L’energia rinnovabile non è di moda, i nuovi decreti mettono a rischio i nuovi impianti
Al convengo sull’energia nell’ambiente svoltosi a Palazzo Torriani, organizzato da Assimpidro ed Elettricità futura in collaborazione con Confindustria Udine, sono emersi dati allarmanti. Gianna Cimenti, presidente dell’Associazione imprenditori idroelettrici del Fvg ha sottolineato alcuni punti critici: «A rischio i nuovi progetti per la nascita di impianti idroelettrici in Friuli Venezia Giulia. Le troppe e mutevoli e controversie leggi e norme emanate in materia di energia sia a livello nazionale che regionale» che fanno sì che «progetti di impianti che hanno già superato la valutazione di impatto ambientale non possano giungere ad autorizzazione. Si tratterebbe non solo di una perdita energetica, ma anche della perdita delle potenziali ricadute economiche ed occupazionali sul territorio».
Una penalizzazione, quindi, per un settore che secondo le stime di Gsa, ha prodotto in regione 420 occupati temporanei e mille stabili. Da qui la considerazione che l’energia «non può essere il “Calimero” della direzione Ambiente, ma va considerato alla stregua degli altri settori produttivi ai quali, peraltro, fornisce il vettore energetico necessario, consentendo lo sviluppo economico e sociale del territorio». Anna Mareschi Danieli, presidente di Confindustria Udine, ha dichiarato: «La disponibilità di energia è un fattore nevralgico per lo sviluppo produttivo, ed è fondamentale per garantire prospettive di sviluppo economico e sociale in ogni territorio. In Fvg i consumi di energia elettrica sono coperti per il 29% da produzione di energia rinnovabile (tra idroelettrica, fotovoltaica e biomasse); la sola idroelettrica incide per il 55% sulla totalità delle rinnovabili, e la nostra regione è settima in Italia con la maggior potenza installata di idroelettrico».
Ora bisogna puntare al 28% di rinnovabili entro il 2030, con un potenziamento di produzione da fonte idroelettrica del +8%. «Per farlo bisogna mantenere in efficienza il parco impianti attuale aggiungendo il contributo dei piccoli impianti». Solo che la bozza del nuovo decreto incentivante le fonti rinnovabili, ora all’esame dell’Autorità di regolazione dell’energia, è deludente per gli operatori e disattende le attese». Sono seguiti gli interventi di Alessandro Ortis, Enrico Carlini, Luciano Barra, Andrea Pellini, Caterina Masotto e Wilfried Klauss. È stato Simone Mori, presidente di Elettricità futura, a concludere i lavori segnalando la «fase critica» in cui l’idroelettrico si trova in questo momento, suggerendo le possibili azioni. A partire dalla definizione dei deflussi minimi, perché altrimenti si rischia di ridurre drasticamente l’operatività degli impianti; alla razionalizzazione e coerenza dei canoni, utilizzati fino ad ora in modo disomogeneo, e infine la necessità di «dare certezza a chi fa investimenti e riaprire incentivi selettivi per il sostegno a nuovi progetti di piccola taglia».