Centri massaggi cinesi trasformati in case a luci rosse. Giro d’affari impressionati: ogni ragazza guadagnava dai 5 ai 10 mila euro al mese
Ufficialmente avrebbero dovuto essere dei centri massaggi, nella realtà invece non erano altro che delle vere e proprie case a luci rosse dove molte ragazze cinesi si prostituivano. Le giovani ricevevano regolarmente i clienti in questi centri mascherati in tutto il Friuli, da Tricesimo a Remanzacco, da Campoformido a Cervignano, fino a Pradamano e Palmanova. Una vera e propria rete organizzata minuziosamente, attiva dal mattino fino alla tarda sera, che produceva un giro d’affari davvero ingente.
Ogni prestazione sessuale costava dai 50 fino ai 500 euro, in base al tipo di rapporto. Ai clienti veniva rilasciata perfino una specie di ricevuta, quasi sempre di trenta euro, per il solo massaggio. Era proprio per questa mansione che le ragazze, reclutate via internet come prostitute, venivano regolarmente assunte, con uno stipendio mensile minimo, così da evitare ogni sospetto. Gli incassi invece degli appuntamenti venivano divisi a metà tra ragazze e proprietari. Diciottomila euro al mese, suddivisi, diventavano novemila ciascuna. Un flusso di soldi impressionante che veniva poi trasferito in Cina. Ed era pure prevista la carta fedeltà: ogni cinque o dieci appuntamenti, ce n’era uno in omaggio oppure scontato.
I gestori poi, per non farsi rintracciare, utilizzavano anche false identità o si appoggiavano a dei prestanome, anch’essi cinesi di cui “affittavano” l’identità. Si trattava quasi sempre di un connazionale che risultava ancora titolare di un regolare permesso di soggiorno, ma che in verità era già rientrato in patria.
Le indagini dei Carabinieri hanno portato all’arresto di diciassette persone con l’accusa di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento personale. Altre ventiquattro invece sono state denunciate a piede libero.