B#Side the River in mostra al rifugio antiaereo di Piazza I maggio a Udine
In mostra le opere realizzate dai dieci artisti internazionali ospiti dell’omonimo festival che si è svolto nel corso dell’estate sul territorio regionale
Un festival itinerante concepito nel segno dell’arte e della performance, per connettere al territorio regionale alcune delle più note e affermate personalità dell’arte contemporanea del nostro tempo: dieci residenze e dieci artisti internazionali hanno scandito, nei mesi di giugno e luglio 2022, l’inedita kermesse B#Side the River, un progetto promosso dall’Associazione di promozione artistica e culturale IoDeposito, sotto la direzione artistica di Chiara Isadora Artico, legato al fiume Isonzo, al suo rapporto con il territorio della nostra regione, il suo ruolo storico e la sua dimensione contemporanea per le genti e le comunità di confine. L’edizione 2022 di B#Side the River si è concentrata su una vasta area regionale, dell’Isontino, dell’alto e basso Friuli, coinvolgendo in particolare i centri di Gradisca d’Isonzo, Cervignano del Friuli, Ruda, Monfalcone, Farra d’Isonzo, Sagrado, Staranzano, Fogliano Redipuglia e Mariano del Friuli, Osoppo, Gemona del Friuli, Venzone e Cave del Predil. Fulcro del festival sono state le residenze di dieci artisti internazionali, che hanno agito sulla riscoperta della storia recente di questi luoghi in rapporto alle comunità del territorio, parte attiva in varie fasi del progetto.
Filo rosso del progetto era la rilettura della narrativa storica legata alle terre friulane che corrono lungo il fiume Isonzo, attraverso metodologie artistiche che hanno coinvolto la popolazione locale: si sono, infatti, attivate le pratiche partecipative dell’arte contemporanea fra performance, arte digitale e arte visuale. I linguaggi più innovativi e partecipativi dell’arte contemporanea si fondono con la ricerca storica, alimentati dalle testimonianze di chi vive sul territorio, confluendo in un ritratto che identifica il fiume Isonzo come spartiacque tra est e ovest del mondo.
Obiettivo era la creazione di opere d’arte inedite, nutrite della memoria collettiva che risiede nei luoghi e che confluiscono adesso nella mostra allestita a Udine, in uno spazio che ben corrisponde alle tematiche innervate dall’edizione 2022: è, infatti, il Rifugio Antiaereo di Piazza I Maggio ad ospitare le opere tra il 15 ottobre e il 6 novembre (con replica a Trieste dal 10 al 27 novembre). In mostra videoarte, spatial installation, elaborazioni fotografiche, pittura gestuale, durational performance, tutte incentrate, appunto, sul ruolo storico del fiume Isonzo. Il vernissage per il pubblico è in programma, venerdì 14 ottobre, alle 17.00.
Proprio in occasione di questo evento inaugurale, attesa un’esclusiva durational performance concepita appositamente per l’occasione da Andreja Kargačin: originaria di una parte “multietnica e paradossale” dei Balcani, la giovane artista serba di Novi Sad dà forma al suo interesse per le aree grigie della storia e per il ruolo della memoria collettiva attraverso il lavoro sul corpo, introiettando la lezione di Marina Abramović, di Mladen Miljanović e di altri indiscussi performer che hanno dato voce ai Balcani nel contemporaneo. L’atto performativo dell’artista – che era già stata protagonista di una delle più intense azioni artistiche del Festival durante la sua residenza a Gradisca d’Isonzo – sarà ispirato alla storia delle donne della nostra regione e introdurrà numerosi elementi iconografici capaci di suggestionare lo spettatore con rimandi sacri e pagani: inginocchiata per ore senza muoversi, in un rotondo e candido cerchio di paglia, seminuda, con vesti bianche che evocano l’arte antica e la statuaria classica, l’artista, come la Maddalena in un telero tizianesco, comunicherà allo spettatore anche attraverso la presenza di simboli iconografici presenti nel perimetro performativo. L’atto performativo si svolge attraverso la centralità del corpo dell’artista (privato del suo valore erotico e rivestito di significati simbolici) e si configura come un atto suggestivo e poetico per lo spettatore, anche in virtù della sua difficoltà per l’artista: si tratta di una durational performance in cui l’artista si impegnerà per circa tre ore, a discapito delle condizioni climatiche o di comodità, nell’arco delle quali i visitatori potranno assistere integralmente all’atto performativo, oppure parteciparvi soltanto in alcuni momenti.
In mostra l’artista slovena Đejmi Hadrović classe 1988, che vive e lavora in Egitto, l’artista multidisciplinare neozelandese di origine cambogiana Lang Ea, che esplora le sfide della guerra e dei suoi traumi, l’artista serba Andreja Kargačin, 23 anni, originaria di Novi Sad, approdata al linguaggio della performance partendo da un retroterra nella danza e dagli studi di arte drammatica a Belgrado, l’artista turca Gülhatun Yıldırım, nota per i lavori performativi legati all’acqua. Ancora, l’artista multidisciplinare svedese Ingrid Ogenstedt orientata a disegni e installazioni di grande dimensione con particolare interesse per la land art; l’artista belga Nathalie Vanheule, che attraverso installazioni e performance ad alto impatto emotivo esplora tematiche universali quali la vita e la morte, la vanità delle cose, la fragilità dell’esistenza umana, l’artista italiana Marta Lodola, attiva in Germania, specializzata in performance art, e particolarmente interessata all’identità femminile all’interno della società contemporanea – che lavora tramite autoscatto fotografico, video e illustrazioni, atti performativi site-specific – l’artista sloveno Boris Beja, che riunisce nella propria pratica artistica scultura, disegno, collage e fotografia. Si prosegue con l’artista performativa canadese Holly Timpener nota per le sue indagini sulle tematiche legate all’identità di genere, con performance che promuovono la consapevolezza del rapporto con il corpo, infine, l’artista olandese Deimion “Peim” van der Sloot: di formazione multidisciplinare, si divide tra arti visive, design e performance.