Caso Regeni. Parlano i genitori: “Siamo stati abbandonati”
Nel corso di un dibattito sulla difesa dei diritti umani in ambito internazionale, organizzato dall’Ordine degli Avvocati di Genova, i genitori del ricercatore di Fiumicello, ucciso in Egitto e trovato morto al Cairo il 3 febbraio 2016, hanno nuovamente rotto il silenzio sulla triste vicenda.
I genitori si sentono abbandonati
«Ho fiducia nella legge, nei bravi Avvocati e nella buona stampa, e abbiamo tanta solidarietà dai social – ha dichiarato la madre Paola – però ci aspettavamo di più da chi ci governa. Dal 14 agosto, quando il premier Gentiloni ci ha annunciato che l’Ambasciatore tornava in Egitto, siamo stati abbandonati».
Per i parenti di Giulio Regeni la sensazione di «abbandono» da parte del Governo è dovuta soprattutto alla decisione reinviare al Cairo l’Ambasciatore italiano dopo quasi un anno e mezzo di sede vacante e di forti tensioni diplomatiche, scatenate da quella che, in Italia, è stata vissuta come scarsa collaborazione giudiziaria da parte delle autorità egiziane. La volontà di ricercare la verità è stata ribadita lo stesso giorno dell’insediamento del nuovo ambasciatore, Giampaolo Cantini, il 14 settembre 2017, dall’allora Ministro degli Esteri, Angelino Alfano, in un incontro a Londra con l’omologo egiziano Sameh Shoukry. Ma così non è andata, secondo i genitori di Giulio, che si sono comunque detti «decisi ad andare avanti anche a piccoli passi».
«Combattiamo per Giulio – ha sottolineato il padre Claudio – ma anche per tutti quelli che possono trovarsi in situazioni simili a quelle che lui ha vissuto».
L’Avvocato della famiglia, Alessandra Ballerini, ha ricostruito i depistaggi portati avanti dalle autorità egiziane e ricostruito la complicata vicenda.
«Il corpo di Giulio parla da solo – ha chiarito la Ballerini – e si difende da solo. Fin’ora siamo arrivati a 9 nomi di poliziotti egiziani implicati nel caso».
Le dure parole del pm Enrico Zucca
Presente all’evento anche Enrico Zucca, ora sostituto procuratore presso la corte d’Appello di Genova e tra i magistrati del processo Diaz, che ha accostato i fatti del G8 2001 di Genova alla vicenda Regeni, lanciando pesanti accuse e aprendo una riflessione sulla gestione delle crisi da parte dei vertici istituzionali.
«Chi coprì i torturatori di Genova è ai vertici della Polizia , come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro? – ha dichiarato il pm – L’11 settembre 2001 e il G8 hanno segnato una “rottura” nella tutela dei diritti internazionali. Lo sforzo che chiediamo a un paese dittatoriale è uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper fare per vicende meno drammatiche».
Zucca non è nuovo a critiche nei confronti dei vertici della Polizia di Stato e, in passato, era finito sotto accusa per alcune dichiarazioni sui fatti del G8, ritenute lesive della dignità delle Forze dell’Ordine. A quanto si è potuto apprendere, il Ministero della Giustizia acquisirà gli atti relativi alle ultime dichiarazioni fatte dal pm sul caso Regeni, per valutare eventuali illeciti.