Stretta sul credito alle Pmi: in Fvg costa di più e se ne conta di meno
I dati aggiornati sul costo e l’erogazione dei crediti alle Pmi del Friuli Venezia Giulia con elaborazione Ufficio studi Confartigianato su dati Bankitalia.
Il presidente di Confartigianato Fvg, Tilatti: «Un problema, perché si limita la competitività delle imprese. Inoltre, a subire di più il fenomeno sono le imprese edili, già gravate dalla cessione dei crediti legata al Superbonus». Appello al sistema bancario
Meno credito e più caro per le realtà produttive più piccole del Friuli Venezia Giulia. Lo certificano i dati di Bankitalia rielaborati dall’Ufficio studi nazionale di Confartigianato e confermati dall’indagine congiunturale effettuata dall’Ufficio studi di Confartigianato Imprese-Udine. «Siamo preoccupati – afferma il presidente regionale di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti -, perché gli associati lamentano crescita delle commissioni bancarie, aumento dei tassi di interesse e anche una netta difficoltà di accesso al credito, per ottenere prestiti e finanziamenti». Se si aggiunge che tali criticità in Friuli Venezia Giulia registrano un picco per le realtà dei servizi e, soprattutto, per il comparto edile già gravato dal problema della cessione dei crediti per il Superbonus, «si può comprendere quanto la stretta sul credito pesi significativamente sulla possibilità per le imprese di restare competitive. Proprio quando gli obiettivi del Pnrr su transizione ecologica e digitalizzazione impegnano in particolare queste realtà». Il presidente di Confartigianato Fvg esprime inoltre la preoccupazione «di un tessuto produttivo che deve fare i conti con un sistema che, anziché supportare e favorire un’economia impegnata anche a recuperare le perdite degli anni del Covid, sembra favorire una selezione darwiana». Da qui l’appello «al sistema bancario, con l’auspicio che arrivi anche alla Bce – perché presti attenzione e sostenga le piccole medie imprese, motore dello sviluppo socio-economico dei territori».
Nello specifico, negli ultimi sei mesi del 2022 il Tae, cioè il tasso di interesse effettivo a carico delle imprese del Friuli Venezia Giulia con prestiti bancari in essere è aumentato di quasi 145 punti base e si tratta del secondo maggiore aumento a livello nazionale, preceduto solo da quello registrato in Valle d’Aosta, che arriva a 171 punti. «Sono numeri che dicono, senza possibilità di smentita che il rialzo dei tassi di interesse applicati dalle Banche centrali si trasferiscono al costo del credito – afferma Tilatti -, come del resto conferma anche Bankitalia nei suoi rapporti».
All’aumento del costo del denaro in Friuli Venezia Giulia nello stesso periodo si associa anche una diminuzione dei prestiti bancari concessi alle Pmi: -5,6%, cioè più del doppio della contrazione registrata dalle aziende di maggiori dimensioni, che hanno sopportato un -2,5 per cento.
Il tasso di interesse applicato resta di poco superiore alla media italiana, 4,3% contro 4,2%, e sicuramente più contenuto che nelle regioni del Sud, ma sensibilmente più elevato di quello pagato in Lombardia (3,8%) oppure in Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna e Veneto (3,9%).In Friuli Venezia Giulia risultano ora più cari i prestiti bancari nel comparto delle costruzioni (5,6%) e nei servizi (4,9%), segno di una maggiore rischiosità finanziaria percepita in questi settori. Si tratta di tendenze che sono confermate dall’indagine congiunturale sull’artigianato friulano condotta con riferimento allo stesso periodo (II semestre del 2022) dall’Ufficio Studi di Confartigianato-Imprese Udine: il 39% degli intervistati ha infatti lamentato la crescita delle commissioni bancarie e il 33% l’aumento dei tassi di interesse quali criticità competitive; il 25% ha inoltre segnalato una netta difficoltà di accesso al credito, ossia nell’ottenere prestiti e finanziamenti.
La tendenza si sta confermando nel 2023, per «debolezza della domanda e criteri di offerta più stringenti», spiega Bankitalia nel Bollettino 2/2023, con un inasprimento dei criteri di offerta sui prestiti alle imprese «riconducibile principalmente a una più elevata percezione del rischio e a una minore tolleranza dello stesso da parte degli intermediari»