Confcooperative Alpe Adria: +11,7 % l’occupazione, ma preoccupa il futuro
Ripresa trainata da cooperative sociali e di lavoro. Il settore culturale è ancora sotto i livelli pre-pandemia
Crescono ricavi e occupazione nel mondo cooperativo dopo la pandemia, ma sale anche la preoccupazione circa i contraccolpi che costi energetici e congiuntura economica potrebbero avere nei prossimi mesi. Confcooperative Alpe Adria, l’associazione che riunisce 394 cooperative delle province di Udine, Gorizia e Trieste, diffonde i dati sull’andamento del comparto elaborati dal proprio Ufficio studi. A margine del Consiglio direttivo di fine anno dell’Associazione, la presidente Paola Benini sottolinea i segnali di ripresa dopo due anni difficili segnati dalla pandemia e dai suoi riflessi sull’economia, ma non nasconde i segnali d’allarme: «La cooperazione ha realizzato una crescita importante con l’occupazione aumentata dell’11,7 per cento rispetto al dato pre-pandemia del 2019, e ricavi in crescita del 14,3 per cento. Numeri che, tuttavia, nascondono una situazione estremamente differenziata che vede soffrire, in particolare, le cooperative di più piccola dimensione, mentre tutto il mondo cooperativo ancora fatica a recuperare margini di redditività che permettano di guardare al futuro con maggiore tranquillità dopo che la pandemia ha eroso riserve e sottoposto a un forte stress sia la tenuta patrimoniale che quella occupazionale».
I lavoratori delle imprese aderenti a Confcooperative Alpe Adria hanno comunque aggiunto le 12.742 unità con i ricavi a oltre 564 milioni di euro. I dati diffusi dall’Associazione indicano una crescita a due cifre in diversi comparti, in particolar modo tra le cooperative sociali (+21 per cento in ricavi, +14 per cento gli addetti, confermando il ruolo fondamentale e crescente delle cooperative nel settore del welfare pubblico e privato) e tra quelle di lavoro e servizi, con queste ultime in crescita del 13,2 per cento in ricavi e del 10,3 per numero di addetti.
Confcooperative non nasconde, però, forti elementi di preoccupazione per i prossimi mesi (i dati riguardano, infatti, i bilanci depositati dalle imprese nei mesi scorsi), a causa dell’incremento dei costi energetici e di approvvigionamento di materie prime, che stanno impattando in diversi settori, in particolar modo nel comparto agricolo e in quello del consumo, quest’ultimo colpito anche da un diffuso calo degli acquisti delle famiglie a causa del caro-bollette.
«Permangono le preoccupazioni per il possibile andamento dei costi operativi e degli investimenti nel primo semestre 2023 – sottolinea il direttore generale di Confcooperative Alpe Adria, Paolo Tonassi – soprattutto se dovesse perdurare il quadro internazionale particolarmente critico con i suoi riflessi su materie prime, export ed energia. Da segnalare, inoltre, che il comparto culturale e turistico, quello più colpito dalla pandemia, ha ripreso ad assumere ma nel dato aggregato i ricavi, in crescita rispetto al 2020, sono ancora inferiori al livello pre-Covid del 2019».
Confcooperative Alpe Adria, intanto, guarda già al 2023: «Per i prossimi mesi puntiamo a una campagna per sostenere start up di nuove imprese e i workers buy out, cioè le trasformazioni in cooperativa di imprese in crisi o in fase di passaggio generazionale», conclude Benini.