Le Bandiere verdi e nere nelle terre alte del Fvg
Le buone pratiche premiate quest’anno sono esempi di risposte concrete allo spopolamento della montagna, ma anche della necessità di promuovere conoscenza, cittadinanza scientifica, partendo dalle peculiarità e dalla storia del nostro territorio montano. Vogliono sottolineare l’importanza della collaborazione tra le diverse generazioni e tra residenti e nuovi abitanti ma anche di come le istituzioni locali possano sostenere e dare continuità a queste esperienze di comunità accoglienti e promotrici di cultura e conoscenza del territorio, senza bisogno di investire in iniziative effimere od eventi dal discutibile impatto.
Le bandiere nere rappresentano invece due casi emblematici di dove può condurre la mancanza di una seria pianificazione e di investimenti “disinvolti” del denaro pubblico. Pensare di abbattere ettari di foresta a Tarvisio, continuare a violare l’incanto del Lussari, per realizzare altri impianti ed infrastrutture per lo sci a quote sempre più improbabili, significa essere rimasti fermi al passato e negare l’evidenza dei cambiamenti climatici. Opere inutili ed ingiustificabili come la mastodontica rotatoria in corso di realizzazione nelle vicinanze del ponte Avons, a Verzegnis, dimostrano invece l’incapacità di comprendere quali siano le vere priorità ed esigenze della viabilità in montagna.
BANDIERA VERDE – REGIONE FVG
GEOPARCO DELLE ALPI CARNICHE – Tolmezzo (UD)
Motivazione: per l’impegno profuso nel favorire la conoscenza del patrimonio geologico e paesaggistico delle Alpi Carniche, mediante la ricerca applicata, la didattica e la promozione del turismo scientifico e culturale.
Descrizione: Come nello spirito di molte esperienze simili nate in Europa con il fine di valorizzare le ricchezze geologiche e morfologiche dei territori, anche nelle Alpi Carniche, scrigno di un tesoro unico per la lunghissima storia geologica in esse registrata è nato anni fa un Geoparco. Il valore aggiunto a questa realtà è la passione dimostrato da chi gestisce le attività volte alla tutela e valorizzazione della geodiversità e di questo patrimonio geologico. Tutto ciò si esplica attraverso la promozione del geoturismo, l’educazione ambientale, l’appoggio alla ricerca scientifica e la divulgazione dei dati della ricerca in campo geologico. Il progetto è transfrontaliero e quindi è un ottimo esempio anche dal punto di vista della collaborazione con i partner austriaci del Geopark Karnische Alpen. L’area del Geoparco Transfrontaliero delle Alpi Carniche possiede un patrimonio geologico che comprende oltre 130 geositi, dei quali 5 considerati di interesse internazionale, aree di tutela di particolari emergenze geologiche. L’azione principale è volta costantemente alla valorizzazione di tali emergenze ma anche del bene paesaggistico che da esse deriva e che ne fa splendida cornice.
È questo un valore tipico delle Alpi Carniche dove sono ancora presenti scenari incontaminati liberi da opere impattanti e questo bene viene costantemente proposto dal personale del Geoparco nelle innumerevoli pubblicazioni, mostre, geoconferenze, geoescursioni, incontri e laboratori nelle scuole, frutto di una eccellente e proficua collaborazione con studiosi, ricercatori e docenti. Attraverso anche la gestione di musei del territorio e di centri visite le persone vengono portate a leggere il territorio e ad addentrarsi in esso imparando ad osservare le cose piccole quali un sasso, un fossile, un minerale o cose grandi come una parete rocciosa, una piega delle rocce, una faglia, una profonda forra o una ampia valle. Molto partecipate e con entusiasmo sono le escursioni ma anche i laboratori organizzati per bambini o ragazzi. Tutte attività promosse e portate avanti con l’obiettivo di mostrare in modo semplice anche le bellezze geologiche, le quali vanno a completare il quadro ambientale ed ecosistemico del territorio delle Alpi Carniche.
COOPERATIVA CRAMARS, Comune di Tramonti di sopra, Tramonti di Sotto, Comeglians, Resia, Resiutta, Stregna e Savogna
Motivazione: Territori che sanno ricucire le relazioni della comunità per Riabitare la Montagna a partire dalle esigenze di chi ci abita
Descrizione: Il progetto “vieni a vivere e lavorare in montagna” nasce da una duplice esigenza: ripensare i luoghi di vita da parte dei residenti per poterli “riabitare” con maggiore consapevolezza, considerando anche le profonde trasformazioni in atto e creare contestualmente delle opportunità di relazione e contatto con coloro che sono interessati a vivere e lavorare nelle terre alte del FVG
Al progetto, promosso dalla cooperativa Cramars, hanno aderito 7 comuni della montagna regionale che hanno riflettuto su come diventare Comunità Accoglienti per “attrarre” nuovi abitanti e quali erano le leve necessarie per poterlo fare. Questo percorso ha maturato nei partecipanti la convinzione che le stesse leve erano fondamentali per trattenere i residenti. Una chiave di volta del progetto: un approccio nuovo che ha rivisto anche il ruolo del mero turismo in questi percorsi di riabitare le aree interne …
Successivamente un portale ha facilitato i contatti tra comunità che hanno deciso di accogliere e le persone / famiglie interessate alla proposta. È stato infatti sufficiente un comunicato stampa e dei post sui canali social per raccogliere in poco tempo l’interesse di 297 nuclei familiari che si sono candidati entro l’agosto 2023. A settembre/ottobre 2023, di questi, accompagnati da un cicerone formato allo scopo, 89 sono venuti a visitare i territori proposti ed a incontrare le Comunità Accoglienti. Dopo la visita a dicembre 2023, 49 nuclei familiari confermavano il loro interesse a proseguire il progetto. Al momento ci è dato sapere che 6 nuclei famigliari hanno in corso delle trattative per trasferirsi o nei comuni stessi o nei comuni limitrofi.
Allo stesso tempo alcune amministrazioni coinvolte stanno riflettendo, sull’opportunità nel prossimo futuro di dedicare una delega assessorile al tema “Riabitare la montagna”.
Una delle criticità emerse nel progetto è stata la disponibilità di strutture abitative: molto spesso le proprietà sono multiple, alcuni proprietari sono assenti e la qualità del fabbricato, lascia a desiderare. Ricomporre le proprietà e adeguarle dal punto di vista energetico sono un fattore chiave per il successo di questa e di altre iniziative che vogliono sfidare “la gravità” andando controcorrente.
Azienda agricola A MAN – CAPRE AL PASCOLO e DARIO NOT – Grauzaria di Moggio Udinese (UD)
Motivazione: la buona relazione tra due giovani imprenditori e un tenace abitante del luogo ha permesso la rivitalizzazione e la manutenzione dei prati circostanti un piccolo borgo alpino mediante la pratica di un allevamento estensivo caprino.
Descrizione: Questa è la storia di una coppia di giovani, Paola Zanzi triestina e Giorgio Filippi di Trento che, abbandonata la routine cittadina, ha deciso di intraprendere un percorso di vita più vicino alla natura montana, possibilmente producendo reddito attraverso l’allevamento caprino e la vendita diretta dei prodotti lavorati. Ma come fare? Certo che partire da zero, mancando loro il retroterra di famiglie agricole e di studi di settore, non è stato facile ma studiando molto e con un po’ di esperienza acquisita sul campo la volontà di mettersi in proprio è diventata più forte e l’avvio dell’attività più vicina. Hanno percorso le terre di Toscana e poi del Carso Giuliano con il loro gregge di capre di razza meticcia e, puntando su un tipo di pascolo condotto, dopo svariate ricerche in terra friulana, sono approdati nella piccola borgata di Grauzaria abbarbicata sulle pendici orientali della Creta omonima in Val Aupa, valli e montagne appartenenti alle Alpi Carniche in comune di Moggio Udinese. Qui Paola e Giorgio hanno avuto la fortuna di incontrare Dario Not, tenace abitante del borgo che, disponendo di fabbricati idonei e di vaste proprietà incolte a causa dell’abbandono decennale della fienagione e conoscendo la realtà dei piccoli allevamenti caprini d’oltralpe, da tempo andava cercando qualcuno che fosse capace di rivitalizzare il luogo. Certo i terreni sono impervi e ricolonizzati in gran parte da specie legnose che ne impediscono la fienagione, ma le capre sono degli ottimi brucatori e affrontano con determinazione anche i terreni più scoscesi. Paola e Giorgio sono dei piccoli allevatori, o meglio pastori, come preferiscono definirsi, che si interrogano continuamente non solo sul loro futuro, ma soprattutto su quello della montagna di mezzo, intesa come territorio capace di sostenere le piccole imprese del settore primario che operano con enormi difficoltà, le cui azioni tuttavia vanno a beneficio del presidio e della manutenzione delle valli alpine. I loro prodotti caseari a base di latte crudo, di raffinata e riconosciuta qualità stanno avendo un grande riscontro sulla comunità locale; ma a loro non basta: Paola e Giorgio pretendono, giustamente, che oltre all’apprezzamento delle qualità organolettiche dei prodotti, i consumatori riconoscano anche i pregi dell’intera filiera che dai formaggi caprini risale fino alla gestione del territorio e alla rianimazione della montagna.
E di un tanto diamo atto a Paola, Giorgio e Dario: dopo un lungo periodo di torpore Grauzaria si è di nuovo rianimata; i pochi prati sono di nuovo pascolati, alcuni giovani si sono stabiliti in queste case riaprendo vecchie finestre e la vita sociale si è arricchita di nuovi e buoni motivi d’incontro.
BANDIERA NERA – REGIONE FVG
ALL’ASSESSORATO ALLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE E TURISMO E A PROMOTURISMO FVG
Motivazione: per progetti nel Tarvisiano di nuove infrastrutture dedicate allo sci che non considerano minimamente la crisi climatica in atto, le peculiarità e l’impatto nei territori coinvolti
Descrizione: un primo progetto riguarda la realizzazione di una nuova pista da sci che scende dalla sommità del Monte Florianca fino sul poggio del Combattente (900 mt), dividendosi poi in due rami esistenti e terminando presso le località “Case Lussari” e Piana dell’Angelo (800 mt).
I motivi che rendono tale tracciato insostenibile da ogni punto di vista sono diversi:
- è molto pendente nella parte alta è contiguo ad aree di pericolosità elevata dal punto di vista idrogeologico e dei fenomeni valanghivi; nel PRGC è compreso interamente all’interno del vincolo Idrogeologico e buona parte del tracciato ricade all’interno del Vincolo Paesaggistico;
- rappresenta una profonda cicatrice nel paesaggio del versante della Florianca, attualmente ancora integro, riducendo significativamente il patrimonio forestale per oltre 4 ha di soprassuolo;
- costituisce disturbo e riduzione dell’habitat della fauna presente nella foresta: in particolare impedisce, anche a causa il necessario dispiegamento delle reti di protezione sui tratti scoscesi, i naturali spostamenti nei cosiddetti quartieri invernali agli ungulati, con il rischio di un significativo aumento della mortalità invernale-primaverile; inoltre riduce le aree di riproduzione e allevamento dei tetraonidi, in particolare del Gallo cedrone, animale simbolo della foresta;
- È collocato per buona parte sotto i 1500m nonostante la linea di affidabilità della neve a fini turistici si colloca a oltre i 1500 m (fonte ARPA FVG); ciò determina un costo ambientale ed economico certo sia nella fase di realizzazione che di gestione; inoltre sottrae risorse a misure più intelligenti e sostenibili di adattamento dell’attuale offerta turistica invernale alla crisi climatica in atto.
L’altro progetto riguarda l’illuminazione della pista Di Prampero, finalizzato a favorire lo sci nelle ore notturne. Oltre a essere un esempio negativo di spreco di preziosa energia, ha un impatto anche culturale in quanto propone la montagna come un grande parco/ Disneyland, disponibile a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ma per quante persone? La fruizione enogastronomica e culturale non è più una priorità?
Entrambi i progetti costano oltre 6 milioni di €. Sono figli di uno sguardo sul futuro con la testa rivolta al secolo scorso. Inoltre, non si coglie connessione alcuna con la strategia regionale per lo sviluppo sostenibile approvata dalla giunta regionale nel febbraio 2023 e con la L.R. 4/2023 denominata FVG Green.
A FVG STRADE E AL CONSIGLIO COMUNALE DI VERZEGNIS (UD)
Motivazione: Per la realizzazione di una complessa, costosa ed inutile rotatoria in località Avons, distogliendo risorse pubbliche da ben altre esigenze e priorità della montagna
Descrizione: Non sono pochi i problemi della montagna e alcuni riguardano la viabilità: dall’interruzione della strada che conduce al valico internazionale di Monte Croce Carnico alla chiusura, che risale al 2018, del Ponte sul fiume Fella, lungo la trafficata strada statale 13, per il cui rifacimento pare bisognerà attendere inspiegabilmente altri tre anni. Così l’ultima cosa che ci si sarebbe aspettati di apprendere è la realizzazione di una mastodontica rotatoria, di 40 metri di diametro, in Comune di Verzegnis, in corrispondenza dell’incrocio tra la strada regionale 512 “del Lago di Cavazzo” e quella UD 1 “della Val d’Arzino”. L’intervento, particolarmente complesso, comporterà: la deviazione del torrente Malazza; la costruzione di un nuovo ponte sullo stesso e di un breve tratto di pista ciclabile; un’opera in calcestruzzo per mantenere il passaggio della esistente condotta idrica della Cartiera di Tolmezzo; il sistema di raccolta delle acque meteoriche e l’illuminazione pubblica; oltre alla risoluzione di alcune “interferenze” che riguardano le reti tecnologiche e, naturalmente, il riempimento dell’area, che si trova circa 4 metri più in basso rispetto all’attuale piano stradale. Costo previsto: due milioni e seicentomila euro, ai quali dovranno sommarsi i disagi per tutta la durata dei lavori.
Tutto questo per quale scopo? Non certo per rendere più scorrevole l’alquanto limitato traffico locale o per ridurre i tempi di percorrenza, come si è affrettata subito a precisare anche l’Assessora Regionale alle Infrastrutture Amirante, ma essenzialmente per “mettere in sicurezza un’area caratterizzata da un alto tasso di incidentalità”. Peccato che, da una rapida consultazione dell’Archivio Regionale degli Incidenti Stradali, emerga che in prossimità dell’incrocio i sinistri registrati negli ultimi 10/15 anni si contino sulle dita di una sola mano e nessuno di essi abbia avuto esiti di una certa gravità. Altri sono i punti della strada regionale 512 e della UD1 in cui si sono verificati incidenti, alcuni purtroppo mortali e la loro caratteristica è quella di vedere coinvolta un’alta percentuale di motociclisti in sella a mezzi di grossa cilindrata, molti dei quali, nella bella stagione, scambiano il tortuoso itinerario per una vera e propria pista da “gran premio”.
La soluzione più logica al problema sarebbe quindi quella di assicurare una maggiore presenza delle forze dell’ordine per far rispettare i limiti di velocità o di ricorrere ad interventi più idonei e proporzionati, ad esempio sulla segnaletica. Nessuno dei consiglieri comunali di Verzegnis, che sono stati scomodati per consentire un’opera che non era stata nemmeno prevista o immaginata, ha avuto però il minimo dubbio: la Variante al Piano Regolatore per la rotatoria è passata all’unanimità e senza dibattito. Un esempio di come la Regione e alcuni amministratori locali si concentrino sulle vere priorità!