Elezioni Udine, Bertossi corteggiato e poi scaricato: “Rispetto a chi ama veramente Udine è prevalso chi ama la propria poltrona”
Enrico Bertossi, candidato sindaco della lista Prima Udine, non ha affatto digerito il modo in cui il suo nome è stato prima corteggiato, poi buttato nel tritacarne mediatico ed infine gettato nella spazzatura. In 48 ore, Bertossi, è passato dall’essere il candidato del centrodestra all’essere scartato da chi gli ha preferito Pietro Fontanini.
Insomma, sedotto e abbandonato, come era accaduto pochi giorni prima a Renzo Tondo per la corsa a Trieste.
“Al di là degli schieramenti politici la mia priorità non è mai stata una poltrona, un incarico, ma la promozione e il benessere del territorio e delle persone che rappresentavo. E’ chiaro che rispetto a chi ama veramente Udine è prevalso chi ama la propria poltrona e nessuno ha più alibi su una presunta nostra mancanza di disponibilità al dialogo. Per battere Martines e la giunta Honsell sarebbe stato necessario compattare tutta la vasta area di opinione di cui fanno parte gli elettori delusi del centrosinistra. Soloo unita tutta quest’area può pensare di vincere, ma nel momento in cui ci si presenta divisi la partita diventa difficilissima, è giocabile, ma difficilissima. Per questo motivo quando sono stato contattato tra giovedì sera e venerdì mattina e mi è stata prospettata la possibilità di ricompattare l’area del cambiamento, non avevo certo motivo di negare il mio assenso” ha chiarito Bertossi svelando i retroscena di ciò che è accaduto.
“Il centrodestra nelle sue varie articolazioni dopo ben ventitré anni di opposizione non è in grado di trovare un candidato autorevole con un programma in grado di risolvere i numerosi problemi che ci lascia in eredità la pessima gestione decennale Honsell. Ritornano i visitors per cui un nostro candidato sindaco si decide a Trieste tra triestini e si proietta qui uno da Campoformido a digiuno della conoscenza dei problemi e della storia. E’ chiaro che rispetto a chi ama veramente Udine è prevalso chi ama la propria poltrona e nessuno ha più alibi su una presunta nostra mancanza di disponibilità al dialogo”.