Via Mercatovecchio non è fatta per i disabili: solo il 40% degli esercizi pubblici è accessibile
Il 60% degli esercizi pubblici di via Mercatovecchio non è accessibile ai disabili. È il risultato dell’indagine svolta dal laboratorio “Space Lab” del dipartimento politecnico di ingegneria e architettura dell’Università di Udine in collaborazione con il Comune che ha avviato una riflessione sull’eliminazione delle barriere architettoniche nelle unità commerciali e direzionali del cuore cittadino.
A presentare in anteprima lo studio l’architetto Livio Petriccione del gruppo di lavoro, nel corso dell’incontro che si è svolto in Camera di Commercio nell’ambito dell’evento Future Forum dal titolo “Patrimonio pubblico. Vuol dire che è di tutti. Progettare l’accessibilità. Nei siti, nei musei, nella città”. Queste le dichiarazioni dell’assessore Enrico Livio Petriccione: «L’amministrazione ha il dovere di garantire l’accessibilità negli spazi pubblici, come strade e marciapiedi. Per questo il progetto di pedonalizzazione di Mercatovecchio già prevede l’eliminazione sia delle barriere architettoniche, con l’innalzamento del livello strada a quello dei marciapiedi a cui si affacciano i portici degli edifici privati, sia dei numerosi dissesti che attualmente ci sono sulla via».
Per rispondere alle esigenze dell’accessibilità, del bene pubblico e dei privati, Comune, Università e Criba hanno concordato di dare vita a uno studio che potesse determinare, da un lato, lo stato dell’arte e, dall’altro, «individuasse le occasioni per abbattere le barriere con determinati tipi di interventi permanenti nella logica preferibile di un rifacimento degli ingressi ai vari esercizi o, laddove non fosse possibile, nel caso in cui il proprietario fosse impossibilitato, con l’installazione di rampe mobili a chiamata», spiega Christina Conti, docente di tecnologia dell’architettura esperta di accessibilità ambientale, responsabile scientifica insieme a Giovanni La Varra del gruppo “Space Lab”, laboratorio che si occupa di nuovi spazi di riuso, valorizzazione del patrimonio edilizio, innovazione tecnologica e processi produttivi. «In sostanza abbiamo messo in campo un team e un metodo di analisi che può essere utilizzato anche in altre vie della città e allargato ad altri tipi di disabilità, non solo motoria come in questo caso. L’obiettivo del lavoro svolto è stato quello di agire in un’ottica di inclusione sociale in cui è doveroso muoversi per garantire maggiore autonomia possibile a tutti quelli che fruiscono dei beni della nostra città. È un valore aggiunto per la nostra comunità dalla chiara impronta etica e sociale ».