Nota di commento di Confindustria Udine sulla crisi di Governo
“Davvero pensiamo di trovare qualcuno che, consapevolmente, voglia fare la fine di Giovanna d’Arco?”.
Se lo chiede la vicepresidente di Confindustria Udine, Anna Mareschi Danieli – che commenta così la crisi di Governo in atto: “Non ci sono altre parole per definire il teatrino a cui abbiamo assistito ieri. Con una crisi di governo scatenata da un Movimento che non ha votato la fiducia al governo, senza nemmeno votare contro. Con un presidente del Consiglio che si è dimesso pur avendo ancora una maggioranza parlamentare. Con una parte politica, il centrodestra al governo, che è uscita dall’aula pur di non votare né a favore, né contro all’esecutivo Draghi”.
“Il M5s è arrivato a provocare una crisi politica nel momento più sbagliato che esista – prosegue Mareschi Danieli – senza votare contro il governo e senza far dimettere i propri ministri. Lega e Forza Italia, che accusando i Cinque Stelle di irresponsabilità, hanno deciso di mettere fine al governo senza però votare contro l’esecutivo. Di positivo? Il comportamento del ministro Gelmini e l’abbraccio del ministro Giorgetti a Draghi. Un po’ pochino…”.
Ci troviamo in una situazione più che paradossale: un governo sfiduciato avendo ottenuto una maggioranza. E ora tocca ancora a Mattarella, che non può rifiutare nuovamente le dimissioni di Draghi e quindi scioglierà il Parlamento durante la più grave crisi globale del millennio. Si può facilmente immaginare che il decreto di luglio non porterà con sé ciò che speravamo (taglio IVA, riforma del cuneo fiscale, ddl concorrenza, la rata di 19 mld di euro per il 31.12.2022 del PNRR, il paino energia, quota 102…).
E ora? Se guardiamo alla storia, ipotesi che fa anche Mario Monti In un’intervista rilasciata a La Stampa: «Ora Draghi va al Quirinale, ma il governo non è stato sfiduciato e, almeno sinora, le dimissioni non sono state accolte. Vale il precedente del gennaio 1994, quando il presidente della Repubblica Scalfaro ricevette le dimissioni di Ciampi e le respinse. A quel punto, convocò i presidenti di Camera e Senato e indisse le elezioni. Ma il governo restò in sella. Se questo dovesse avvenire, ma dipende naturalmente dal capo dello Stato, il governo Draghi sarebbe nella pienezza dei suoi poteri. Potrebbe andare oltre gli affari correnti in attesa del successore. Con la conseguenza di essere in grado di impostare la legge di bilancio e procedere nella gestione del Pnrr».
Quindi elezioni. A ottobre. “Ma ricordiamoci – osserva la vicepresidente di Confindustria Udine – che i cittadini sono già preoccupantemente sfiduciati, come dimostrato alle ultime elezioni. Molti chiamano alla responsabilità politica… ma se i politici per la maggior parte non riescono più a distinguere il bene del paese dai propri interessi elettorali di che responsabilità pensiamo si facciano portatori? Normalmente, in democrazia, le urne sono una garanzia, ma ora troppi italiani ne temono l’esito, a ragion veduta visto ciò che è accaduto nelle ultime legislature. Rispondere alle esigenze del paese porta consenso elettorale. Giusto. Ma l’elettorato si è visto costretto al preferire il tutto e subito, al pensare “chisseneimporta” del domani, dato che del domani non v’è certezza. Leggi che cambiano in continuazione. Incentivi che portano ad investimenti di medio lungo periodo che vengono cancellati con effetto retroattivo, ribaltamenti continui del diritto… come possiamo pretendere che l’elettorato accetti la lungimiranza di riforme strutturali che portano a peggioramenti immediati in ottica di miglioramenti futuri?”.
“Draghi stava rispettando i target che gli erano stati dettati quando venne messo alla guida del paese – osserva Mareschi Danieli -. E non ci va bene. Davvero pensiamo che un altro Draghi si rimetterà mai in questa condizione? Davvero pensiamo che chi ha qualcosa da perdere decida consapevolmente di fare la fine di Giovanna d’Arco?”
“Siamo di fronte a un evento negativo per il Paese – conclude la vicepresidente -. Una soluzione si dovrà trovare per forza. Auspichiamo sia adeguata a gestire una situazione più che delicata, che vede un debito pubblico di enormi proporzioni, un’inflazione galoppante, una crisi energetica epocale e un conflitto in corso, per citare soltanto gli elementi di maggior rilievo. Bisogna pensare al bene del Paese, delle famiglie e delle imprese.