6 maggio 1976 – 6 maggio 2022, 46 anni dal terremoto che ha segnato la storia del Friuli
Sono ormai passati 46 anni dalle scosse di terremoto che nel 1976 fecero tremare il Friuli, causando centinaia di vittime e profondi danni agli edifici e alle infrastrutture. Nonostante il tempo e la ricostruzione, diventata simbolo della tenacia di una regione, la ferita rimane presente nei ricordi delle persone e nei luoghi colpiti dal terremoto, che raggiunse una magnitudo di 6,4. Era la sera del 6 maggio quando ci fu la prima scossa, con epicentro nei pressi di Osoppo e di Gemona del Friuli. Il Friuli era in ginocchio e serviva agire subito.
Asciugarsi le lacrime, rimboccarsi le maniche e pensare subito al domani, non si poteva fare altrimenti. Subito dopo la tragedia incominciò la ricostruzione, vero e proprio modello virtuoso. Ma la ricostruzione del terremoto non sarebbe stata la stessa senza la cooperazione e la solidarietà: già il giorno del sisma, infatti, moltissimi giovani friulani si unirono alle squadre coordinate dagli enti pubblici per consentire il prima possibile il ritorno alle proprie case. Fu inaugurato così un nuovo modello di ricostruzione, che rimettesse assieme i pezzi per ricostruire le città e i paesi come erano prima del terremoto. Esempio simbolico è il duomo di Venzone che, assieme a quello di Gemona, fu riedificato con le pietre originali.
Il nuovo sistema si mise pienamente in moto nel settembre del 1976, quando una nuova scossa annullò la fatica dei mesi estivi; ma fu a questo punto che si manifestò la forza di volontà dei Friulani, i quali, negli anni successivi furono aiutati da migliaia di volontari provenienti da tutta Italia. Di fatto fu possibile ricostruire gran parte dei Comuni colpiti. Quella del Friuli fu quindi una macchina poderosa, che unì l’efficienza gestionale alla forza e alla determinazione della regione, dimostrando come la solidarietà umana riesca ad attenuare, se non a guarire, anche le tragedie più gravi