Andrea Maggi rilegge Foscolo alla “Generazione Z”
lunedì 25 settembre alle 20.45 nel Convento di San Francesco a Pordenone, uno dei grandi classici dell’Ottocento, espressione di una gioventù delusa e disperata, sarà raccontato dal celebre Prof. alla “Generazione Z”
Il progetto “Parole per un Nuovo Umanesimo” della Storica Società Operaia si interroga sul potere della letteratura a confronto con il complesso mondo dei giovani di oggi
Torna sul palco della Storica Società Operaia di Pordenone per il progetto “Parole per un Nuovo Umanesimo” la grande letteratura italiana, raccontata da Andrea Maggi, il Professore più celebre della Tv (a breve su Rai2 sono in partenza le nuove puntate de “Il Collegio”, dove il prof. pordenonese è stabilmente nel cast del corpo docente), scrittore e divulgatore appassionato di temi che toccano da vicino l’universo giovanile a lui ben noto, proprio dai banchi di scuola.
Il prossimo evento, sostenuto come sempre dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dal Comune di Pordenone e da ITAS Assicurazioni, sarà lunedì 25 settembre alle 20.45 nel Convento di San Francesco a Pordenone (ingresso libero), con il titolo “Le ultime lettere di Jacopo Ortis raccontato alla Gen Z”, una nuova sfida, dopo il precedente incontro della scorsa primavera incentrato sui “Promessi sposi” di Manzoni, per riavvicinare i grandi classici della letteratura dell’Ottocento ai giovani di oggi. Sfida non facile, dato che i contenuti dell’opera – tra l’altro scritta nella particolare forma del romanzo epistolare – sembrano essere lontani dalla sensibilità degli adolescenti del nuovo Millennio. Il giovane Jacopo Ortis, profondamente deluso da Napoleone che aveva ceduto Venezia e i suoi territori alla nemica Austria con il Trattato di Campoformio (1797), scriveva infatti: “Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre sciagure, e la nostra infamia”. Il riferimento autobiografico è ben noto (sia per le vicende politiche sia per quelle sentimentali), così come l’ispirazione al romanzo di Goethe “I dolori del giovane Werther” e il “cortocircuito” tra la morte suicida del fratello dello scrittore, Giovanni, e quella di un giovane studente friulano, Girolamo Ortis (di Vito d’Asio, iscritto all’Università di Padova), di cui Ugo Foscolo venne a conoscenza nel 1796.
E proprio questo tema della morte e del suicidio di giovani vite disperate, che non trovano un senso, è il punto di partenza della riflessione di Maggi: con i tempi che corrono, la cancel culture, il politically correct che rimette mano ai romanzi di Roald Dahl (dove spariscono termini giudicati offensivi come “grasso”, “brutto”, “pazzo”) e che ne distorce il lessico, la censura è stata scambiata per una forma di tutela nei confronti delle categorie di persone ritenute più fragili. Un romanzo come quello dell’Ortis, in questo senso, potrebbe essere considerato inappropriato per i giovani: perché parla di un ragazzo che alla fine si suicida. Dunque, prima o poi, qualcuno potrebbe pensare che per proteggere i giovani sarebbe meglio evitare di proporre loro questa lettura. Eppure l’idea del professor Maggi, che ogni giorno si confronta in classe con la “Generazione Z”, è che questo libro non sia affatto una lettura inappropriata e neanche una lettura che istiga al suicidio: va letto prima di tutto perché è un bel romanzo, che fa pensare alla vita. Nella serata di Pordenone, che sarà contrappuntata dalla chitarra classica di Andrea Peressin, grazie alla collaborazione con Polinote, il racconto del romanzo troverà nuove strade per riaccendere il fuoco della passione nella lettura del Foscolo a due secoli di distanza, proprio nella prospettiva del potere della letteratura e delle idee che anima il progetto “Parole per un Nuovo Umanesimo”.
Da non dimenticare infine la suggestione che lega Foscolo alla Storica Società Operaia di Pordenone, che custodisce nel suo Archivio storico in Palazzo Gregoris una delle 16 copie rimaste della prima edizione de “I Sepolcri”, editi a Brescia nel 1807 in soli 100 esemplari, ritrovata qualche anno fa proprio grazie a uno stage di alcuni studenti/archivisti del Liceo Leopardi-Majorana di Pordenone con il Gruppo Giovani della SOMSI.
Foto anteprima: Andrea Maggi alla SOMSI Pordenone (photo Studio Profili Pordenone)