Problemi col superbonus e con imprese inadempienti? Ecco gli scenari
Da oltre un anno e mezzo Consumatori Attivi si sta occupando del caso comparso sulle cronache ferragostane del Friuli Venezia Giulia. Una società dell’edilizia con sede a Udine, sorta sulla scia della normativa che ha istituito il Superbonus, attraverso una rete di agenti commerciali, ha nel tempo raccolto centinaia di contratti per l’esecuzione di interventi di riqualificazione energetica, chiedendo il pagamento di laute caparre per l’avvio dei lavori. L’impegno era quello di eseguire sulle unifamiliari gli interventi beneficiando dello sconto in fattura con il bonus 110% senza dover il cittadino pagare alcunché. Anche la caparra infatti sarebbe stata restituita. In tal modo quindi ben 500 malcapitati clienti si sono trovati a vivere un dramma: lavori mai iniziati o incompiuti e caparre per 5 milioni di euro mai restituite. Ad oggi dunque le indagini disposte dalla Procura di Udine sulla scorta delle innumerevoli denunce di clienti hanno portato a contestare i reati di truffa ai danni dello Stato, falso in atto pubblico ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Indagati sono i due responsabili della società friulana, un commercialista che ha apposto i visti di conformità e un’ingegnera che ha asseverato i lavori. Le condotte illecite poste in essere hanno consentito di maturare crediti di imposta inesistenti, mediante il sistema di acquisizione del credito dal privato, di cui una parte rilevante già ceduta a terzi. Il gip del Tribunale di Udine ha così emesso un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca, per il valore di circa 1,6 milioni euro. A dare esecuzione alla decisione sono stati i finanzieri del Comando provinciale della Guardia di finanza di Udine nell’ambito dell’operazione “Ghost works”. La società ora si trova in liquidazione giudiziale.
Tra i clienti di tale società c’è grande preoccupazione poiché per chi ha perso i soldi versati a titolo di caparra l’incognita è se essi verranno mai recuperati. L’unica soluzione possibile ora è insinuarsi nel passivo della liquidazione entro i 30 giorni precedenti all’udienza fissata per il 13.11.23.
Coloro invece che si trovano con lavori iniziati e non conclusi o con fatture emesse per lavori mai eseguiti, che hanno generato il credito d’imposta la situazione invece è più complessa. Riusciranno con altri professionisti e imprese a ultimare i lavori?
In caso contrario non può che evidenziarsi come con riferimento ai lavori incompleti la spettanza delle detrazioni fiscali presuppone l’effettiva ultimazione degli interventi per cui si sono state sostenute spese (circolare 17/E/2023); con conseguente responsabilità del contribuente sia per la quota d’imposta scorrettamente elisa dalla detrazione non spettante, sia per la sanzione del 30% dell’importo non versato (articolo 13 del Dlgs 471/1997) maggiorata da interessi.
Se la detrazione è stata utilizzata tramite cessione del credito o sconto in fattura ed il credito ceduto circola in assenza dei requisiti che danno diritto alla detrazione d’imposta, risponde comunque il contribuente. La conseguenza è dunque che il contribuente, committente dei lavori, resta comunque esposto al rischio di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate sia dei bonus fruiti sia delle sanzioni connesse, se i lavori non sono conclusi in tempo. Si ricorda a tal proposito che la scadenza per le unifamiliari che avevano effettuato il 30 % dei lavori al 30 settembre 2022 ora è fissata al 31.12.23. Per resistere alle pretese dell’Agenzia delle Entrate il contribuente dovrà provare la non colpevolezza del committente quando subisce passivamente il comportamento dell’appaltatore inadempiente ed ha provveduto a denunciare alle competenti autorità quanto occorso a sua insaputa attivando ogni possibile strumento di tutela dei propri diritti così come previsto dal d.lgs. 472/97. Ove il contribuente riuscirà a fornire questa prova della propria assenza di colpa l’Agenzia delle Entrate potrà comunque recuperare le sanzioni non contestabili al contribuente (in uno con l’imposta) direttamente dall’impresa che ha utilizzato il credito fiscale con lo sconto in fattura su Sal.
Il consiglio resta dunque quello di tutelarsi. Consumatori Attivi resta quale punto di riferimento per i cittadini su questo tema e su molti altri. Quindi per ogni informazione o chiarimento non esitate a contattarci.
Scritto da avv. Barbara Puschiasis
Presidente Consumatori Attivi
CONSUMATORI ATTIVI
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Articolo de IL PAîS gente della nostra terra – edizione cartacea agosto 2023
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