Illegio ha scelto “Il Coraggio”
A questa virtù la nuova mostra internazionale di Illegio dedica il suo viaggio.
Quaranta capolavori in mostra, dal Perugino a Caravaggio, da Bernini a Kandinskij, dal prossimo 18 giugno alla Casa delle Esposizioni.
Una mostra spettacolare e impressionante, un viaggio entusiasmante nell’arte tra racconti appassionati di ardue sfide e di eroiche virtù, palesi o nascoste: «IL CORAGGIO», la nuova mostra che Illegio sta preparando e che si potrà visitare dal prossimo 18 giugno (l’inaugurazione è fissata quel martedì alle ore 1800) fino al 3 novembre 2024, colpisce mente e cuore e stupisce per la straordinaria concentrazione di meraviglie d’arte e di sorprendenti casi di studio.
Con gioia ed emozione, durante l’Atto di inaugurazione del 18 giugno sarà resa nota la Lettera personale che il Santo Padre, Papa Francesco, ha scritto al curatore della mostra, Don Alessio Geretti, per esprimere il suo giudizio di grande apprezzamento «per il miracolo della Provvidenza» che sono le mostre di Illegio e per incoraggiare gli organizzatori di queste mostre a procedere con determinazione sulla «via della bellezza».
LA MOSTRA
In effetti, la mostra «IL CORAGGIO» è davvero una speciale via della bellezza.
Quaranta capolavori – undici provenienti da collezioni inaccessibili al pubblico –, selezionati per altissima qualità e dispiegati a tracciare un percorso, tra dipinti e sculture, di duemilacinquecento anni che parte dall’antica Grecia e giunge alla metà del Novecento.
Lasciano incantati i nomi degli artisti che la mostra consente di ammirare. Tra essi, emergono: Pietro PERUGINO – un meraviglioso San Sebastiano concesso da Galleria Borghese, figura di eleganza e serenità totale nel prendere di petto il suo destino –; Michelangelo Merisi detto CARAVAGGIO – un’opera spettacolare, di grandi dimensioni e di potenza teatrale travolgente: la Presa di Cristo nell’Orto degli Ulivi, dipinta nel 1602 e finalmente resa disponibile all’ammirazione pubblica –; Louis FINSON, grande continuatore della magia di Caravaggio – con la sua opera più famosa, Giuditta e Oloferne –; un gigantesco e teatrale dipinto di Mattia PRETI, nel qualeil cavalier calabrese s’è anche autoritratto mescolandosi tra i protagonisti del martirio di san Barotlomeo; Gian Lorenzo BERNINI e il GUERCINO – con due dipinti mai visibili al pubblico –; e poi draghi e principesse del Quattrocento, miti raccontati dalla finezza di Agnolo BRONZINO, intrepidi santi colti dal pennello di Marco Basaiti o Antoniazzo Romano, vicende avventurose tra storia risorgimentale e leggende romanzesche nei quadri di Gioacchino Toma e Plinio Nomellini, fino al coraggio esistenziale ed estetico – questo è il senso delle loro opere – in Vassilij KANDINSKIJ e Arnaldo POMODORO, raffinato saggio d’arte del XX secolo a chiudere il percorso.
I momenti della mostra sono connessi a diverse iconografie e situazioni esistenziali. Dapprima l’attenzione si rivolge alle antiche figure letterarie del coraggio, guardando in primo luogo ai due cicli narrativi fondamentali per la cultura occidentale, cioè la mitologia greca e la Sacra Scrittura. Un momento forte della mostra si concentra sul coraggio di Cristo. Poi il panorama attraversa il terzo grande repertorio narrativo che ha nutrito la cultura dell’Occidente, quello agiografico, considerando il coraggio delle idee, della libertà di coscienza, della fede, della radicalità, della giustizia, che rifulge nelle vicende di alcuni eroici santi e di alcune grandi figure storiche del Risorgimento o di personaggi della letteratura dell’Ottocento. Infine, la mostra offre l’occasione di meditare l’invito a sviluppare con coraggio uno sguardo nuovo, attraverso due geniali maestri del Novecento, i loro linguaggi di astrazione ed il loro messaggio sull’arte come esercizio di coraggio.
LA DEFINIZIONE DI CORAGGIO
Vibrante e avvincente il tema: la virtù del coraggio, una forza che anima e rianima persone e popoli e che l’arte ha stupendamente celebrato, insegnato e meditato. Illegio ha scelto il coraggio anzitutto perché nell’ora presente lo scenario mondiale, critico e confuso, patisce acutissimamente per il coraggio deformato di numerosi folli e per la mancanza di coraggio di numerosi irresponsabili. E poi, il coraggio è l’anima delle grandi scelte, della condotta di chi non si adatta all’immoralità e di chi non si piega ai ricatti, di chi parla chiaro, di chi parte per nuovi scenari, di chi genera vita, di chi fa arte.
Perfino l’amore senza coraggio non arriva a maturità, non può fare strada.
Analizzando il concetto di coraggio nella storia della filosofia occidentale, emerge innanzitutto la natura difficilmente circoscrivibile di questa virtù. Già il militare Lachete, interrogato da Socrate nell’omonimo dialogo platonico, confessa di non saper dire cosa sia il coraggio, benché sia avvezzo a darne prova sui campi di battaglia. Ma non è evidentemente solo Lachete a scontarsi con questa difficoltà: il coraggio è una virtù che resiste all’astrazione.
Il concetto di coraggio implica quello dell’agire in stato di sfida, in uno stato, cioè, di importante difficoltà – per la dimensione dell’obiettivo e per l’apparente nostra insufficienza rispetto ad esso – o di rilevante pericolo – per l’opposizione di forze contrarie all’impresa –; in assenza di fattori che intimidiscono e frenano, il coraggio non è necessario. Il coraggio gioca dunque la sua partita con la paura, risolvendosi nella direzione contraria rispetto a quella verso cui la paura inclina.
Ed ecco, proprio di fronte alla paura il coraggio manifesta la sua vera essenza. Esso non consiste nel ripudiare le paure, ma nel ripudiare la fuga o l’adattamento come metodo di vita. Il coraggio non consiste nell’impavidità, anzi, se non avessimo timore alcuno saremmo spericolati, non coraggiosi!
Paradossalmente, il coraggio convive con la percezione del rischio o del prezzo che comporta il reagire, il prendere posizione, e tuttavia non acconsente alla paralisi con cui la paura vorrebbe addomesticarci. Aiutati dalle riflessioni di Vladimir Jankélévitch sul tema (cfr. Traité des vertus, 4 voll., Parigi, Flammarion, 2011), è possibile definire il coraggio: esso è la qualità dell’agire umano appassionato e disinteressato, teso verso un fine di tale giustizia da motivare l’eroica disposizione ad affrontare ostacoli, pericoli e sacrifici – fino a quello estremo della propria stessa vita –. La virtù del coraggio domanda quindi chiarezza di visione, perseveranza nel tendere pazientemente all’obiettivo o nel tenere la posizione scomoda e necessaria. Non è ha nulla a che fare con l’imprudenza dello spericolato, né con l’impulsività dell’irruente.
Sulla scorta delle ultime riflessioni di Michel Foucault – in particolare, del corso del 1984 al Collège de France, dedicato proprio al coraggio della verità, e alle lezioni su Discorso e verità nella Grecia antica, dell’anno precedente –, il coraggio è sostanzialmente parresìa, coraggio di dire la verità e di fare la verità, non consentendo ai rapporti di forza, istituiti dai poteri all’opera nella vita e nel mondo, di corromperci o di irretirci. L’essere umano è indubbiamente la più adattabile creatura apparsa sul nostro pianeta, ma è paradossalmente tanto più umano quanto più la sua adattabilità fisica va di pari passo con la netta indisponibilità ad adattarsi all’ordine costituito del mondo, con le sue ingiustizie e le sue menzogne. Il coraggio spezza le catene del fato e guarda al mondo dalla prospettiva dell’esodo.
A questa virtù necessaria la mostra di Illegio dedica il suo viaggio, ricostruendo l’iconografia del coraggio attraverso i suoi simboli, le sue figure emblematiche, di uomini e di donne, e attraverso vicende mitologiche, bibliche, letterarie e storiche piene di coraggio, eroico, disinteressato, onesto, sorprendente. Non solo una mostra d’arte, dunque, ma anche un omaggio alla coscienza, che, se vuole, può reagire libera e lucida di fronte alle sfide più ardue. Visitare la mostra di Illegio rincuorerà, la sentiremo come un atto di amore, di intelligenza, di speranza.
Illegio vuole così consolidare la propria missione, con la gioia di essere nel 20° anno in cui propone mostre internazionali d’arte in questo piccolo villaggio di poco più di trecento abitanti nel cuore della Carnia, dove dal 2004 ad oggi sono giunte 1.500 opere da ogni museo e collezione e 600mila visitatori.