone e nazionali, coltivate abitualmente in Friuli, tra le quali Bianchera e Gorgazzo, tra le migliori autoctone, Grignano, molto diffuso sulle sponde del lago di Garda e infine Leccino, Maurino e Pendolino, a diffusione nazionale, ma ben presenti da tempo nel Carso Triestino e in Friuli. Su questi impianti sperimentali l’azienda agraria ha condotto prove di impollinazione in collaborazione con i tecnici dell’ERSA e tesi di laurea sui gruppi di incompatibilità dell’olivo. Nello stesso anno, in seguito a una collaborazione tra diverse istituzioni scientifiche del Nord Italia, il professor Testolin allestisce una prova collegiale in sei diverse località, tra cui l’azienda sperimentale Servadei, mettendo a dimora le migliori varietà di olivo del Nord Italia, scelte per la qualità dell’olio e la resistenza al freddo. In questa collezione sono raccolte in prova 15 varietà (Taggiasca, Pignola, Correggiolo di Villa Verucchio, Nostrana di Brisighella, Montelocco, Fiorano, Sbresa, Negrel, Grignano, Rasara/Casaliva, Tondo di Villa/Matosso, Bianchera, Gorgazzo, Savorgnana e Leccino), alcune dell’Appennino parmense, particolarmente interessanti per la qualità dell’olio e per l’elevata resistenza al freddo, manifestata in occasione della gelata del 1985. Infine, grazie all’impulso dell’Ateneo, nel 2022 sono stati messi a dimora altri olivi in un appezzamento liberatosi in prossimità del primo impianto commerciale. “Le varietà impiantate – Grignano, Leccio del Corno, Gorgazzo, Picholine, Itrana e Ravece – come sottolinea il direttore dell’azienda agraria Servadei, Piergiorgio Comuzzo, sono il frutto della dedizione e dell’esperienza maturata da tutti i soggetti coinvolti in questo percorso. Sperin che sedi une buine anade per un bon ueli furlan”.