Italiani all’estero: a Lione una conferenza sull’Istria ed il Giorno del Ricordo
In occasione del Giorno del Ricordo, su impulso dell’Associazione “DACI” (Discendenti degli ex-combattenti italiani) e del suo Presidente Danilo VEZZIO, l’Istituto Italiano di Cultura di Lione ha organizzato, per la prima volta in Francia, una conferenza volta a conoscere meglio l’Istria, la sua storia e le sue vicissitudini del secolo scorso. In presenza della Direttrice Anna PASTORE, del Console Generale d’Italia Pierangelo CAMMAROTA e di un folto pubblico italiano e Francese, la conferenza è stata tenuta da Graziano DEL TREPPO, ex-Presidente del COMITES di Chambéry ed ex-coordinatore del Patronato INAS in Francia, Istriano, nativo di Pola.
“Sapevamo – ci confida Danilo VEZZIO – che la famiglia di Graziano DEL TREPPO aveva sofferto a causa del regime comunista jugoslavo: lavori forzati per il papà, prigione per la mamma, troppo religiosa… e soprattutto per l’esodo. Ho pensato che era la persona più adatta per farci prender coscienza dei valori del Giorno del Ricordo. La sua conferenza, particolarmente equilibrata, è stata molto apprezzata da tutti i presenti”.
“Ho constatato da sempre che l’Istria è poco conosciuta – afferma DEL TREPPO – non solo dai Francesi ma anche dagli Italiani che magari vi si sono persino recati in vacanza…!
Ho voluto sottolineare la specificità dell’Istria come regione europea di frontiera in cui sono vissuti insieme Istriani di cultura istro-veneta in particolare nei centri urbani e le città sul mare come Parenzo, Rovigno e Pola e Istriani di cultura istro-croata piuttosto nelle zone più interne.
L’Istria era stata per molti secoli in parte sotto la Repubblica di Venezia e in parte sotto l’Impero Austro-Ungarico. Con la fine della Repubblica di Venezia (ad opera di Napoleone) e poi in seguito alla caduta dello stesso Napoleone, nel 1815 tutta l’Istria passò sotto l’Austria fino alla fine della Prima guerra mondiale, quando divenne italiana, nel 1918.
Si deve constatare che il regime fascista instauratosi nel 1922 ha commesso gravi errori, per non dire colpe, che operando in Istria un’italianizzazione forzata degli Istriani di cultura croata o slovena, dei cognomi, con la proibizione di parlare o insegnare il croato, l’allontanamento di impiegati pubblici, insegnanti, sacerdoti, chiusura dei centri culturali, giornali, proibizione di ogni pubblicazione (persino il catechismo), senza dimenticare i campi di concentramento italiani dell’isola di Arbe o di Gonars nel Friuli, poco noti, in cui furono internati e perseguitati molti croati e sloveni.
Lo scopo principale della mia conferenza, nell’ambito del GIORNO DEL RICORDO, è stato quello di rievocare soprattutto gli eventi sopravvenuti con la caduta del fascismo nel 1943 e l’armistizio dell’8 settembre quando i partigiani comunisti iniziarono ad impadronirsi dell’Istria e quindi cominciarono le violenze contro la popolazione italiana considerata come fascista, gli arresti e le esecuzioni di persone innocenti, soprattutto con il supplizio feroce e barbaro delle foibe, questi baratri carsici profondi parecchie decine e addirittura centinaia di metri, numerosissimi in Istria e nel Carso. Nelle foibe venivano gettati talora i cadaveri di vittime già uccise ma spesso uomini e donne ancora vivi. Talora i comunisti arrivavano nei vari paesi di notte, prelevavano uomini e donne dalle loro case, li caricavano sui camion, li portavano nei boschi sull’orlo della foiba, li legavano col fil di ferro, sparavano al primo della fila che cadeva trascinando gli altri ancora vivi…
Il clima di terrore si ripeté nell’aprile 1945, anche a Trieste e dintorni.
Si stima che nelle foibe sono morte almeno ottomila, ma probabilmente di più, persone, non solo fascisti, ma anche tanti innocenti e persino 80 preti (come don Angelo Tarticchio il cui corpo riesumato da una foiba aveva sulla testa una corona di spine!).
Questo clima è continuato fino al Trattato di Pace di Parigi, il 10 febbraio 1947, ma anche dopo, con processi del popolo e condanne ai lavori forzati ecc.
Il Trattato di Pace prevedeva l’opzione: chi voleva restare in Istria diventavano jugoslavo e chi optava per la nazionalità italiana poteva partire.
Comunque lo scopo dichiarato delle nuove autorità comuniste era quello di far partire il più gran numero di italiani.
L’esodo!
“Anche la mia famiglia ebbe a soffrire, con il processo al papà nel 1948 come “nemico del popolo” (era macellaio!) e l’imprigionamento della mamma per “propaganda religiosa non autorizzata” (era andata a pregare in una chiesetta fuori del paese…).
I miei genitori avevano optato fin dal 1947 per partire in Italia, ma fummo autorizzati a partire solo nel 1951.
L’esodo si era rivelato inevitabile: non si poteva più restare con quel regime. Fu una grande sofferenza abbandonare tutto, passare 4 anni nei campi profughi a l’Aquila e poi Torino, sistemati in condizioni di promiscuità e di estrema povertà… Io ero bambino e non mi rendevo bene conto della sofferenza dei miei genitori: lo capìi a poco a poco maturando negli anni…”
Gli Italiani “rimasti”.
Del Treppo ha parlato quindi della presenza attuale degli Italiani “rimasti” in Istria, che sono ovviamente oggi una minoranza, e delle difficoltà di comunicare con gli Italiani “partiti” anche se lentamente i contatti riprendono.
Questi “rimasti”, e ormai i loro figli e nipoti, hanno il merito di aver salvaguardato, in un ambiente di cultura croata o slovena, la cultura e la lingua italiana, con delle scuole italiane tuttora funzionanti, con l’importante Casa Editrice EDIT e le sue pubblicazioni tra le quali il quotidiano “La Voce del Popolo”, la televisione di Capodistria ecc., tutto questo grazie anche agli aiuti del Governo italiano.
Gli scrittori Istriani
Per concludere Graziano DEL TREPPO ha presentato alcuni scrittori istriani e le loro opere, che consiglia fortemente di leggere:
- in primo luogo il grande Fulvio TOMIZZA col suo romanzo “La miglior vita”, Premio Strega 1977, che incoraggia fortemente tutti a leggere,
- Nelida MILANI, scrittrice vivente rimasta a Pola, col suo bel volumetto “Una valigia di cartone”,
- Anna Maria MORI “Nata in Istria”, e “Bora” (quest’ultimo scritto insieme da Nelida Milani e Anna Maria Mori),
- Marisa MADIERI, “Verde acqua”
- Ligio ZANINI, rimasto in Istria (deceduto nel 1993) con la sua storia personale e drammatica: “Martin Muma”.
A cura della DACI-Discendenti Ex-Combattenti Italiani a Lione
Foto anteprima: il Console Generale Dott. Pierangelo Cammarota con Graziano Del Treppo