Gli aspetti etici dell’intelligenza artificiale da non sottovalutare
Tra qualche anno sarà il nostro gemello digitale (Digital Twin) ad assumere un farmaco prima di noi per informarci sulla bontà di una terapia prescritta dal nostro medico con l’ausilio di una grande banca dati e di potenti algoritmi predittivi.
L’intelligenza artificiale (IA) è destinata a modificare la nostra società e il fare impresa. Non bloccheremo (ammesso che lo si debba fare) nemmeno questa innovazione. Vi sono, però, dei rischi e soprattutto degli aspetti etici da non sottovalutare. Domani, inteso come nei prossimi giorni, ovvero molto celermente, forse già oggi, potremmo trovarci dinanzi a proposte realizzate attraverso strumenti governati da algoritmi.
È, pertanto, del tutto opportuno ragionare oggi su cosa sia l’IA e su cosa possa rappresentare per ognuno di noi nel futuro. Sappiamo, infatti, ancora troppo poco di quelle che potrebbero essere in futuro le dinamiche determinate dall’IA. Per questo dobbiamo essere vigili. Certamente l’IA ha un grande futuro di sviluppo per le imprese private industriali, per i settori medico (anche nel rapporto coi pazienti, si pensi ad esempio alla mappa del sonno e all’analisi delle macchie cutanee o all’avviso sull’assunzione di un farmaco o l’inizio di un trattamento) e biomedico, chirurgico, ingegneristico.
Come ogni innovazione anche l’IA avrà usi del tutto virtuosi, ma anche no. Tutti noi, e in particolare, chi ha più responsabilità politiche, sociali ed economiche, dobbiamo, in particolare, avere l’obiettivo di rendere l’utilizzo dell’IA non sostitutivo del lavoro umano. A tal fine riteniamo che la formazione, specie digitale, ma non solo, sia cruciale per aumentare la necessaria consapevolezza sull’uso di questa nuova tecnologia.
L’IA si nutre di dati ed applica algoritmi. I dati richiedono sicurezza e privacy, come diritto tutelato e garantito ai cittadini, gli algoritmi richiedono trasparenza: i criteri che determinano scelte automatiche devono essere sempre aperti e comprensibili.
I dati richiedono normative specifiche per preservare i diritti fondamentali, l’umano rilascia informazioni che l’IA utilizza per prendere decisioni che influiscono sulla vita dell’umano.
Gli algoritmi sono alla base della rivoluzione dell’IA. Ma questi sono degli ingegnosi “amici” o dei “rivali” temibili? Forse sono sia l’uno sia l’altro. I giovani sono certamente ottimisti e guardano con favore all’IA, chi ha qualche anno in più, come i sottoscritti, ritiene che occorra prestare la massima attenzione affinché algoritmi e IA siano un alleato dei lavoratori, e per questo vi è la necessità di fissare delle regole etiche.
In Olanda dopo la manovra governativa di cancellazione dei sussidi sociali agli immigrati grazie a un algoritmo è stato ben più facile e rapido far cadere un governo. È giusto sia così? La scelta è quella dell’equità sociale e politica per cui ad adeguarsi dev’essere la tecnica e non viceversa.
Il 14 giugno 2023 il Parlamento europeo ha approvato il passo “negoziale” del “Regolamento europeo per l’intelligenza artificiale” (AI Act), un percorso iniziato tre anni fa, partendo da un “Libro bianco sull’intelligenza artificiale” e da una risoluzione del Parlamento europeo sugli aspetti etici dell’intelligenza artificiale, della robotica e delle tecnologie correlate. Questa approvazione dà il via ai negoziati – i cosiddetti “triloghi” – per approvare in via definitiva la normativa. Ci si . un regolamento europeo conclusivo entro la fine dell’anno.
Una IA sempre più presente nel funzionamento del nostro posto di lavoro, ha un impatto crescente sulle professioni: può svolgere sempre più compiti sostituendo gli umani. L’applicazione dell’IA nei luoghi di lavoro è pervasiva e si espande molto rapidamente, è necessario comprendere le reali conseguenze del suo utilizzo ed evitare gli impatti negativi.
Rendere sicuri e calibrati i modelli di IA è una questione complessa a causa dei dati “sporchi” con sui sono addestrati. Alle imprese si chiede, quindi, di garantire la generazione esclusiva di dati sintetici di alta qualità.
L’IA deve assicurare un miglioramento della qualità di vita, un operoso benessere generale, la modernizzazione della società prevenendo tensioni sociali. In seno alle imprese l’impegno non può che essere quello di soddisfare tutti i gruppi che detengono interesse nelle imprese medesime, dai lavoratori ai dirigenti, dai fornitori agli imprenditori. Gli utili delle aziende saranno fortemente destinati all’IA in futuro, ciò non dovrà avvenire a discapito di persone e territori dove le imprese operano, territori che spesso danno molto a dette realtà, si pensi ai finanziamenti pubblici, ai prestiti finanziari, alle persone che escono dalle scuole e dalle università, a chi opera nelle associazioni e spesso genera valore aggiunto.
Daniele Damele
Presidente Federmanager FVG
Fulvio Sbroiavacca
Consigliere nazionale Federmanager per il FVG